La Grecia è il sedicesimo paese dell’Unione Europea a legalizzare il matrimonio egualitario per i propri cittadini. La decisione è stata presa dal parlamento greco con una ampia maggioranza (176 voti a favore e 76 contrari).
Una grande soddisfazione per il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, che, sin dalla schiacciante vittoria alle elezioni politiche dello scorso anno, aveva messo in agenda con convinzione questo provvedimento.
Nelle settimane scorse si era anche appellato al proprio gabinetto ministeriale affinché assicurasse il dovuto sostegno, impegnandosi in trattative politiche e diplomatiche per garantirsi un tranquillo iter della legge, sia all’interno del suo partito di centrodestra, Néa Dimokartía, che con le forze presenti nel parlamento.
Lavoro non facile, dal momento che, se il voto raccolto non dà adito a dubbi sull’orientamento generale dei legislatori greci, è pur vero che anche nei partiti più progressisti ci sono state delle defezioni (persino alcuni esponenti della coalizione della sinistra radicale, Syriza, hanno espresso perplessità) e che le ali più estreme del parlamento, sia di destra che di sinistra, hanno votato contro.
Le reazioni in piazza e non solo
Il voto è stato atteso, fuori dal palazzo dei legislatori ellenici, in piazza Syntagma, nel centro di Atene, da due diversi schieramenti di manifestanti: da una parte le associazioni LGBT del Paese, dall’altra esponenti e seguaci della maggioranza religiosa ortodossa.
Questa, infatti, è la prima particolarità che rende questa decisione interessante, se non sorprendente: la Grecia è un paese molto religioso e fortemente legato alla Chiesa Ortodossa, che non ha perso occasione nelle scorse settimane per pronunciarsi contro questa proposta: il metropolita del Pireo, Serafino, che in passato aveva minacciato di scomunicare i deputati che avessero votato per legalizzare le unioni gay, si è ancora una volta scagliato contro l’omosessualità definendola “un abuso del corpo” e un “grande peccato”.
La seconda osservazione è che Mitsotakis, premier di centrodestra, ottiene una vittoria in un ambito nel quale la sinistra greca ha sempre fallito, rimanendo fedele a una posizione che ha ripetuto come un mantra negli ultimi tempi: “La riforma migliora la vita di molti nostri concittadini, senza togliere nulla alla vita di tutti gli altri”.
Il tema delle adozioni
A spaventare e ad irritare la Chiesa e la componente più conservatrice del Paese è la considerazione che, oltre a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso, la legislazione apre la strada all’adozione per le coppie omogenitoriali e conferisce gli stessi diritti a entrambi i genitori dello stesso sesso come tutori legali del bambino, mentre fino ad oggi tali diritti si applicavano solo al genitore biologico. Ciò dovrebbe risolvere una volta per tutte i problemi pratici quotidiani delle coppie dello stesso sesso, aveva detto giovedì scorso Mitsotakis al Parlamento, consentendo ai genitori non biologici dei bimbi “di andarli a prendere a scuola, di poter viaggiare con loro, di portarli dal medico”.
Va comunque precisato che questa legge non fornisce alle coppie dello stesso sesso l’accesso alla riproduzione assistita e alla gravidanza surrogata, né conferisce alle persone transgender i diritti dei genitori.