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Home » Attualità » Claudia Fauzia, la femminista che lotta per le donne del Sud Italia: “Una buona femmina è quella che non sta zitta”

Claudia Fauzia, la femminista che lotta per le donne del Sud Italia: “Una buona femmina è quella che non sta zitta”

La Malafimmina siciliana racconta a Luce! le sue battaglie e il suo impegno per la tutela dei diritti umani, specialmente delle donne del Meridione: "Siamo sempre state silenziate, ora basta. È il momento di recuperare la nostra voce puntando a una società che sia il più equa possibile"

Domenico Guarino
3 Giugno 2022
claudia fauzia malafimmina

claudia fauzia malafimmina

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“Bona fimmina è chidda ca non parla”. Recita così uno dei più antichi e diffusi proverbi siciliani. La buona femmina è quella che sta zitta, che non parla. Non la pensa così Claudia Fauzia, in arte Malafimmina, attivista ed economista specializzata in studi di genere che includono la questione meridionale nel tema, cui l’Human Rights Youth Organization ha conferito il Premio Rosa Parks 2022 per il suo impegno rivolto alla tutela dei diritti umani.

Claudia Fauzia, in arte Malafimmina, è un’attivista ed economista specializzata in studi di genere che includono la questione meridionale

Claudia Fauzia: “Io non sarò come una delle tante donne zittite che ho visto nella mia vita”

“Io non voglio essere come una delle tante donne zittite che ho visto nella mia vita – spiega Fauzia-, incapaci di esprimere un’opinione oppure incapaci di affermare la propria conoscenza di un argomento, volevo contraddistinguermi, sottolineare che non sono mai stata zitta, soprattutto quando sapevo di sapere le cose. È un posizionamento politico: essere malafimmina, cioè recuperare e rivendicare il mio diritto di parola”.

Claudia è impegnata in un progetto che vuole recuperare le storie femministe, e in generale di soggetti marginalizzati e oppressi del Meridione, ma vuole rivendicare pure l’esistenza di un femminismo siculo diverso dal femminismo mainstream nazionale. Il tutto attraverso un profilo Instagram.

“Ho creato questo account nel 2020 in piena pandemia, adesso l’obiettivo è realizzare incontri live per denunciare che all’interno del femminismo non si parla quasi mai di includere la questione meridionale nelle discussioni sulla marginalità”, spiega l’attivista, che nella sua pagina Instagram fornisce riferimenti, suggerisce strumenti e strategie sul senso profondo di essere minoranza, e sottolinea il potenziale generativo della differenza.

Human Rights Youth Organization ha conferito a Claudia Fauzia il Premio Rosa Parks 2022 per il suo impegno rivolto alla tutela dei diritti umani

Premio Rosa Parks, il riconoscimento alle donne impegnate nella tutela dei diritti umani

Il Premio Rosa Parks nasce con l’idea di innescare, o contribuire a creare, reazioni a catena nella comunità che spingano i singoli a vedere nell’impegno per la difesa dei diritti umani la base di ogni forma di dialogo. “La nostra associazione è nata ispirandosi alle esperienze dei movimenti non-violenti. Dall’esperienza gandhiana a quella di Danilo Dolci, passando per il boicottaggio dei bus di Montgomery, abbiamo preso gli spunti per lo sviluppo di tutte le nostre attività ed iniziative dal 2009 ad oggi – dice Marco Farina, presidente dell’H.R.Y.O. – incarnando i principi e i valori che questi movimenti hanno generato. Negli USA degli anni Cinquanta l’afroamericana Rosa Parks, con un gesto apparentemente semplice, ha dato vita a numerose reazioni sociali e politiche. A lei continuiamo a rendere omaggio conferendo, ogni anno, un premio a una donna impegnata nella tutela dei diritti umani. Siamo lieti di affidare il premio Rosa Parks di quest’anno a un’attivista siciliana che da anni si batte per i diritti delle donne in una società fortemente marcata dal patriarcato, Claudia Fauzia, che porta avanti un progetto in cui la marginalità è vista come luogo radicale di possibilità, come spazio di resistenza”.

Per Claudia Fauzia “essere Malafimmina vuol dire recuperare e rivendicare il proprio diritto di parola”

Claudia Fauzia: “Il femminismo deve considerare la questione meridionale”

“Qualsiasi femminismo che si dica intersezionale deve considerare la questione meridionale. E devo dire che quando l’ho detto sono stata ascoltata da molte femministe anche del Nord che finalmente se ne sono accorte. Non penso che ci sia un femminismo cattivo o intenzionalmente escludente, ma semplicemente non si è capaci di comprendere le condizioni e le esigenze dell’altro se non è l’altro a dirlo” sottolinea Fauzia. Che conclude “essere malafimmina, cioè recuperare e rivendicare il mio diritto di parola, lo faccio nella vita quotidiana. E siccome il grande insegnamento femminista è che il personale è sempre politico, questa pratica quotidiana è diventata politica. E ha significato recuperare le voci di tutte le donne che sono state silenziate in Sicilia, tutte le storie che non sono mai emerse, movimenti artistici o rivendicazioni politiche. Quindi recuperare politicamente la nostra voce vuol dire farlo in modo collettivo puntando a una società che sia più equa possibile”.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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Per Claudia Fauzia "essere Malafimmina vuol dire recuperare e rivendicare il proprio diritto di parola"

Claudia Fauzia: "Il femminismo deve considerare la questione meridionale"

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