Quando Rayan ha spento la sua piccola luce, non ha avuto paura. Non aveva avuto nemmeno paura del buio. Beh, all’inizio forse un po’. Soprattutto aveva male. Ma paura no. A lui piaceva stare al buio. Si infilava sotto il letto con il suo orsetto, Humut, perché anche a lui piaceva nascondersi. Se ne stavano lì per ore a fare delle chiacchiere sperando che nessuno li trovasse. Humut era bravo: mai uno starnuto, un colpo di tosse che lo facesse notare. Rayan un po’ meno, ma insomma solo la mamma alla fine riusciva a scovarli. Così quando è finito laggiù, in fondo a quel buco, ha sperato che anche il suo amico lo avesse seguito “Humut, Humut, ci sei …?” “Certo, sono qui, nella galleria a fianco, non ti vedo ma possiamo parlare”.
Le giornate erano lunghe laggiù. Rayan sentiva dei rumori, anche la voce del papà, gli arrivò anche qualcosa da bere. Ma il buio non faceva paura. “Che fai Humut?” “Niente, sto qui, ti faccio compagnia. Che facciamo? Ci facciamo trovare o stiamo nascosti”. Rayan non era sicuro di quello che volesse. Aveva male. Aveva fame, sete. Forse voleva che li trovassero, però non subito. “Aspettiamo ancora un po’, tanto stiamo qui io e te, poi ci trovano e andiamo in giardino a giocare”.
Quando sentiva la voce del papà, Rayan era contento: lo avevano scoperto, ma non del tutto. Avevano capito che era in quel buco, ma ancora non riuscivano a prenderlo. Mica come quando stava sotto il letto. “Come stai Rayan, io ho il pelo, ma tu no. Hai freddo?”. “Grazie amico mio, si, ho tanto freddo, ho sempre più freddo. Vorrei stringerti che mi fai un po’ caldo. Vorrei stringere la mamma.” “Dai, deciso, adesso ci facciamo trovare. Io ho un amico, si chiama Ali, che sa scavare, che sa scendere giù nei buchi per trovare i bambini e gli orsacchiotti. Adesso gli mando un segnale”. “Grazie Humut, ho male e tanto freddo, adesso dormo un po”. Chiuse gli occhi e faceva ancora più buio. Ma non aveva paura. C’era Humut. Poi arrivava Ali e lo portava dalla mamma. Quando la piccola luce di Rayan si è spenta, se ne è accesa una grande. Calda. C’erano tanti bambini. Tanti orsetti. “Vieni Rayan, ti aspettavamo”.
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