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Home » Attualità » Legambiente lancia l’allarme: il 30% di mari, fiumi e laghi d’Italia è inquinato

Legambiente lancia l’allarme: il 30% di mari, fiumi e laghi d’Italia è inquinato

L’associazione ambientalista sottolinea la gravità del problema : “l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria. Ancora oggi, il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato”

Francesco Lommi
13 Agosto 2021
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L’ultimo anno e mezzo, causa pandemia, ha rivoluzionato in quasi tutti gli aspetti la nostra routine, le abitudini, da quelle più quotidiane alle tanto sognate e agognate ferie. I problemi e le difficoltà legati ai viaggi, hanno fatto in modo che gli italiani per le vacanze di quest’anno, ma anche dell’anno scorso, abbiano scelto in gran parte lo Stivale come meta designata. La riscoperta dei nostri mari, dei laghi e perché no anche dei fiumi, ci ha fatto aprire gli occhi di fronte a un problema gigantesco che affligge e penalizza le i nostri siti balneari: l’inquinamento e la sporcizia.

A mettere nero su bianco queste sensazioni ci ha pensato Legambiente, grazie alle campagne Goletta Verde e Goletta dei laghi. Secondo questi due studi, su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 su 3 si è rivelato oltre i limiti della legge a causa della mala depurazione e degli scarichi illegali. Proprio questi ultimi, a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali rappresentano la minaccia più grande per i nostri mari in quanto, oltre a contaminare i corsi d’acqua in cui si inseriscono, contribuiscono all’inquinamento delle distese marine, in cui confluiscono.

I parametri sotto la lente d’ingrandimento di Legambiente sono microbiologici: presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine, 22 punti sono stati giudicati inquinati, mentre ben 70 punti sono risultati gravemente inquinati. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna, 131 su 263, riguarda foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti della legge. L’associazione ambientalista ribadisce: “l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR. Ancora oggi, il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato”.

Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno: l’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: Sicilia, prima in questa particolare classifica con il 23%, segue la Lombardia al 19%, Campania al 17%, Calabria all’11% e infine il Lazio al 10%. Ma, secondo lo studio condotto da Legambiente, la maggiore criticità riguarda siti che, nelle rilevazione degli ultimi 12 anni, si sono sempre rivelati inquinati o fortemente inquinati: la Campania con 12 fortemente inquinati e 5 inquinati, Lazio con rispettivamente 11 e 4, la Toscana con 8 e 2, Calabria 8 e 1, Sicilia 6 e 3, Sardegna 5 e 1, Abruzzo 3 e 1 e la Liguria con 3 e 1). Unica meta balenare a salvarsi è la Puglia: su 29 prelievi, nessuno ha fatto riscontrare livelli preoccupanti di inquinamento.

Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che offre bellezze naturali a non finire: a noi ora il compito di rispettarle e preservarle.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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L’ultimo anno e mezzo, causa pandemia, ha rivoluzionato in quasi tutti gli aspetti la nostra routine, le abitudini, da quelle più quotidiane alle tanto sognate e agognate ferie. I problemi e le difficoltà legati ai viaggi, hanno fatto in modo che gli italiani per le vacanze di quest’anno, ma anche dell’anno scorso, abbiano scelto in gran parte lo Stivale come meta designata. La riscoperta dei nostri mari, dei laghi e perché no anche dei fiumi, ci ha fatto aprire gli occhi di fronte a un problema gigantesco che affligge e penalizza le i nostri siti balneari: l’inquinamento e la sporcizia. A mettere nero su bianco queste sensazioni ci ha pensato Legambiente, grazie alle campagne Goletta Verde e Goletta dei laghi. Secondo questi due studi, su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 su 3 si è rivelato oltre i limiti della legge a causa della mala depurazione e degli scarichi illegali. Proprio questi ultimi, a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali rappresentano la minaccia più grande per i nostri mari in quanto, oltre a contaminare i corsi d’acqua in cui si inseriscono, contribuiscono all’inquinamento delle distese marine, in cui confluiscono. I parametri sotto la lente d’ingrandimento di Legambiente sono microbiologici: presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine, 22 punti sono stati giudicati inquinati, mentre ben 70 punti sono risultati gravemente inquinati. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna, 131 su 263, riguarda foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti della legge. L’associazione ambientalista ribadisce: “l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR. Ancora oggi, il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato”. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno: l’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: Sicilia, prima in questa particolare classifica con il 23%, segue la Lombardia al 19%, Campania al 17%, Calabria all’11% e infine il Lazio al 10%. Ma, secondo lo studio condotto da Legambiente, la maggiore criticità riguarda siti che, nelle rilevazione degli ultimi 12 anni, si sono sempre rivelati inquinati o fortemente inquinati: la Campania con 12 fortemente inquinati e 5 inquinati, Lazio con rispettivamente 11 e 4, la Toscana con 8 e 2, Calabria 8 e 1, Sicilia 6 e 3, Sardegna 5 e 1, Abruzzo 3 e 1 e la Liguria con 3 e 1). Unica meta balenare a salvarsi è la Puglia: su 29 prelievi, nessuno ha fatto riscontrare livelli preoccupanti di inquinamento. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che offre bellezze naturali a non finire: a noi ora il compito di rispettarle e preservarle.
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