Corano bruciato e insulti al centro islamico: “A Monfalcone clima di scontro”

A febbraio scorso le intimidazioni alla sindaca della città, finita poi sotto scorta, dopo la chiusura di due centri di preghiera. Storie di una convivenza evidentemente difficile

11 luglio 2024
Corano bruciato a Monfalcone (foto di archivio)

Corano bruciato a Monfalcone (foto di archivio)

Una pagina del Corano bruciata e un messaggio con insulti e minacce è ciò che si è visto recapitare il Centro islamico Darus Salam di Monfalcone (Gorizia). A denunciare l’episodio è stato il portavoce Bou Konate, che ha parlato ai giornalisti di un clima di “islamofobia che si sta diffondendo in questa città, mai raggiunto nel passato”.

Come se non bastasse, in una seconda lettera c'era invece una sostanza che i destinatari pensano possa trattarsi di feci. I responsabili del Centro culturale islamico hanno presentato denuncia alle autorità competenti per individuare gli autori delle minacce. “Ci piacerebbe una presa di posizione su questi fatti da parte degli amministratori comunali e di tutta la politica: è inaccettabile quanto sta succedendo e quanto ci viene riservato solo perché musulmani”, si conclude la denuncia di Konatè. 

Corano bruciato recapitato al Centro islamico di Monfalcone
Corano bruciato recapitato al Centro islamico di Monfalcone

Non si è fatta attendere la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint, che nel condannare il gesto ha dichiarato: “L'oltraggio, l'ingiuria e ancor più la profanazione dei simboli di fede vanno sempre condannati senza alcuna riserva, perché trasformano il legittimo diritto al dissenso in un atto di pura inciviltà anche quando esso vuole assumere il carattere del dileggio beffardo”.

“Nulla giustifica fatti del genere - ha aggiunto -. L'amministrazione comunale esprime quindi solidarietà per gli atti di offesa rivolti al centro culturale islamico Darus Salaam. Tuttavia, va rilevato che ciò che non appare accettabile sono le posizioni di chi intende portare avanti una strumentalizzazione a senso unico con inverosimili riferimenti alla situazione locale e il diverso metro di misura di chi in passato ha mostrato totale indifferenza e addirittura intollerabili simpatie verso le reali minacce nei miei confronti. Minacce che hanno portato l'autorità a mettermi sotto scorta - ha concluso Cisint - anche per le bugie raccontate da sinistra e centri islamici”.

Quello cui fa riferimento è un fatto che risale a inizio anno 2024 quando, dopo la chiusura di due centri islamici della città, la prima cittadina era stata oggetto di intimidazioni. 

“Ancora una volta Monfalcone diventa teatro di episodi inaccettabili e inquietanti, che affondano le radici, purtroppo, in un clima di scontro etnico, religioso e culturale colpevolmente alimentato da chi amministra la città – commentano Michele Piga, segretario generale Cgil Fvg e Thomas Casotto, segretario generale Cgil di Gorizia –. La lettera ricevuta dai rappresentanti della comunità islamica, con il corano bruciato, volgarmente e pesantemente denigratoria nei confronti della religione musulmana e di chi la professa, va denunciata e condannata senza se e senza ma. Fatti come questo, a maggior ragione se ripetuti, devono suonare come un monito ai rappresentanti di tutte le forze politiche e delle istituzioni, locali, regionali e nazionali, sulla necessità di promuovere una politica all'insegna del dialogo, del rispetto delle diverse sensibilità religiose e culturali e di una legalità intesa a 360 gradi, perché fondata sulla parità di diritti e doveri, di opportunità, di accesso al welfare”.