La Corte Suprema indiana rifiuta di legalizzare il matrimonio omosessuale

Il collegio dei giudici si è espresso per il no, evidenziando come sia di competenza dei legislatori decidere in materia: "I diritti della comunità Lgbtq+ vanno tutelati"

di MARIANNA GRAZI -
17 ottobre 2023
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La Corte Suprema indiana ha rifiutato di legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il verdetto del collegio, riunitosi il 17 ottobre allo Humsafar Trust di Mumbai, non è stato unanime, ma alla fine il presidente ha dichiarato di non poter regolarizzare tali unioni perché questo compito spetta al Parlamento. Un verdetto che infrange le speranze della comunità Lgbtq+, che in India conta diversi milioni di persone. Allo stesso tempo, comunque, la giuria ha affermato che i loro diritti devono essere rispettati.

Le petizioni degli attivisti e la risposta del governo indiano

I cinque togati, compreso il presidente D.Y. Chandrachud, hanno ascoltato numerose petizioni e argomentazioni tra aprile e maggio, con cui attivisti ed esponenti della comunità chiedevano di cambiare la legge per consentire alle persone gay, lesbiche, bisex e trans di sposarsi legalmente in India. Un diritto che volevano venisse una volta per tutte sancito a livello costituzionale. Solo Taiwan e il Nepal, infatti, consentono le unioni tra persone dello stesso sesso in Asia, dove i valori ampiamente conservatori dominano ancora la politica e la società.
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Un gruppo di persone che ha lanciato le petizioni e si è rivolto alla Corte Suprema attende ansioso la sentenza (Reuters)

Il governo indiano del primo ministro Narendra Modi si era opposto alle petizioni, definendole "opinioni elitarie urbane" e affermando che il Parlamento è il posto giusto per discutere e legiferare in materia.  I leader religiosi si sono opposti con forza alla richiesta, affermando che è contrario alla cultura del Paese, perché tali matrimoni non sono "paragonabili al concetto di unità familiare indiana di un marito, una moglie e dei figli".

La sentenza: no alla legalizzazione matrimoni omosessuali

La decisione del collegio arriva cinque anni dopo uno storico dispositivo del 2018, quando la stessa Corte Suprema eliminò il divieto di epoca coloniale sul sesso tra persone dello stesso sesso. I firmatari delle petizioni di quest'anno hanno affermato che il fatto di non potersi sposare viola i loro diritti costituzionali.
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Attivisti ascoltano la sentenza che rifiuta di legalizzare le unioni matrimoniali tra le persone dello stesso sesso

A dimostrazione di quanto la questione sia ancora controversa in India, il collegio di cinque giudici della Corte suprema ha dichiarato di essere diviso sulla questione e ha scritto quattro sentenze separate. Due si erano espressi a favore delle unioni omosessuali, ma il verdetto di maggioranza si è pronunciato contro di loro. Nonostante la modifica di legge cinque anni fa, la società è rimasta in gran parte conservatrice e c'è stata resistenza ad aprire alle unioni riconosciute delle coppie omosessuali, che devono ancora affrontare una discriminazione dilagante nella società.

Le discriminazioni e l'appello ai legislatori

Gli attivisti si erano battuti per emendare la legge speciale indiana sul matrimonio, che consente le unioni civili tra coppie di religioni diverse, per estenderla a quelle dello stesso sesso. Tuttavia, il presidente DY Chandrachudn ha stabilito che l'emendamento non rientrava nelle competenze del tribunale. Tuttavia, nella sua sentenza ha evidenziato che le persone Lgbtq+ devono avere il diritto di scegliere il proprio partner e non devono essere discriminate dalla legge. "La queerness non è un'élite. Non è un concetto urbano o limitato alle classi alte della società", ha affermato. Il giudice Kaul, che faceva parte del collegio giudicante, ha espresso il suo sostegno al matrimonio omosessuale. "Le unioni non eterosessuali ed eterosessuali devono essere viste come due facce della stessa medaglia".
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Nel 2018 era stato abolito il divieto di epoca coloniale di attività sessuali tra persone dello stesso sesso

Il collega S. Ravindra Bhat ha chiesto la formazione di una "commissione di alto livello" per valutare le leggi che discriminano indirettamente le coppie Lgbtq+, negando loro "benefici compensativi o diritti di assistenza sociale" che di solito derivano dall'essere legalmente sposati. "La corte non può impegnarsi in questo complesso compito, lo Stato deve studiare l'impatto di queste politiche e di questi diritti", ha aggiunto. Le leggi indiane sul matrimonio impediscono a milioni di persone di accedere alle tutele legali date dal matrimonio, in merito a questioni come l'adozione, l'assicurazione e l'eredità.