Impiegate del Comune si sposano tra di loro, vengono demansionate e costrette a dimettersi: adesso il sindaco è stato condannato per discriminazione. Succede a Calcinato, un comune di poco più di 12mila abitanti in provincia di Brescia e la storia risale a un paio di anni fa. Le due donne, Federica Lombardo e Luisa Zampiceni, rispettivamente ex responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Calcinato e l’ex comandante della Polizia locale dello stesso comune bresciano, si sono sposate con un’unione civile nel 2020. Dopo qualche tempo per entrambe arriva il demansionamento: a Lombardo nel gennaio del 2021 viene tolto il ruolo di responsabile dell'ufficio tecnico che ricopriva dal 2011 e viene sostituita con una collega neoassunta. “Una rotazione mai fatta prima e, neppure dopo, con un atteggiamento discriminante - scrivono i giudici nella sentenza - che non viene fatta subito nel 2020 per non creare sospetti”. Nello stesso periodo “il Comune - si legge ancora - inizia un atteggiamento discriminatorio anche nei confronti del suo ormai ex comandante Zampiceni, modificando ad hoc la convenzione stipulata dai comuni di Calcinato, Lonato e Bedizzole che sono in convenzione di servizio costringendola di fatto a dimettersi”.
Per i fatti, la Corte d'appello di Brescia ha ribaltato la sentenza di primo grado e condannato la sindaca di Calcinato Nicoletta Maestri, il suo vice Mirco Cinquetti e l'assessore alla Polizia locale Stefano Vergano. I tre sono stati condannati per “il carattere discriminatorio - si legge nella sentenza - della loro condotta dopo l'unione civile di due dipendenti”. Nell'atto si legge anche: "La giunta comunale è composta da almeno due assessori, tra cui il vicesindaco, che hanno manifestato in varie occasioni la loro disapprovazione dei legami tra persone omosessuali e il loro dissenso contro la legge per le unioni civili". Il primo ricorso era stato respinto dalla sezione del Lavoro del Tribunale di Brescia. Adesso, invece, la sentenza che riconosce la discriminazione sessuale. Il Comune di Calcinato, inoltre, dovrà risarcire le due donne per decine di migliaia di euro più 7mila euro di spese legali.