"Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me. Mon amour, amour, ma chi baci tu?". A chi mi pare. Il brano di Annalisa ha risuonato nelle nostre orecchie per tutta l'estate, fino a cantarla in modo quasi involontario. Ma è diventato il brano simbolo di chi non ha i paraocchi in amore e nel sesso, come la comunità bisessuale, pansessuale e non monosessuale.
Manifestazione bisessuale a Firenze (Foto Gianluca Moggi/New Press Photo)
Amore libero...dalle etichette
Togliere i paraocchi, uscire da determinati schemi, è ciò che rivendicano le persone che si considerano
bisessuali, pansessuali e non-monosessuali. Persone che, con la loro fluidità, sfuggono le
rigide etichette e non sentono che il loro orientamento sia realmente riconosciuto dalla società. Spesso visti come incerti, confusi o addirittura infedeli e promiscui, semplicemente perché non amano solo ed esclusivamente un determinato genere, non vengono capiti. O, peggio, vengono appunto giudicati male da una
società monodirezionale, che ogni volta freme dalla voglia di dover definire tutto, di dover chiudere in piccole caselle, tanto da costringere anche chi non vuole farlo, a etichettarsi.
"Stai con una donna, ma prima ti piacevano gli uomini. Ora sei lesbica?". È, per fare un banale esempio, una delle tante domande fuori luogo che potrebbe sentirsi dire una donna bisessuale, pansessuale e non-monosessuale. Una risposta che si può dare - sempre se si vuole - a questo tipo di domande è quella, per esempio, che ha dato
Paola Turci.
Paola Turci e Francesca Pascale il giorno del loro matrimonio
La cantante si è
sposata l'anno scorso con Francesca Pascale, dopo che entrambe avevano avuto relazioni con uomini. "Molti mi chiedono se sono lesbica - ha detto la cantante - Io rispondo: non lo so. A me piace lei.
Mi sono innamorata di una persona e basta". Si è innamorata della persona, e basta. È veramente così difficile da comprendere?
La marcia bisessuale a Firenze
Per le persone che oggi pomeriggio si sono date appuntamento a Firenze per la
marcia bisessuale sì, è difficile da capire. "Vogliamo un mondo che possa riconoscere gli orientamenti bisessuali, pansessuali e non-monosessuali come esistenti e validi - rivendicano, mentre con i loro colori "dipingono" le vie della città - Vogliamo che i nostri orientamenti siano presi in considerazione nella comunicazione pubblica, nella politica e nella ricerca. Non vogliamo più essere considerate
persone a metà, troppo poco etero, troppo poco gay o lesbiche. Siamo persone bi+ e lo siamo al 100%."
Marcia bisessuale a Firenze (Foto Gianluca Moggi/New Press Photo)
"Oggi siamo qui per manifestare nel nome della visibilità
bisessuale, bi+, pansessuale e non monosessuale, in onore della giornata mondiale - ha spiegato Andrea - La bisessualità purtroppo subisce ancora oggi molti pregiudizi, tanti stereotipi da combattere. Si crede che non ci sia bisogno di combattere per i diritti bi, non sapendo che anche noi subiamo tante discriminazioni". "Oggi siamo qui per portare la prima marcia nel centro Italia, questa è la terza organizzata da
Orgoglio e siamo contenti di poter camminare al fianco di
Love My Way - ha detto Chiara - vogliamo dare visibilità alla causa e alle persone bisessuali e siamo felici di poter portare colore nelle strade di Firenze. La bisessualità ha ancora oggi poca visibilità, sia all'interno del movimento
LGBTQIA+ che all'esterno. Nella nostra società c'è molto bifobia, che spesso porta a discriminazione ed esclusione".
Cos'è la bifobia?
"La
bifobia ha le influenze dell’eterosessismo che accomunano anche omofobia, lesbofobia e altri tipi di discriminazione - spiegano dal movimento - ma ad esempio ha le sue radici anche nella credenza che la
sessualità umana sia qualcosa di stabile, fisso e granitico e che si divida naturalmente in omosessuale ed eterosessuale, dove ogni deviazione da questo binario è anormale, una fase o una moda. Questa credenza, nota come
monosessismo, favorisce un ambiente ostile e sospettoso nei confronti delle persone bisessuali e ne influisce il vissuto quotidiano".