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Home » Attualità » Folle burocrazia: 200 km al giorno per andare a scuola. L’odissea di una 15enne diversamente abile.

Folle burocrazia: 200 km al giorno per andare a scuola. L’odissea di una 15enne diversamente abile.

La studentessa abita in uno dei comuni marchigiani colpiti dal sisma del 2016: l'istituto più vicino non dà vita alla sezione "moda", perché gli iscritti non raggiungono il tetto previsto. I genitori: "Uccidete sil sogno di nostra figlia". Interviene il ministro

Federico Martini
13 Agosto 2021
Il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, Catania, 22 giugno 2021.
ANSA/Uff. stampa ministero dell'Istruzione

Il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, Catania, 22 giugno 2021. ANSA/Uff. stampa ministero dell'Istruzione

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Una studentessa diversamente abile di 15 anni, che vive in uno dei comuni dell’Appennino marchigiano maggiormente colpiti dal sisma del 2016, rischia di rinunciare alla scuola dei suoi sogni per colpa della burocrazia. Si è iscritta all’istituto professionale “Frau” di Tolentino, sezione moda, ma al momento le iscrizioni sono ferme a 13, un numero ritenuto insufficiente per formare una classe, come evidenziato dall’Ufficio scolastico regionale.

Ma non sono dello stesso avviso il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, il sindaco del borgo dove vive la studentessa e nemmeno il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, che ha chiesto l’intervento del ministro della pubblica istruzione, Patrizio Bianchi, per applicare la deroga che permette ai territori svantaggiati e quindi anche a quelli del cratere sismico, di formare classi anche con un numero di studenti inferiore a quello previsto dalle norme per situazioni ordinarie. “È incredibile – afferma Acquaroli – che nel 2021 non sia garantito a tutti il diritto allo studio e in particolare alle fasce di popolazione più fragili“.

 

I genitori non demordono

 

Intanto, i genitori della ragazzina non hanno alcuna intenzione di retrocedere di un millimetro, rivendicano il diritto allo studio della loro figlia e “delle altre ragazzine che vivono nelle nostre zone e che vogliono seguire la sezione moda”, dicono all’agenzia Ansa.

L’alternativa a Tolentino sarebbe raggiungere Civitanova Marche: «Cosa impossibile – osserva la mamma – non ci sono mezzi per arrivare. Significherebbe ogni giorno fare circa 200 chilometri – aggiunge – Comporterebbe arrivare con il pullman a Tolentino e da qui prendere forse il treno e quindi entrare in classe, se tutto va bene, alle 11″.

 

“Uccidono un sogno”

 

“Ma come si fa a dire a una ragazzina con disabilità di andarsene a Civitanova?», chiedono i due sindaci che aggiungono: «Vuol dire impedire a questa studentessa il suo diritto allo studio». Un concetto ripreso e rafforzato sia dai genitori della quindicenne che dal governatore Acquaroli. «Mia figlia – spiega ancora la mamma – ha il desiderio di frequentare questo indirizzo, ma soprattutto riteniamo che questo sia il percorso formativo più adatto alle sue capacità e di questo bisogna tener conto assolutamente”.  “In zona – aggiungono i genitori – non ci sono altri istituti professionali idonei, ci sono solo percorsi di meccanica o elettronica”. “Impedire a nostra figlia di frequentare l’indirizzo moda – concludono – all’istituto di Tolentino, significa ucciderle un sogno”.

 

La telefonata del ministro Bianchi

 

«Mi ha appena chiamato il ministro dell’istruzione Bianchi per dirmi di aver preso in carico la vicenda legata alla giovane studentessa e alla mancata apertura delle prima classi dell’istituto superiore». Lo scrive su Fb il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli sulla vicenda di cui aveva scritto al ministero. Il ministro, riferisce Acquaroli, «mi ha riferito che cercherà di individuare una soluzione per soddisfare l’esigenza rappresentata, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico e con gli altri enti coinvolti. In attesa di conoscere la soluzione che si prospetterà per il caso specifico, – conclude il presidente della Regione – ringrazio il ministro per la solerzia con cui si è attivato nel comprendere la problematica”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

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#lucenews #giornatacontroilbullismo
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“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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La telefonata del ministro Bianchi

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