Emergenza migranti Lampedusa, dall'isola arrivano esempi di solidarietà e umanità che non tutti comprendono

Chi si getta in mare per salvarli, chi li ospita a cena. Sui social c'è addirittura chi li critica e la politica? "Ci ha lasciati soli"

di MAURIZIO COSTANZO -
14 settembre 2023
Garante, 'a Lampedusa un dramma, ma rimpatri sono difficili'

Garante, 'a Lampedusa un dramma, ma rimpatri sono difficili'

Gesti eroici e non che testimoniano l’importanza della solidarietà. L'isola di Lampedusa, in un periodo difficile dal punto di vista degli sbarchi, sta dimostrando di averne tanta.

Si getta in mare per salvare i migranti

La protagonista è una ragazza che non ha esitato a mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri. Una giornata che resterà per sempre impressa nella memoria di Francesca Matina che mentre si trovava in barca a godersi il mare di Lampedusa, senza pensarci troppo si è tuffata in mare per salvare un gruppo di migranti. Il naufragio era avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri alla Tabaccara, la scogliera a picco sul mare contro la quale si è schiantato il barchino sul quale viaggiavano 48 persone. "Sono stati momenti davvero difficili - ha raccontato la ragazza ai giornalisti presenti -, le persone in mare annaspavano e invocavano aiuto. Salvare vite umane è un'esperienza bruttissima e bellissima allo stesso tempo. Per fortuna tutto è andato bene, ma purtroppo non sempre finisce così". Francesca, 31 anni, lampedusana doc, figlia del capo reparto dei vigili del fuoco dell'isola Giacomo Matina, lavora a Palermo come addetta al marketing di un'azienda. E' lei a raccontare come è riuscita a salvare quattro naufraghi, tra cui due donne.
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Uno scatto sulla barca subito dopo il salvataggio (Ansa)

Lo schianto contro gli scogli poi il salvataggio

"Ero sulla barca con i miei zii  ed il mio amico Gonzalo - ricostruisce -, stavamo levando l'ancora per rientrare, tanto che ci eravamo già rivestiti, quando abbiamo visto questo barchino schiantarsi contro gli scogli. A questo punto, con Gonzalo non ci abbiamo pensato due volte e ci siamo gettati in mare coi salvagenti. Sono stati attimi di terrore, ma non potevamo lasciare morire quelle persone che chiedevano aiuto". Nel frattempo gli zii di Francesca hanno richiamato l'attenzione di un altro motoscafo che, essendo di dimensioni più piccole, si è potuto avvicinare ai naufraghi i quali si sono subito aggrappati allo scafo. "Sono stati momenti di grande concitazione - spiega Francesca - ho cercato di rassicurarli, ma erano infreddoliti ed impauriti, avevano sete e abbiamo dato acqua, per fortuna alla fine tutti i naufraghi, tra cui tre bambini, sono stati salvati, anche grazie all'arrivo della Guardia Costiera".

"L'accoglienza è nella nostra indole, ma siamo soli"

"L'accoglienza - sottolinea Francesca - fa parte della nostra indole. Noi lampedusani l'abbiamo nel sangue, ma oggi la sensazione che provo è quella di panico e rabbia. Non si possono accogliere persone in questo modo, tutte ammassate sulle barche della Guardia Costiera, disidratati, sofferenti, distrutti dal viaggio. La verità è che siamo sempre soli nell'accogliere i migranti in fuga dai loro paesi. Siamo stati lasciati soli e abbandonati dall'Europa". Francesca racconta i particolari del salvataggio senza esaltarsi. "Non siamo degli eroi, siamo soltanto esseri umani che hanno cercato di salvare altri esseri umani in difficoltà. E stavolta è andata bene. Se dovessi vivere in un'altra vita da migrante, mi auguro di ricevere lo stesso aiuto".

Apre le porte di casa ai migranti in cerca di cibo

Un altro esempio di umanità, di solidarietà, che arriva sempre da Lampedusa è la storia del vigile del fuoco Antonello Di Malta, che ha deciso di condividere la cena con un gruppo di migranti. E a quanto pare non è il solo. Stava per uscire quando, all'improvviso, s'è ritrovato davanti casa una decina di giovani del Burkina Faso che chiedevano da mangiare. Anche loro si erano allontanati dall'hotspot di contrada Imbriacola ed erano in cerca di cibo. "Erano stremati, ma soprattutto affamati - ha raccontato il vigile del fuoco - uno di loro si è messo in ginocchio chiedendo da mangiare". Di Malta ha rinunciato alla sua cena con amici, è rientrato a casa e, assieme alla madre, ha preparato una spaghettata. "Li ho fatti accomodare nella veranda di casa mia - racconta Di Malta - e abbiamo cenato con loro. Avevano una fame pazzesca. Ma questa cosa la stanno facendo tutti, o quasi, i lampedusani. Perché tutti diamo una mano".
 
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Di Malta non se l'è sentita, e lo dice chiaramente, "di lasciarli senza cibo". "Mi hanno raccontato di essere originari del Burkina Faso, di essere partiti da Sfax e che hanno fatto un viaggio di 4 giorni. Alcuni dei miei ospiti erano arrivati ieri mattina, altri erano qui da due giorni".

I commenti sui social

In tantissimi, sotto i post di entrambe le notizie, hanno commentato con affetto, vicinanza e applausi ai due protagonisti delle storie raccontate, entrambi simbolo dell'accoglienza che caratterizza il popolo siciliano. Molte le persone che li hanno ringraziati a nome di quell'umanità spesso dimenticata e trascurata. E infatti qualcuno ha dimostrato memoria corta persino di fronte a questi esempi positivi commentando con frasi e parole denigratorie, messaggi che evidenziano un'indifferenza preoccupante e un odio ingiustificato che nei social, purtroppo, trovano spazio ed eco.

La strage di Cutro

Il 26 febbraio scorso a Cutro è avvenuto il naufragio che segnava una delle più grandi tragedie dell'immigrazione. Novantaquattro le vittime accertate dello schianto del caicco "Summer love" sulle coste crotonesi: 59 erano adulti, donne e uomini, e 35 di loro erano minori. Una strage di minori. La rotta turca, da anni ormai, si caratterizza per essere una di quelle più battute dalle famiglie. I migranti provenienti da paesi come Afghanistan, Iran e Iraq, infatti, spesso si muovono in gruppi familiari, con una forte presenza di minori. Il mare ha restituito i corpi, di uomini e bambini, anche a chilometri di distanza. Con l'intento di recuperarli tutti, le ricerche sono state estese su un tratto di costa di 13 chilometri, sulla base delle correnti e dei luoghi di ritrovamento delle vittime. Una strage che ha alzato un polverone, col governo messo sotto accusa su responsabilità da ricercare nelle politiche verso i migranti portate avanti negli ultimi decenni. Le stesse che sia Francesca Matina che Antonello Di Malta sottolineano con forza e rabbia, di fronte alle scene che gli si presentano davanti quotidianamente e in questi giorni di più.