C’era una volta un Re. Nelle piscine del suo
faraonico maniero a Los Angeles, quasi 2 mila metri quadri di superficie, 29 stanze, campo da tennis, piscina e perfino una grotta, saltellavano candidi esserini,
coniglietti biondissimi, dotati di petto e cosce da far invidia a una faraona reale. Creature mitologiche, spesso immortalate come Madre Natura le aveva fatte, sul paginone centrale di
“Playboy”, rivista
fondata da Hugh Hefner nel 1953 con una
Marilyn Monroe non ancora versione platino sulla prima, indimenticabile copertina.
L'editore Hugh Hefner, fondatore della rivista "Playboy", è morto nel 2017 all’età di 91 anni
Ora
quel Re è nudo. Smascherato da una da una docu-serie in 10 puntate, trasmessa
in anteprima da A&E dal 24 gennaio.
Hugh Hefner era un vampiro: camuffato da paladino della libertà sessuale,
Hef - questo l’affettuoso soprannome dato all’editore statunitense, fondatore della celebre rivista erotica
"Playboy" e a capo del
Playboy Enterprises - "manipolava e drogava le donne costringendole a partecipare a orge degradanti e pensando che fossero di sua proprietà”.
Le rivelazioni choc
Queste alcune delle
rivelazioni shock che danno vita alla
docu-serie in 10 puntate, che svelano l’oscuro dietro le quinte, tra
droghe, abusi sessuali e bestialità, della Playbloy Mansion, la villa del patron della nota rivista, morto nel 2017 all’età di 91 anni. Una location da favola per una realtà da incubo, almeno così è stato per le ragazze che raccontano
episodi allucinanti, a base di droga, umiliazione e soprattutto abusi sessuali e perversioni. A parlare, spesso per la prima volta in questi termini, sono alcune delle famose ex fidanzate e “muse” di Hefner, considerato tra i personaggi più iconici (nel bene e nel male) della cultura americana del Novecento. Davanti alle telecamere sfilano bellezze come
Holly Madison e Sondra Theodore o l’ex Bunny Mother PJ Masten, e le accuse sono gravi e circostanziate.
L'editore Hugh Hefner, fondatore della rivista "Playboy", è morto nel 2017 all’età di 91 anni
Nei confronti di Hefner, certo, ma anche dei suoi amici “intoccabili” come il conduttore
Don Cornelius, volto e voce della celebre trasmissione
"Soul Train", che secondo le ricostruzioni avrebbe addirittura tenuto in ostaggio due conigliette violentandone una a più riprese.
Copertina di “Playboy”, rivista fondata nel 1953 dall’editore Hugh Hefner, morto nel 2017 all’età di 91 anni
Secondo le confessioni di alcune delle ex fidanzate di Hefner, da Holly Madison a Sondra Theodore e l’ex “Bunny Mother” PJ Masten, all’interno della Playboy Mansion succedeva davvero di tutto. I membri VIP dei nightclub di Playboy potevano fare quello che volevano, incluso il venerato conduttore di Soul Train Don Cornelius che avrebbe tenuto in ostaggio due conigliette violentandone ripetutamente una.
Holly Madison, Playmate, che ha frequentato Hefner per otto anni, racconta anche di come il fondatore di Playboy
abbia rifiutato di usare la protezione durante il sesso e di come lo stile di vita nella Mansion, l’abbia portata
più volte a considerare il suicidio. La serie include anche un’intervista con
Linda Lovelace, la pornostar degli anni Settanta, protagonista di
"Gola profonda", che racconta di essere stata
trattata come un “pezzo di carne” e costretta a
fare sesso orale con un pastore tedesco mentre Hefner e i suoi amici guardavano. Theodore, che ora ha 65 anni, rivela invece come Hefner pretendesse orge e sesso di gruppo nella villa cinque sere a settimana e ha descritto le sue richieste sessuali come “brutali”: “Spesso mi spaventava... non potevi soddisfarlo.
Voleva sempre di più e di più. Con ognuna delle nuove ragazze andava in scena lo stesso copione ogni volta, lui le accoglieva in famiglia abbracciandole ma era tutta un bugia. Non eravamo niente per lui...
Era come un vampiro. Ha risucchiato la vita a queste ragazze per decenni’.
Lisa Loving Barrett, assistente esecutiva di Hefner durante tra gli anni Settanta e Ottanta ha raccontato che Hefner, dipendente lui stesso da
anfetamine e cocaina, aveva una scorta di
Quaaludes, il potente sedativo con cui le accusatrici di
Bill Cosby sostenevano che lui le avesse drogate.
Rivelazioni shock sull’editore Hugh Hefner (nella foto con Paris Hilton) in una nuova docu-serie in onda dal 24 gennaio
Barrett ha detto che nella villa di Playboy la droga era nota come
“divaricatore di gambe” e che veniva considerata un
“male necessario” perché costringeva le donne a fare qualsiasi cosa. Ogni settimana inoltre Hefner organizzava le cosiddette
“Pig Nights” durante le quali portava una dozzina di prostitute “brutte” per fare sesso con i suoi amici. Sondra Theodore, che ora ha 65 anni, rivela invece come Hefner pretendesse orge e sesso di gruppo nella villa cinque sere a settimana e ha descritto le sue richieste sessuali come “brutali.
Il ritorno al nudo
La rivista era il vero fiore all'occhiello per Hefner, ma ha conosciuto momenti di grande crisi. Cinque anni fa, dopo
una pausa durata 12 mesi di infruttuosa castità, sulla patinata rivista
tornarono le conigliette nude: dopo il cambiamento voluta dal direttore del magazine, Scott Fiandre e approvata anche da
Hugh Hefner in persona, in cui le modelle - sempre sexy e mozzafiato - erano state rivestite, l’editore aveva deciso di tornare alla tradizione con le conigliette con seni, glutei e ogni tesoro in bella mostra senza alcuna censura se non, come era in passato, il buon gusto e la bravura dei fotografi. Decisione caldeggiata dal nuovo capo della rivista
Cooper Hefner, figlio del mitico fondatore, “
Re” Hugh Hefner appunto, morto a 91 anni,
con al fianco una moglie (la terza) nata 60 anni dopo di lui.
Rivelazioni shock sull’editore Hugh Hefner in una nuova docu-serie in onda dal 24 gennaio
“Sono il primo ad ammettere che il modo in cui la rivista mostrava il nudo era superato, ma rimuoverlo completamente è stato un errore – il mea culpa di Hefner jr –:
oggi ci riprendiamo la nostra identità, rivendicando ciò che siamo». Con autoironia, Playboy si è preso in giro pubblicando su twitter la copertina del prossimo numero di marzo-aprile della sua Playmate del mese - ragazza acqua e sapone di cui in prima non si vede nulla - con l’hashtag
#NakedIsNormal. La rivista aveva iniziato a eliminare i nudi storicamente pubblicati accanto a grandi interviste (a colossi del calibro di Henry Kissinger), dal numero del marzo 2016, chiudendo con l’ennesimo scatto osé di
Pamela Anderson,
apparsa sulla copertina di Playboy 13 volte del 1989, nella speranza di aumentare gli abbonamenti online e la vendita delle copie di carta.
Mai tentativo fu più fallimentare; la tiratura precipitò a 700mila copie. Non male, si potrebbe pensare, se non fosse che
negli anni ’70 la rivista arrivò a venderne qualcosa come 5,6 milioni. A tenere in piedi l’impero dell’eros ci ha pensato soprattutto la forza del brand, quel
coniglietto stilizzato con il papillon diventato un vero e proprio “logo” – tanto da apparire spesso tatuato sull’attaccatura delle natiche o sul seno di bellezze di ogni parte del globo –- , tra i più riconoscibili al mondo. La prova? Gran parte delle entrate derivano proprio dal “licensing” del suo simbolo per la vendita di cosmetici, bibite e gioielli a livello planetario. In effetti, la vera sfida per Playboy consiste nel garantirsi lettori tra le nuove generazioni dell’era digitale.
Hugh Hefner nella villa a Los Angeles, quasi 2 mila metri quadri di superficie, 29 stanze, campo da tennis, piscina e perfino una grotta
Il nudo, da solo, non può bastare, ma a “Playboy” devono essersi convinti che rinunciandovi diventa ancora più difficile portare i giovani verso i contenuti di “spessore” della patinata rivista. Come il saggio pubblicato sul primo numero
“nuovamente nudo”, firmato dall’attrice britannica
Scarlett Byrne, la Pansy Parkinson fidanzatina di Harry Potter sul grande schermo, e dello stesso Cooper Hefner nella vita, dedicato alla campagna
“Free the Nipple”. Letteralmente, “liberiamo i capezzoli”, movimento nato negli Stati Uniti con l’obiettivo di
allentare le maglie della legislazione in merito all’allattamento in pubblico e al topless in generale, denunciando la disparità di trattamento rispetto alle possibilità di esposizione del corpo maschile. Tema che si sposa perfettamente con il nuovo corso di “Playboy”. “Sarà sempre marchio di uno stile di vita focalizzato sugli interessi degli uomini - concluse Cooper Hefner -, ma se i ruoli di genere continuano a evolversi nella società, dobbiamo farlo anche noi".
L’ascesa e la fine delle rivista
Pamela Anderson (oggi 54 anni) in una delle tante copertina di “Playboy”, rivista fondata nel 1953 da Hugh Hefner
Dopo il baratro, "Playboy", la celebre rivista erotica rivolta al pubblico maschile, fondata nel 1953 a Chicago da Hugh Hefner, due anni fa è
torna in Borsa.
Dalla morte di Hefner, avvenuta nel 2017 all’età di 91 anni,
Playboy ha abbandonato l’editoria per diventare più che altro un’attività commerciale e di licenza del marchio. La famiglia Hefner ha venduto la sua partecipazione del 35% nella società a Rizvi Traverse nel 2018 per 35 milioni di dollari.
All’inizio del 2020 Playboy aveva smesso di pubblicare la sua rivista, dopo 70 anni di attività. Playboy è diventata famosa, non solo per i suoi nudi in copertina ma anche
per aver raccontato la rivoluzione sessuale degli anni Settanta. Nel febbraio del 2020, la società ha acquisito
Yandy.com, un’attività online di abbigliamento e accessori per adulti con un ampio elenco di clienti e una considerevole infrastruttura di distribuzione e adempimento.