Alluvione Emilia Romagna, i giovani angeli del fango al motto "I care"

Il maltempo non dà tregua alla Regione. Tantissimi ragazzi e ragazze accorsi a spalare, soccorrere, confortare, portando speranza e futuro attraverso le epoche

di LUIGI CAROPPO
20 maggio 2023
Italy flood

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"Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande 'I care'. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori, 'Me ne importa, mi sta a cuore', e sono parole significative" diceva don Lorenzo Milani, il prete scomodo di Barbiana. Tra pochi giorni saranno passati cento anni dalla nascita del sacerdote della scuola che non lasciava indietro nessuno.

L'impegno delle nuove generazioni

"I care" è sempre attuale, ci fa guardare con speranza al futuro, ci fa applaudire le nuove generazioni, ci dice che impegno e mobilitazione fanno parte dei giovani di casa nostra e che 'il me ne frego' spesso è un pregiudizio.
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Le strade di Cesena inondate di acqua, terra e detriti: tanti i volontari delle nuove generazioni impegnati a spalare e nei soccorsi (Ph. Alessandro Serrano/AFP)

Perché quando c'è da scendere in campo  i ragazzi non tradiscono: lasciano il divano, mettono in modalità silenziosa il cellulare, si mettono le scarpe più consumate e ci sono. Decenni dopo decenni: una forza che si rinnova. Naturalmente. Un esempio che si moltiplica. La migliore gioventù non se ne va, cambia gli attori protagonisti, ma non molla mai.

Gli angeli del fango in Emilia Romagna

"I care" adesso potrebbe essere il motto dei giovani che sono in Emilia Romagna a spalare, a dare una carezza ai nonni soli, a confortare chi ha perso tutto o quasi (qui la nostra raccolta fondi). Braccia e coscienza in un moto spontaneo che commuove. Ora come allora. Come nel 1966 quando i giovani si mobilitarono e arrivarono nella Firenze ferita dall'alluvione. In centinaia, dall'Italia, ma anche dall'estero (Europa, Stati Uniti) giunsero nei due mesi successivi l'esondazione dell'Arno e la distruzione nel centro storico.
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Alcuni cittadini ripuliscono le strade a Faenza (ANSA/ALESSANDRO CORI)

Gli angeli del fango non muoiono mai: è uno stato d'animo, una scintilla che scatta nella sensibilità del cuore ferito da immagini e testimonianze. A Cesena in queste ore, ma anche in altri luoghi e città colpite in Emilia Romagna i ragazzi del 2000 ci sono: vanghe, stivali, guanti. Ci sono, sudano e sorridono. Cantano Romagna mia con chi è stato colpito dall'alluvione della primavera tremenda e si danno appuntamento per il giorno dopo. Scuole chiuse, lezioni all'università rimandate: "Che restiamo a fare a casa? Meglio dare una mano" sono le parole che la generazione 2000 (ma ci sono anche ragazzi di 15, 16 anni) ripete.
 
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Chat improvvisate, arrivate fino a mille partecipanti, canali digitali creati dalle amministrazioni comunali delle città e paesi colpiti, passaparola, appuntamenti al volo: in tanti modi i ragazzi si sono messi a disposizione. L'importante è esserci.

"Volontari Alluvione": un gesto di sostegno e umanità

"Pronti a intercettare la grande solidarietà dei pesaresi e convogliare le energie per aiutare le famiglie del territorio" hanno detto ad esempio Camilla Murgia, assessora alla Crescita e alla Gentilezza, e Marco Perugini, presidente del Consiglio comunale di Pesaro, presentando la chiamata di "Volontari Alluvione". All'iniziativa promossa dal Comune per convogliare le tante disponibilità a supporto dei cittadini colpiti dall’alluvione "sono arrivate soprattutto da ragazze e ragazzi". "Tutti possono fare la propria parte, dare il proprio contributo che, oltre a essere un gesto concreto, è un segno importante di sostegno e umanità per chi, in questo momento, sta attraversando ore difficili".

La meglio gioventù

La meglio gioventù non muore mai. Anche nel terzo millennio dunque. Si rigenera e passa il testimone di generazione in generazione. Ragazzi ventenni si mobilitarono per i terremoti del Friuli nel 1976, in Irpinia nel 1980 e tanti giovani hanno rafforzato la voglia di rinascita in Umbria e all'Aquila.
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Gli angeli del fango che arrivarono da tutta Italia e dall'estero a Firenze nel 1966 e i volontari che in questi giorni contribuiscono ad aiutare l'Emilia Romagna martoriata dalle alluvioni

Ma ricordiamo anche altri angeli: decine di ragazzi trent'anni fa si mobilitarono per soccorrere Firenze colpita al cuore dall'attentato mafioso. Era la notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993. L'autobomba uccise la famiglia Nencioni e lo studente di Architettura Dario Capolicchio. Danni agli Uffizi e soprattutto alla gloriosa Accademia dei Georgofili. L'allora presidente Franco Scaramuzzi nell'unica stanza rimasta agibile consegnò un attestato di benemerenza ai giovani che avevano dato una mano. Loro avevano detto con il loro "I care" che c'era speranza e futuro. Come adesso in Emilia Romagna.