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Anoftalmia bilaterale, è questa la malattia che ha colpito il piccolo e che determina la completa mancanza di formazione e accrescimento delle vescicole ottiche (Instagram)
È nato senza occhi in Senegal. Mouhamed, il piccolo con una rara malformazione al bulbo oculare scoperta subito dopo il parto, sta per compiere un anno. Nel suo Paese nessuno aveva le possibilità per aiutarlo e per questo il suo papà ha messo in moto un meccanismo grazie al quale il neonato è riuscito ad arrivare con la mamma a Roma, ospite dell'Associazione Kim, per ricevere delle protesi oculari che cresceranno insieme a lui.
Il piccolo è stato curato in Italia grazie al programma umanitario dell'Ospedale della Santa Sede, nonostante fosse sprovvisto di qualsiasi forma di assistenza sanitaria. La sua famiglia è arrivata in Italia lo scorso marzo, quando il bimbo aveva circa 8 mesi. Per aiutare Mouhamed si sono mobilitati molti specialisti che hanno lavorato in sinergia per garantire le migliori risorse diagnostiche e assistenziali ai piccoli e alle loro famiglie, fra cui proprio la dottoressa Modugno. "Da molti anni al Bambino Gesù lavoriamo insieme a UOC di Oculistica per curare i piccoli con patologie gravi come l'anoftalmia, la microftalmia e il coloboma", ha spiegato il dottor Andrea Bartuli. "Accogliere Mouhamed, straniero e sprovvisto di assistenza sanitaria, ha poi richiesto anche l'aiuto e il sostegno di tante altre persone, in primis l'Assistenza Internazionale del nostro Ospedale", le parole dell'uomo.
Come ha spiegato la dottoressa Alessandra Modugno, oculista e direttore di Ocularistica italiana: "La mancanza dei bulbi oculari non può essere sopperita se non dalle protesi. Quindi a Mouhamed sono state applicate protesi di grandezza crescente per espandere gradualmente la cavità dove non c'è l'occhio". E ancora: "Non recupererà mai la vista, ma questi dispositivi hanno raggiunto una qualità estetica elevatissima e permettono di dare espressività allo sguardo".
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La direttrice dell'Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli (Instagram)
La storia del piccolo Mouhamed
Ma andiamo con ordine. Il 29 luglio dello scorso anno suo padre, residente a Milano per lavoro, ha scritto una mail alla direttrice dell'Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, allegando anche una foto del piccolo Mouhamed. "Ho ricevuto una notizia molto dura: il mio bambino è nato con una malattia rara che si chiama anoftalmia bilaterale e in Senegal non possono fare nulla. Vorrei portalo al più presto in un ospedale italiano", così recitavano le poche righe del messaggio. Immediatamente è arrivata la risposta della direttrice: "Era facile girarsi dall'altra parte dicendo che non avremmo potuto fare niente, ma la rassegnazione e l'indifferenza non trovano spazio nella nostra mission". "Dovevamo provare a fare qualcosa - ha spiegato la Bartoli -. Così ho contattato il dottor Andrea Bartuli, responsabile dell'ambulatorio malattie rare dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: che ha immediatamente risposto con efficienza".La collaborazione per un futuro dignitoso
Il centro OMaR-Osservatorio Malattie Rare e il Bambino Gesù hanno immediatamente iniziato a collaborare per garantire a Mouhamed un futuro più dignitoso possibile.![Medici durante un'operazione](https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2023/03/medici-durante-operazione-chirurgica-foto-di-repertorio.jpeg)
Un'equipe di medici si è mobilitata per garantire al bimbo le migliori cure
La patologia
La patologia rara che ha colpito il bambino determina la completa mancanza di formazione e accrescimento delle vescicole ottiche, o una loro degenerazione.![mouhamed-nato-occhi-senegal](https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2023/07/162210413-5a45c8cc-4f17-4b3b-aa08-abc23f4392f4.jpg)
La dottoressa Alessandra Modugno, oculista e direttore di Ocularistica italiana: "La mancanza dei bulbi oculari non può essere sopperita se non dalle protesi" (Instagram)