Dalle origini al Novecento, il manuale Loescher sulla letteratura delle donne e degli altri emarginati dal Canone

di SOFIA FRANCIONI
1 giugno 2022

storia

La letteratura italiana è un firmamento costellato di buchi: di autrici, autori e opere lasciate fuori dalla storia. "Il canone che le ha messe in ombra dal Risorgimento a oggi e che va messo in discussione è quello maschile". Johnny Bertolio, autore e ricercatore dell'università di Toronto, insieme alla casa editrice Loescher ha colmato una lacuna nel panorama editoriale italiano, dando alle stampe "Controcanone": un manuale rivolto agli studenti delle scuole superiori interamente dedicato alla letteratura delle donne e degli autori discriminati. Pubblicato nel 2022, in appena 250 pagine il manuale svolge una storia letteraria che, correndo parallela a quella canonica, svela nei secoli la condizione femminile e il lungo cammino di emancipazione della diversità tuttora in corso. "Recuperando quelle storie si potrà  percepire non solo la sofferenza e lo stigma ma anche la capacità di reazione, la spinta propositiva, lo stupore che vince il cinismo di tutte e tutti coloro che il canone ha marginalizzato. Sono parole dure le loro, salvate, talvolta fortunosamente, dal silenzio a cui furono condannate, e non smettono di interrogarci nel presente, quando ancora si vedono operanti le stesse dinamiche di potere del passato".

Johnny Bertolio autore di Controcanone

Dottor Bertolio, perché c'era bisogno di un Controcanone "Era necessario far risaltare una ricchissima e variegata letteratura del margine, che per secoli a scuola è stata trascurata. È un’esigenza che gli e le insegnanti, non più vincolate a programmi ministeriali preconfezionati, sentono da tempo, soprattutto per la mancanza di strumenti dedicati. Il manuale non offre una gerarchia femminile rivale di quella maschile, ma una nuova inquadratura prospettica, che si alimenta della diversity, in inglese "pluralità, variegatezza", dunque potenzialmente aperta a sempre nuove acquisizioni. Il titolo, provocatorio, mette infatti in discussione il canone dominante fin dal Risorgimento: quello maschile". Poullain de la Barre, un femminista poco noto, nel 1600 secolo sosteneva: "Tutto ciò che hanno scritto gli uomini sulle donne dev’esserci sospetto, perché essi sono al tempo stesso giudici e parti in causa".  "È una frase condivisibile, anche se le "personagge" letterarie ideate dai maschi possono aiutare a creare percorsi didattici utili per capire da dove veniamo: analizzare l’omicidio di Paolo e Francesca in Dante nell’ottica della violenza di genere oppure esaminare le maghe o le divinità solitarie come Circe, Calipso, Alcina che nei loro luoghi remoti coltivano valori opposti a quelli patriarcali, offre molti spunti". Esiste un canone letterario femminile? "Le autrici, naturalmente, quando scendono nell’agone letterario, possono scegliere di far proprio e rielaborare il codice linguistico fondato dai maschi (pensiamo alle poetesse del Cinquecento), ma sarebbe ingiusto appiattirle su un’unica dimensione (le Petrarchiste). Non c’è un canone delle autrici, ma una serie di tentativi che bell hooks avrebbe definito "contro-egemonici", per plasmare un linguaggio capace di dare loro voce. Sicuramente in alcune circostanze storiche le autrici "fanno gruppo", si indirizzano lettere, dialoghi, poesie e poemi, si sostengono reciprocamente".  

La scrittrice di La Storia e l'Isola di Arturo Elsa Morante accanto a Maria Bellonci autrice di Marco Polo e Lucrezia Borgia 

Non c'è un canone delle autrici? "È un discorso complesso…personalmente non trovo corretto parlare di letteratura maschile o femminile in quanto categorie generiche e vuote; mentre è assolutamente appropriato parlare del genere della letteratura. Che a scrivere sia un uomo o una donna (qualunque sia la nostra idea di sesso o di genere) non è infatti un accessorio privo di conseguenze. Se poi pensiamo che per secoli il modello di autore, anzi di auctor (da cui autorità, autorevolezza, persino Augusto) è stato declinato al maschile, ne deriva che la scrittura di un’autrice è, per definizione, posta ai margini oppure, se accolta nel circolo degli eletti, inquadrata in una cornice di straordinarietà al servizio della mentalità dominante, l’eccezione che conferma la regola (le guerriere, le donne illustri). Pensiamo alle poesie di Vittoria Colonna, canonizzata nell’immagine della vedova fedele come se non avesse aderito ai circoli riformati al limite dell’eresia. Non dimentichiamo però che nemmeno il canone degli scrittori nasce bell’e pronto: i versi di Dante per molto tempo sono stati banditi (a Pisa è stato recentemente scoperto un suo ritratto all’Inferno, in cui lo avrebbero piacevolmente fatto sprofondare i frati domenicani), così come le opere di Leopardi erano ritenute nell’Ottocento pericolose per i fanciulli e soprattutto per le fanciulle. Certo, però, sono state le autrici a scontare le esclusioni maggiori".  

Il percorso tematico sulla vitalità e la fragilità dell'Altro proposto dal manuale Loescher Controcanone

Mentre ha condotto la ricerca è rimasto stupito da qualche nome? "Per i primi secoli è stato interessante inserire donne che non siamo abituati a considerare scrittrici: Santa Chiara ad esempio, tradizionalmente affiancata all’immagine soverchiante di Francesco, scrisse in latino varie lettere e nel 1253 La Regola, lei la chiamava Forma di vita, delle consorelle nel tentativo di sottrarle alla rigida clausura che la gerarchia ecclesiastica voleva loro imporre (cosa che puntualmente avvenne); oppure la Giudichessa (così si definisce lei stessa) Eleonora d’Arborea, che in Sardegna diresse la redazione di uno statuto (Carta de Logu, 1392) rimasto in vigore fino all’occupazione sabauda. Lo stesso vale per le grandi testimoni della Storia, come Liliana Segre, il cui altissimo messaggio civico, ora raccolto in un libro scritto a quattro mani con Enrico Mentana, non poteva mancare in un’antologia controcanonica".

Da sinistra le scrittrici Anna Maria Ortense, Anna Banti, Matilde Serao e Maria Luisa Speziani presentate in Controcanone

  Qual è lo stato di salute dei Gender studies in Italia?  "Anche qui è un trionfo di luoghi comuni. Per alcuni accademici italiani (oltre che per alcuni politici nostrani) la parola "genere" (in inglese gender) è sinonimo di Belzebù. Se uno studente o studentessa chiede a un docente una tesi su una poetessa, si sente a volte dire dal potenziale relatore "io non faccio gender; rivolgiti alla collega x". Ma gli Studi di genere sono una cosa seria! Se un critico pubblica l’edizione delle poesie di Isabella Morra, non fa Gender studies, fa Filologia italiana! Se invece si intende indagare come il "genere" dell’io femminile emerge nei versi di Morra, come la sua vicenda tragica (fu uccisa dai fratelli) si è consumata in un contesto storico ostile, allora sì che ci si può inserire nel filone degli Studi di genere. Soltanto da pochi anni tali studi sono entrati nei dipartimenti universitari italiani, ma spesso i loro docenti sono visti come degli attivisti intransigenti più che come dei colleghi dagli altri studiosi. Gli Studi di genere intercettano la letteratura, la storia, la sociologia, e di questa loro interdisciplinarità avremmo tutti da guadagnare, visto che il genere è anche quello maschile, così come la filologia dovrebbe valere non solo per gli autori". "Essere scrittori è altro dal saper scrivere bene: è avere uno “stile”, un proprio uso di lessico, sintassi, figure retoriche [...] Cerco lumi sulle scrittrici italiane contemporanee. Per mia lacuna mi fermo a Ginzburg e Morante. Grazie". Nel 2020 questo fu il cinguettio su Twitter che fece rumore di Alessandro Laterza della nota casa editrice. Aveva ragione, non ci sono scrittrici che fanno letteratura?

La scrittrice Natalia Ginzburg di Lessico Familiare

"Questa dichiarazione è purtroppo la prova sia dell’inerzia di una parte del mondo culturale sia di quanto il concetto di stile possa risultare discriminatorio. Se il modello a cui uno scrittore o scrittrice deve tendere è Gadda, allora possiamo chiudere bottega e mandare al macero quasi tutti i libri e libroidi attualmente pubblicati. Lo stile, il merito possono essere valutati se le condizioni di partenza sono uguali per tutti. Se non lo sono, allora subentrano altri fattori: se nel Duecento una poetessa di cui non sappiamo quasi nulla, Compiuta Donzella, che non poteva studiare con Brunetto Latini, che non aveva accesso alle scuole dei frati, alle biblioteche o ai corsi di mercatura, ha scritto dei sonetti sul fatto che il padre la voleva costringere a sposare un uomo sgradito, è davvero importante che i suoi versi siano ispirati a Virgilio, Orazio oppure Ovidio? O non conta già il fatto che siano stati tramandati insieme con quelli di Guittone d’Arezzo e Guido Guinizelli? D’altra parte, quando anche si adotti la sola categoria dello stile, non si può non affrontare la lettura delle poesie di Gaspara Stampa o dei romanzi di Anna Banti". Nel suo manuale spiccano anche le presenze di autori uomini discriminati, come Dino Campana e Pier Vittorio Tondelli: perché la scelta di inserirli?

Goliarda Sapienza, scrittrice dell'Arte della gioia

"Anche molti autori uomini hanno scritto e operato in un margine. Dino Campana in quanto recluso in un manicomio e bollato come "poeta pazzo", versione italica dei poeti "maledetti". Più che le sue poesie, sono i romanzi a lui dedicati da Sebastiano Vassalli e Laura Pariani a raccontarci la sua reclusione a Castelpulci, tra camicie di forza ed elettrochoc. Tondelli è un caso ancora diverso: in certi ambienti è considerato una specie di mistico redentosi alla fine della vita, come se la sua omosessualità fosse un dettaglio irrilevante o da interpretare allegoricamente. È lo stesso destino occorso a Michelangelo, i cui versi per l’amato Tommaso Cavalieri sono stati a lungo declinati al femminile oppure interpretati in chiave neoplatonica. Queste incrostazioni critiche andrebbero abbandonate, anche perché la riscoperta della verità del testo diventa occasione per gli studenti di imparare a rappresentarsi. Quando in Altri libertini di Tondelli uno dei protagonisti gay dice al compagno “non abbiamo un modello per il nostro amore”, esprime la quintessenza del Controcanone. Grazie ad autori come Tondelli o come Goliarda Sapienza, invece, alcuni di questi "modelli" ora sono accessibili; riscoprirli, leggerli in tutta la loro intensa vitalità non è un’operazione ideologica, ma filologica!"