"Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande 'I care'. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori, 'Me ne importa, mi sta a cuore', e sono parole significative" diceva don Lorenzo Milani, il prete scomodo di Barbiana. Tra pochi giorni saranno passati cento anni dalla nascita del sacerdote della scuola che non lasciava indietro nessuno.
L'impegno delle nuove generazioni
"I care" è sempre attuale, ci fa guardare con speranza al futuro, ci fa applaudire le nuove generazioni, ci dice che impegno e mobilitazione fanno parte dei giovani di casa nostra e che 'il me ne frego' spesso è un pregiudizio. Perché quando c'è da scendere in campo i ragazzi non tradiscono: lasciano il divano, mettono in modalità silenziosa il cellulare, si mettono le scarpe più consumate e ci sono. Decenni dopo decenni: una forza che si rinnova. Naturalmente. Un esempio che si moltiplica. La migliore gioventù non se ne va, cambia gli attori protagonisti, ma non molla mai.Gli angeli del fango in Emilia Romagna
"I care" adesso potrebbe essere il motto dei giovani che sono in Emilia Romagna a spalare, a dare una carezza ai nonni soli, a confortare chi ha perso tutto o quasi (qui la nostra raccolta fondi). Braccia e coscienza in un moto spontaneo che commuove. Ora come allora. Come nel 1966 quando i giovani si mobilitarono e arrivarono nella Firenze ferita dall'alluvione. In centinaia, dall'Italia, ma anche dall'estero (Europa, Stati Uniti) giunsero nei due mesi successivi l'esondazione dell'Arno e la distruzione nel centro storico. Gli angeli del fango non muoiono mai: è uno stato d'animo, una scintilla che scatta nella sensibilità del cuore ferito da immagini e testimonianze. A Cesena in queste ore, ma anche in altri luoghi e città colpite in Emilia Romagna i ragazzi del 2000 ci sono: vanghe, stivali, guanti. Ci sono, sudano e sorridono. Cantano Romagna mia con chi è stato colpito dall'alluvione della primavera tremenda e si danno appuntamento per il giorno dopo. Scuole chiuse, lezioni all'università rimandate: "Che restiamo a fare a casa? Meglio dare una mano" sono le parole che la generazione 2000 (ma ci sono anche ragazzi di 15, 16 anni) ripete.Chat improvvisate, arrivate fino a mille partecipanti, canali digitali creati dalle amministrazioni comunali delle città e paesi colpiti, passaparola, appuntamenti al volo: in tanti modi i ragazzi si sono messi a disposizione. L'importante è esserci.Visualizza questo post su Instagram