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Ferretti, da Firenze agli Emmy Awards, racconti il suo viaggio.
“Parto con il dire che io sono fiorentinissimo, nato e cresciuto a Firenze, dove ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, che è da sempre la mia grande passione. Ho fatto anche molti altri lavori nel frattempo, viste le difficoltà iniziali nell’inserirmi. Quindi scrivevo per qualche giornaletto di quartiere, e nel frattempo lavoravo in un negozio di scarpe, consegnavo le pizze o come portiere in un albergo. Devo dire che è stata un’avventura lunga e bellissima, perché ho sempre sudato tutto quello che ho ottenuto. Poi un giorno, trovando sempre più difficoltà a esprimermi nel campo del giornalismo ho deciso di fare una grande scommessa, sono partito per la Florida con 1000 dollari in tasca, grazie ad un contatto che avevo da quelle parti. Ho iniziato a scrivere per un giornale di italoamericani del posto, e da lì è cominciato tutto”.
Poi è passato alla televisione, dove ha avuto la sua affermazione.
“Si, dopo un periodo in questo giornale sono stato chiamato da Univisìon, che è uno dei media più importanti negli Usa in lingua spagnola, ed è veramente molto seguito. Inizialmente il mio spagnolo non era buono, e anche il fatto di essere italiano in un canale di latini non è stato facile. Ho ringraziato tante volte il mio essere fiorentino, è solo grazie a quello che non ho mai mollato, che ho sempre lottato fino in fondo credendo in quello che stavo facendo. Con la televisione le cose sono andate bene, e ora sono stato promosso, lavoro a New York e dirigo il telegiornale di punta dell’emittente. Ogni tanto guardo i dati degli ascolti e mi vengono i brividi a pensare che pochi anni fa vendevo scarpe in via Cerretani”.
E a chiudere un cerchio è arrivato anche l’Emmy, che sensazione è per lei essere stato incoronato in un contesto così prestigioso?
“Incredibile, non ci potevo credere davvero. Lo sto dicendo a tutti, sto vivendo davvero il sogno americano di cui parlano tutti. Naturalmente ho dovuto dare tutte le mie energie, ma sono stato ripagato. Mi inorgoglisce anche perché, a conti fatti, sono l’unico fiorentino ad averlo vinto”.
Racconti il servizio che l’ha incoronata.
“Ho vinto grazie ad un’inchiesta che è durata quasi due anni. Grazie ai miei contatti negli anni della Florida ho scoperto che un pastore, facendo forza sulla sua posizione religiosa, aveva truffato quasi mille persone, tutte immigrate o con problemi con la cittadinanza americana. Sono stato un immigrato anche io, a mio modo, e ho voluto dare il mio contributo, cercando di aiutare davvero queste persone. Si rivolgevano a questa persona come ultima risorsa, per essere salvati, e lui li ha distrutti. Si tratta di una truffa milionaria, e grazie alla mia inchiesta questa persona è stata condannata a 20 anni di carcere. Una storia davvero brutta, ha rovinato la vita di centinaia di persone. Sono felice di aver dato il mio contributo, nonostante il mio non sia uno dei media più grandi d’America, ma ho potuto dar voce a persone che solitamente non ne hanno. La mia fortuna è che la storia sia stata ripresa dal New York Times, salendo alla ribalta di tutti gli Stati Uniti”.
Cosa vede nel suo futuro, ancora gli Usa o un possibile ritorno in Italia?
“Devo dire che è una cosa che mi chiedo tutti i giorni. In America vivo benissimo, ci sono tante possibilità ed è qui che sto crescendo umanamente e professionale. Devo dire però che mi manca tanto l’Italia e soprattutto Firenze, che sono casa mia. Mi piacerebbe anche poter fare qualcosa per la mia città, dove non sono riuscito ad esprimermi come avrei voluto. Mi piacerebbe tornare un giorno a Firenze, per vivere e fare finalmente il mio lavoro a casa”.