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Dialogo tra i giovani di Rondine a Palazzo Vecchio: “Oggi si spezza l’odio. Un mondo diverso è possibile”

Il fondatore della Cittadella, Vaccari: dialogo tra giovani russi e ucraini e tra israeliani e palestinesi. A Firenze l’iniziativa-testimonianza con la direttrice di Qn, Agnese Pini

di TERESA SCARCELLA -
24 aprile 2024

Firenze, 24 aprile 2024 – Firenze apre le porte di Palazzo Vecchio a Rondine, cittadella della pace, per un messaggio forate e chiaro. Il nemico non è l’altro, ma è la guerra. E’ nel saper convivere, rispettando l’altro, il segreto della pace. E se all’interno di un confine geopolitico questa convivenza non trova spazio, come le guerre in atto dimostrano, lo trova tra le mura di Rondine, borgo alle porte di Arezzo.

"Rondine è un francobollo nel mondo dove si interrompe la catena dell’odio” ha detto il presidente Franco Vaccari.

Il fondatore della Cittadella, Vaccari: dialogo tra israeliani e palestinesi e tra russi e ucraini. Foto NewPressPhoto

Mura che non separano, semmai aggregano e uniscono. All’interno delle quali si condivide la quotidianità e con essa gestì, abitudini, emozioni. È qui che Gala Ivković, nata sotto le bombe dei Balcani nel 1991, ha trovato serenità e possibilità di crescita lontana dalla guerra civile e Oggi guida la rete degli ex studenti.

«La parte più atroce è ciò che avviene dopo il conflitto: vendette, ritorsioni, discriminazioni. Sono cresciuta in questo clima e ho capito che dovevo impegnarmi per costruire ponti con il nemico. La chiave è la convivenza nella quotidianità: dagli spazi di lavoro alle stanze da letto, al racconto del dolore. Qui si prende coscienza delle fragilità che diventano opportunità di crescita per tutti».

Come per Gala, Rondine è stata la via anche per tanti altri giovani che arrivano dai teatri di guerra. È il caso di Noam, Loai, Sabina e Kateryna, prova tangibile che la convivenza e la pace tra israeliani e palestinesi, russi e ucraini non solo è possibile, ma è una via percorribile. La stessa via che i quattro hanno percorso per raggiungere Rondine. Arrivati separati, con il cuore a pezzi e l’orrore negli occhi, oggi camminano insieme, guardando verso un futuro più luminoso.

La cittadella della pace già nel pieno della guerra russo-ucraina e all’inizio del conflitto in Medio Oriente aveva in mano un ideale impegno del sindaco Dario Nardella, in quell’occasione pronto a spalancargli piazza della Signoria per una manifestazione nella quale dar voce a chi non ne ha o a chi viene sovrastato dal rumore delle bombe.

Le parole del professor Franco Cardini, storico ed esperto di confliti 

E oggi quell’impegno è stato mantenuto. Nel Salone dei Cinquecento la direttrice Agnese Pini ha dialogato con i giovani di Rondine accendendo un faro sulla loro sfida. Con la consapevolezza che parlare di pace, in un momento in cui i loro paesi sono in guerra, è più difficile di quanto si possa credere.

“Un evento storico, che abbiamo inseguito e voluto – ha aggiunto il sindaco di Firenze Dario Nardella – Oggi si spezza l’odio e lo facciamo con la voce dei giovani che dimostrano che un mondo diverso è possibile. Lo facciamo tra l’altro in un luogo di grande carica simbolica”.

Cosa hanno detto i giovani di Rondine

Noan, giovane israeliano: “Gli ultimi mesi sono stati un incubo senza fine, la strage del 7 ottobre per noi israeliani era una cosa mai vissuta, è stato uno shock che ha rotto qualcosa dentro di noi e ha fatto risvegliare traumi e paure esistenziali. Le immagini di quel giorno continuano a torturarmi, i pensieri mi perseguitano. Quello che arriva da Gaza è morte e distruzione e anche questo mi tormenta. Oggi israeliani e palestinesi non siamo in grado di provare empatia, di vedere l’altro come un essere umano, di sentire il dolore dell’altro e questo è il dramma della guerra”.

Loai, giovane palestinese: “Il dolore nasce da una sofferenza, da una perdita. La sofferenza può essere causata dal destino o dall’egoismo umano. Quando si parla di dolore, la storia ne è piena. Ci sono sempre state persone perseguitate. Negli ultimi 76 anni, c’è sempre stato Israele, ma negli ultimi 201 giorni c’è una ferita aperta. Il 7 ottobre ho sentito subito empatia per gli israeliani, ho sentito cosa si prova a vedere uccise persone innocenti, ma non so se anche loro condividono questa empatia da 76 anni. Questo dolore non lo auguro a nessuno”.

Sabina, arrivata dalla Russia nel 2022: “Quando tutto ha avuto inizio non capivo la situazione. Non potevo immaginare. Quando sono arrivata a Rondine ho capito il dolore degli ucraini. Quello che proviamo noi non è paragonabile, ma soffriamo anche noi. Il popolo ne paga le conseguenze“.

Kateryna, arrivata dall’Ucraina nel 2022: “La grande guerra che la Russia ha iniziato due anni fa ha portato ferite profonde e quelle visibili sono le città distrutte, le vite interrotte. Ma ci sono anche ferite non visibili che ci distruggono pian piano dall’interno. Nel mio dizionario non c’erano parole per descrivere questa esperienza. Non è dolore, non è tristezza, non è paura…è qualcosa di molto di più” .

Il modello Rondine ruota attorno a un concetto, semplice ma rivoluzionario di questi tempi: la persona al centro.