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Home » Attualità » Bambini ucraini in Italia, il dramma dei minori non accompagnati: “277 bimbi arrivati soli, senza mamma e papà”

Bambini ucraini in Italia, il dramma dei minori non accompagnati: “277 bimbi arrivati soli, senza mamma e papà”

Il nostro Paese ha accolto 26mila bambini profughi, 5mila già inseriti nel piano accoglienza. Unicef e Telefono azzurro: "I più piccoli sono a rischio tratta". La ministra Lamorgese: allertati i prefetti

Ettore Maria Colombo
25 Marzo 2022
Due bambini ucraini arrivati in Italia (Ansa)

Due bambini ucraini arrivati in Italia (Ansa)

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Il flusso di bambini in fuga dall’Ucraina è incessante. Oltre un milione e mezzo di minori, troppo spesso non accompagnati, si stanno riversando nei Paesi di frontiera e chiamano le istituzioni a garantirne non solo l’accoglienza, ma la protezione dai trafficanti e dal giro delle adozioni illegali. Dalle cancellate di confine, accompagnati dai militari polacchi, arrivano centinaia di migliaia di minori in fuga dalla guerra. Secondo i dati forniti dall’Unicef, oltre un bambino su due ha lasciato l’Ucraina. E se, dall’inizio del conflitto, sono 117 i bambini uccisi durante il conflitto (fonte: il governo di Kiev), secondo l’Unicef, dal 24 febbraio, data di inizio della guerra, 4,3 milioni di bambini (sui 7,5 milioni totali) hanno lasciato le loro case in Ucraina. Più di 1,8 milioni di loro sono diventati rifugiati, mentre altri 2,5 milioni sono sfollati in un Paese devastato dalle bombe.

Due bambini in fuga dall’Ucraina (Foto Ansa)

Una situazione “mai vista prima – ammette il portavoce dell’Unicef, James Elder – quasi impossibile da affrontare”. Sono i bambini, dunque, così come le donne, il volto più triste e drammatico dell’invasione russa. Al confine arrivano infagottati per proteggersi dal freddo. I più piccoli sono sul passeggino, i più grandi non si staccano dalle mani delle mamme. Hanno la paura negli occhi e l’arrivo in un altro Paese li mette a disagio. Ma non tutti sono accompagnati.

L’Unicef e Telefono azzurro: il rischio tratta

Quello dei minori, specialmente quelli che arrivano non solo senza i papà, ma senza neppure le mamme, è un tema molto delicato sul quale si concentrano le attenzioni di numerose associazioni e organizzazioni per la tutela dei loro diritti. “I bambini arrivano alla frontiera spesso senza documenti, spesso da soli. Lì il controllo è poco efficace, e gli autisti dei mezzi diventano in qualche modo i tutori di questi bambini“, spiega Ernesto Caffo, il presidente di Telefono Azzurro.

“I bambini in fuga dalla guerra in Ucraina – è l’allarme dell’Unicef – sono a rischio tratta. La guerra sta portando ad una massiccia ondata di rifugiati, condizioni che portano ad un picco significativo nella tratta di esseri umani”. “C’è una grande volontà di fare bene – conclude Caffo -, ma manca un coordinamento reale”.

Rifugiati in fuga dall’Ucraina

Bambini ucraini arrivati in Italia, i problemi dell’accoglienza

Venendo all’Italia, una più grave, preoccupazione riguarda proprio i minori non accompagnati che arrivano dall’Ucraina. Se non vengono presi in carico dalle istituzioni rischiano di finire in mano a trafficanti di organi, vittime di tratta o entrare nel business degli affidi e delle adozioni illegali. In Italia sono quasi 26mila i minorenni arrivati dall’inizio della guerra, su un totale di 67.800 profughi. Più di 5mila sono già stati inseriti nelle scuole, ha riferito ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. I minori non accompagnati ammontano a 277 e sono entrati nel sistema di accoglienza temporanea: “192 in famiglie autorizzate dal tribunale per i minorenni e 82 in strutture sempre autorizzate dal tribunale”, ha spiegato la ministra (tre sono al momento in attesa di collocazione). “C’è l’esigenza di ottenere un completo censimento del fenomeno – ha sottolineato il ministro – soprattutto incrementando i controlli alle frontiere per evitare zone d’ombra che favoriscano interessi e traffici criminali. Tutti i minori che varcano la frontiera vengono identificati, e a loro è stato garantito l’accesso alle attività scolastiche”, ha spiegato.

Bambini che arrivano soli, istituita in Italia una cabina di regia

Per rispondere all’emergenza è stata convocata una cabina di regia sui minori ucraini dalla ministra degli Affari regionali Maria Stella Gelmini insieme alla ministra Lamorgese, al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. In mattinata si è svolta una riunione ad hoc tra governo, Regioni, Anci e Upi. La Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha ascoltato i rappresentanti di Unicef, Telefono azzurro e dell’associazione italo-ucraina I Nuovi Confini.

L’esodo di profughi dall’Ucraina alimenta il problema dei minori non accompagnati, ma anche e soprattutto dei bambini scomparsi, su cui occorre intervenire anche con “l’attivazione di un sistema di controllo biometrico”, ha affermato il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo.

“I minori arrivati sul suolo italiano non possono essere né adottati né affidati. Lo Stato ucraino ha già assegnato loro dei tutori, e dovranno rientrare in Ucraina non appena possibile. Pertanto la loro permanenza in Italia va gestita soltanto dalle associazioni di accoglienza temporanea”, ha scandito, dura, la presidente di Nuovi Confini Yuliya Dynnichenko, evidenziando che qualsiasi tentativo di nominare come tutori le famiglie accoglienti “sarebbe una violazione grave e potrebbe portare a un incidente diplomatico tra Italia e Ucraina”. Per proteggere i bambini dall’illegalità, Save The Children chiede una sorta di sospensione “delle adozioni internazionali”, ha annunciato Pete Walsh, direttore di Save the Children in Ucraina.

Dal punto di vista economico, intanto, il Pd ha presentato in Senato un emendamento al Dl Ucraina che prevede, tra l’altro, l’istituzione di un fondo per l’accoglienza e l’assistenza dei minori ucraini non accompagnati, con dotazione iniziale di 36,5 milioni di euro per il 2022.

Luciana Lamorgese, 68 anni, è ministra dell’Interno

Lamorgese: “I bambini rischiano di finire nelle mani sbagliate, allertati i prefetti”

Una preoccupazione, quella per i minori non accompagnati che arrivano in Italia, che il ministro all’Interno, Luciana Lamorgese, che ieri è intervenuta all’assemblea nazionale di Ali (2500 enti tra comuni, province, regioni e comunità montane, presidente il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci), ha ben presente. Già nei giorni scorsi, infatti, la ministra aveva acceso il faro, chiedendo “massima attenzione sui minori non accompagnati” che arrivano dall’Ucraina, “una preoccupazione che ho condiviso con il console ucraino. Serve la garanzia che non vadano dispersi. I prefetti sono in prima linea”. La ministra lo dice, ovviamente, in modo pacato, ma non per questo con minore preoccupazione: “Ci vuole la garanzia – spiega – che i minori non accompagnati ucraini non si disperdano sul territorio. Non dobbiamo correre il rischio di creare sistemi di welfare alternativo, è importante seguire il loro percorso che coinvolge anche il Tribunale per i minorenni. Bisogna accendere un faro su questo: occorre una cautela maggiore”.

In ogni caso, emerge dai dati raccolti dal Viminale e sempre dalla Lamorgese, che “tutti i minori che varcano la frontiera vengono identificati” e che si sta lavorando a un “completo censimento” degli arrivi. Se sono, infatti, già più di 26 mila i minori arrivati in Italia, sono più di 5mila i bambini che hanno già avuto un primo contatto con le nostre istituzioni scolastiche.

Ad oggi sono circa 67mila i profughi ucraini già arrivati in Italia, di cui il 90% tra minori e donne

Quanti sono i profughi ucraini arrivati in Italia

Sempre la Lamorgese e sempre nell’ambito del dibattito-talk organizzato ieri dall’assemblea di Ali (Associazione Autonomie per l’Italia) ha dato dei nuovi numeri, aggiornati, sull’accoglienza dei profughi ucraini. Ad oggi sono circa 67mila i profughi ucraini già arrivati in Italia, di cui il 90% tra minori e donne. Per la precisione sono 65.439 profughi dall’Ucraina: 33.591 donne, 5.910 uomini e 25.938 minori. Al dato registrato oggi vanno sommati i 2.446 profughi giunti in treno alla frontiera dal 10 al 23 marzo, per un totale complessivo di 67.885 persone. Nel sistema dell’accoglienza ce n’è un numero limitatissimo, sotto i 5mila, “perché – spiega il ministro – molti di loro hanno fatto molto ricorso a soluzioni di accoglienza dai propri parenti e amici ucraini” soggiornanti, una comunità di 250mila persone.

Il flusso di arrivi, peraltro, è in leggero decremento: finora era di 3-4000 persone al giorno, ma “da ieri abbiamo notato un decremento perché ne sono arrivati circa 1.600“, “un dato che hanno riscontrato anche gli altri colleghi europei: ciò non toglie che, laddove dovesse essere toccata anche Odessa, o Leopoli, allora i flussi ricomincerebbero nuovamente in maniera massiccia”. Insomma, tornare a crescere.

Il sindaco di Pesaro e presidente di Ali Matteo Ricci ha lanciato due proposte per agevolare l’accoglienza dei profughi ucraini (Foto Aliautonomie)

Le soluzioni del presidente Ricci: più fondi ai Comuni italiani e ‘adotta un ucraino’

Nella sua relazione introduttiva all’assemblea nazionale di Ali, che si sta tenendo a Firenze, il presidente, e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha lanciato due proposte concrete, a nome di Ali, per agevolare l’accoglienza dei profughi ucraini. “Se vogliamo sostenere l’accoglienza proponiamo di dare le risorse direttamente ai Comuni, così come è avvenuto nell’emergenza Covid con i buoni spesa” ha proposto Ricci. “Nel giro di una settimana, Comune per Comune, individueremo i criteri giusti, evitando i furbetti. È la proposta più efficace per evitare che l’accoglienza diventi emergenziale”. Il motivo di questa proposta è presto detto: “la permanenza dei profughi si allungherà e abbiamo visto che i due sistemi classici che abbiamo utilizzato fino a adesso, il sistema dei Cas delle prefetture e il sistema Sprar nei Comuni – argomenta Ricci – non sono sufficienti nei numeri. Inoltre, nonostante i meccanismi attivati, l’80% dei profughi viene ospitato nelle abitazioni“, spesso presso parenti o conoscenti già immigrati in Italia per lavoro. Ecco perché la richiesta di aiuti diretti, forniti dallo Stato ai comuni, in prima linea nell’accoglienza a gestire l’emergenza profughi.

L’altra proposta di Ali è una forma di (bella) solidarietà a distanza. “Lanciamo la campagna ‘Comune adotta Comune’ – spiega Ricci – ogni Comune iscritto ad Ali adotterà una città ucraina, simile per dimensioni geografiche, demografiche e caratteristiche socioeconomiche. Come Pesaro adotteremo Kharkiv, città della musica come noi. È una proposta per convogliare gli aiuti direttamente in quei Comuni e magari per aiutarli nei prossimi mesi quando ci sarà da ricostruire”.

Nei prossimi mesi – questo l’obiettivo di Ali – gli aiuti, al pari dei gemellaggi della campagna ‘Comune adotta Comune’ potranno “aiutare quei Comuni ucraini a ripartire, a ricostruire una scuola, un teatro, una biblioteca, quei luoghi che noi custodiamo in maniera preziosa e oggi sono chiusi o distrutti dai bombardamenti”. I comuni ucraini hanno un’organizzazione diversa, con 461 città e 881 insediamenti urbani, senza Comuni, un numero che equivale a quello dei Comuni di Ali.

“Il criterio” – chiarisce il presidente nazionale di Ali – sarà che “ogni Comune, in contatto con la Farnesina, ne adotti uno ucraino per dimensioni geografiche, demografiche, caratteristiche socio-economiche o vicinanza culturale. Noi come Pesaro, ad esempio, prenderemo Kharkiv, nonostante sia molto più grande di Pesaro, perché come noi è città della musica Unesco e già stiamo ospitando i primi musicisti che suoneranno nell’orchestra cittadina”. Come una bambina di 9 anni, Diana Dvalishvili, scappata con la famiglia dai bombardamenti russi su Kharkiv, dove c’era la sua scuola di pianoforte, e ora studentessa al Conservatorio Rossini di Pesaro. Una storia che ha già commosso l’Italia con il video di una ragazza che suona talentuosa per dimostrare non la bravura, ma un grido di dolore di una bambina che ce l’ha fatta. Lei sì, altri no.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
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Rifugiati in fuga dall'Ucraina

Bambini ucraini arrivati in Italia, i problemi dell'accoglienza

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Bambini che arrivano soli, istituita in Italia una cabina di regia

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