Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Iran, il presidente Raisi rifiuta l’intervista con la giornalista della Cnn senza velo

Iran, il presidente Raisi rifiuta l’intervista con la giornalista della Cnn senza velo

La reporter Christiane Amanpour: "Credo che non voglia essere visto con una donna senza hijab nel momento in cui nel suo Paese infuriano le proteste"

Barbara Berti
23 Settembre 2022
Christiane Amanpour avrebbe dovuto intervistare il presidente iraniano Ebrahim Raisi ma lui si è rifiutato (Instagram)

Christiane Amanpour avrebbe dovuto intervistare il presidente iraniano Ebrahim Raisi ma lui si è rifiutato (Instagram)

Share on FacebookShare on Twitter

All’ultimo minuto il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha rifiutato un’intervista con la Cnn perché la famosa giornalista Christiane Amanpour si è rifiutata di indossare il velo. Lo ha raccontato la stessa giornalista e inviata di guerra britannica di origine iraniana, 64 anni, che avrebbe dovuto intervistare il leader iraniano. Dopo il rifiuto di Raisi, la giornalista – sui suoi profili social – ha pubblicato la foto della sedia vuota nel luogo in cui si sarebbe dovuto tenere il colloquio, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York.

“Le proteste stanno spazzando l’Iran e le donne stanno bruciando i loro hijab dopo la morte di Mahsa Amini, la scorsa settimana, a seguito del suo arresto da parte della ‘polizia della moralità’. I gruppi per i diritti umani dicono che almeno otto sono stati uccisi” scrive la reporter. E aggiunge: “Ieri sera (lo scorso 21 settembre, ndr), avevo intenzione di chiedere al presidente iraniano Raisi di tutto questo e molto altro. Questa sarebbe stata la prima intervista in assoluto del presidente Raisi sul suolo statunitense, durante la sua visita a New York per l’Unga (Assemblea generale delle Nazioni Unite, ndr)”.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)

La giornalista di origini iraniane spiega poi quello che le è stato ‘gentilmente’ chiesto: “Dopo settimane di pianificazione e otto ore di allestimento attrezzature per traduzione, luci e telecamere, eravamo pronti. Ma nessuna traccia del Presidente Raisi. 40 minuti dopo l’inizio del colloquio, è venuto un assistente. Il presidente, ha detto, mi stava suggerendo di indossare un velo, perché sono i mesi santi di Muharram e Safar. Ho gentilmente rifiutato. Siamo a New York, dove non c’è legge o tradizione per quanto riguarda il velo. Ho precisato che nessun precedente presidente iraniano lo ha richiesto quando li ho intervistati fuori dall’Iran. L’assistente ha chiarito che l’intervista non sarebbe avvenuta se non avessi indossato un velo. Ha detto che è ‘una questione di rispetto’ e ha fatto riferimento alla ‘situazione in Iran’, alludendo alle proteste che spazzano il paese. Ancora, ho detto che non potevo accettare questa condizione senza precedenti e inaspettata”. La giornalista a quel punto a deciso di stoppare tutto: “E così ce ne siamo andati. L’intervista non è avvenuta. Mentre le proteste continuano in Iran e le persone vengono uccise, sarebbe stato un momento importante per parlare con il presidente Raisi”.

Masha Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano (Instagram)
Masha Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano (Instagram)

Nella serata del 22 settembre – quasi a risposta del post della giornalista – il presidente iraniano ha dichiarato che la morte di Mahsa Amini, che ha causato proteste “sarà oggetto di indagine”. Da New York, inoltre, Amini ha fatto sapere di aver “contattato la famiglia della vittima e ho assicurato che continueremo a investigare velocemente l’incidente. La nostra preoccupazione è la salvaguardia dei diritti di tutti i cittadini”.

Potrebbe interessarti anche

Zahra Amir Ebrahimi vincitrice della Palma d'oro al Festival di Cannes 2022 (Instagram)
Spettacolo

Zahra Amir Ebrahimi, chi è l’attrice iraniana vittima di un sex tape per cui ha rischiato la lapidazione

29 Gennaio 2023
Una scena del cortometraggio a luci rosse con Michel Houellebecq
Lifestyle

Lo scrittore più famoso di Francia si dà al porno: video a luci rosse choc

30 Gennaio 2023
Neonato morto a Roma: la madre si addormenta durante l'allattamento
Attualità

Neonato morto a Roma: cos’è il rooming in, tra benefici e rischio stanchezza della madre

27 Gennaio 2023

Instagram

  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
All’ultimo minuto il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha rifiutato un'intervista con la Cnn perché la famosa giornalista Christiane Amanpour si è rifiutata di indossare il velo. Lo ha raccontato la stessa giornalista e inviata di guerra britannica di origine iraniana, 64 anni, che avrebbe dovuto intervistare il leader iraniano. Dopo il rifiuto di Raisi, la giornalista – sui suoi profili social – ha pubblicato la foto della sedia vuota nel luogo in cui si sarebbe dovuto tenere il colloquio, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York. “Le proteste stanno spazzando l'Iran e le donne stanno bruciando i loro hijab dopo la morte di Mahsa Amini, la scorsa settimana, a seguito del suo arresto da parte della 'polizia della moralità'. I gruppi per i diritti umani dicono che almeno otto sono stati uccisi” scrive la reporter. E aggiunge: “Ieri sera (lo scorso 21 settembre, ndr), avevo intenzione di chiedere al presidente iraniano Raisi di tutto questo e molto altro. Questa sarebbe stata la prima intervista in assoluto del presidente Raisi sul suolo statunitense, durante la sua visita a New York per l'Unga (Assemblea generale delle Nazioni Unite, ndr)”.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)
La giornalista di origini iraniane spiega poi quello che le è stato ‘gentilmente’ chiesto: “Dopo settimane di pianificazione e otto ore di allestimento attrezzature per traduzione, luci e telecamere, eravamo pronti. Ma nessuna traccia del Presidente Raisi. 40 minuti dopo l'inizio del colloquio, è venuto un assistente. Il presidente, ha detto, mi stava suggerendo di indossare un velo, perché sono i mesi santi di Muharram e Safar. Ho gentilmente rifiutato. Siamo a New York, dove non c'è legge o tradizione per quanto riguarda il velo. Ho precisato che nessun precedente presidente iraniano lo ha richiesto quando li ho intervistati fuori dall'Iran. L'assistente ha chiarito che l'intervista non sarebbe avvenuta se non avessi indossato un velo. Ha detto che è ‘una questione di rispetto’ e ha fatto riferimento alla ‘situazione in Iran’, alludendo alle proteste che spazzano il paese. Ancora, ho detto che non potevo accettare questa condizione senza precedenti e inaspettata”. La giornalista a quel punto a deciso di stoppare tutto: “E così ce ne siamo andati. L'intervista non è avvenuta. Mentre le proteste continuano in Iran e le persone vengono uccise, sarebbe stato un momento importante per parlare con il presidente Raisi”.
Masha Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano (Instagram)
Masha Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano (Instagram)
Nella serata del 22 settembre – quasi a risposta del post della giornalista - il presidente iraniano ha dichiarato che la morte di Mahsa Amini, che ha causato proteste “sarà oggetto di indagine”. Da New York, inoltre, Amini ha fatto sapere di aver “contattato la famiglia della vittima e ho assicurato che continueremo a investigare velocemente l'incidente. La nostra preoccupazione è la salvaguardia dei diritti di tutti i cittadini”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto