Le parole sono importanti. Non smetteremo mai di dirlo, nonostante i più biechi tentativi di banalizzare il loro ruolo. Le parole rispecchiano ciò che siamo e la società in cui viviamo. Dare il nome a qualcosa significa in qualche modo riconoscere la sua esistenza. Così come, una scelta accurata delle parole è dimostrazione di rispetto e di cura nei confronti del prossimo.
Da qui, l’importanza di utilizzare un linguaggio non sessista e non discriminatorio in tutti gli atti e nei documenti amministrativi. Il Comune di Empoli lo ha fatto, approvando una delibera per attivare un percorso di revisione del linguaggio nella modulistica, negli atti emanati dall’Ente come i testi relativi alle comunicazioni interne ed esterne, i contenuti veicolati sui canali social ufficiali, il sito internet, il tutto preceduto da una fase di formazione del personale dipendente sull’uso del genere nel linguaggio amministrativo. L’obiettivo è il superamento dei retaggi culturali ancora oggi maschiocentrico. Come mezzo verrà usato un linguaggio che da un lato ha un carattere neutro, dove le espressioni non sono discriminatorie tra i sessi e dall’altro, declinazioni al femminile di alcuni termini riferiti a professioni e ruoli, fino ad oggi riservati al genere maschile.
L’assessora: “Battaglia culturale complessa”
Per farlo, il Comune di Empoli ha scelto di adottare delle ‘linee guida’. "Il linguaggio è uno strumento di azione politica indispensabile per il raggiungimento delle pari opportunità tra uomo e donna, dal quale non possiamo prescindere - sottolinea l’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Empoli, Valentina Torrini -. È con le parole che si raccontano le persone e i fatti accaduti, che si rende visibile la presenza delle donne nel mondo del lavoro e in ogni ambito della vita sociale, politica e economica del Paese. Se noi utilizziamo un linguaggio al maschile e quindi, ad esempio, le parole ministro, avvocato, notaio, chi ci ascolta si immagina una società in cui questi ruoli sono ricoperti da uomini.
Utilizzare invece un linguaggio che rappresenta tutti i generi, le donne e gli uomini, significa raccontare alle bambine e ai bambini un mondo giusto in cui tutte e tutti, a prescindere dal genere, possono e potranno ricoprire ogni ruolo, significa consentire alle bambine di immaginarsi ministra, notaia, avvocata, dottora e perseguire questo desiderio.
Quella sul linguaggio è una battaglia che costruisce futuro, un futuro giusto. È una partita che ha bisogno del contributo prima di tutto delle istituzioni, a partire dal Comune, che è l'ente più vicino alle persone e che quindi ha la responsabilità di dare il buon esempio. Sappiamo che quella sul linguaggio è una battaglia culturale complessa e che non è sufficiente un atto di volontà, perché la cultura maschilista in cui viviamo ha portato all'utilizzo generalizzato della forma maschile per tutte e tutti. Con questa delibera, però, la giunta e la sindaca Brenda Barnini vogliono attivare un percorso e dare così un contributo alla creazione di nuove abitudini linguistiche, ma anche essere di stimolo per la cittadinanza, le aziende, il terzo settore e chiunque voglia camminare con noi e perseguire questo obiettivo e dare così un contributo concreto al raggiungimento delle pari opportunità tra i generi”.