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Legambiente lancia l'allarme: il 30% di mari, fiumi e laghi d'Italia è inquinato

di FRANCESCO LOMMI -
13 agosto 2021
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L’ultimo anno e mezzo, causa pandemia, ha rivoluzionato in quasi tutti gli aspetti la nostra routine, le abitudini, da quelle più quotidiane alle tanto sognate e agognate ferie. I problemi e le difficoltà legati ai viaggi, hanno fatto in modo che gli italiani per le vacanze di quest’anno, ma anche dell’anno scorso, abbiano scelto in gran parte lo Stivale come meta designata. La riscoperta dei nostri mari, dei laghi e perché no anche dei fiumi, ci ha fatto aprire gli occhi di fronte a un problema gigantesco che affligge e penalizza le i nostri siti balneari: l’inquinamento e la sporcizia. A mettere nero su bianco queste sensazioni ci ha pensato Legambiente, grazie alle campagne Goletta Verde e Goletta dei laghi. Secondo questi due studi, su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 su 3 si è rivelato oltre i limiti della legge a causa della mala depurazione e degli scarichi illegali. Proprio questi ultimi, a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali rappresentano la minaccia più grande per i nostri mari in quanto, oltre a contaminare i corsi d’acqua in cui si inseriscono, contribuiscono all’inquinamento delle distese marine, in cui confluiscono. I parametri sotto la lente d’ingrandimento di Legambiente sono microbiologici: presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine, 22 punti sono stati giudicati inquinati, mentre ben 70 punti sono risultati gravemente inquinati. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna, 131 su 263, riguarda foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti della legge. L’associazione ambientalista ribadisce: “l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR. Ancora oggi, il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato”. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno: l’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: Sicilia, prima in questa particolare classifica con il 23%, segue la Lombardia al 19%, Campania al 17%, Calabria all’11% e infine il Lazio al 10%. Ma, secondo lo studio condotto da Legambiente, la maggiore criticità riguarda siti che, nelle rilevazione degli ultimi 12 anni, si sono sempre rivelati inquinati o fortemente inquinati: la Campania con 12 fortemente inquinati e 5 inquinati, Lazio con rispettivamente 11 e 4, la Toscana con 8 e 2, Calabria 8 e 1, Sicilia 6 e 3, Sardegna 5 e 1, Abruzzo 3 e 1 e la Liguria con 3 e 1). Unica meta balenare a salvarsi è la Puglia: su 29 prelievi, nessuno ha fatto riscontrare livelli preoccupanti di inquinamento. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che offre bellezze naturali a non finire: a noi ora il compito di rispettarle e preservarle.