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Home » Attualità » Legge sul fine vita, via libera della Camera. Che cos’è, cosa prevede il testo e quali sono le novità

Legge sul fine vita, via libera della Camera. Che cos’è, cosa prevede il testo e quali sono le novità

A favore 253 voti, 117 contrari e un astenuto. La proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita passa ora al Senato. Che cosa cambia e chi può farne richiesta

Remy Morandi
10 Marzo 2022
Legge sul fine vita, una manifestazione di protesta dell'Associazione Luca Coscioni

Legge sul fine vita, una manifestazione di protesta dell'Associazione Luca Coscioni

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Passi in avanti sul fine vita. L’Aula della Camera ha dato via libera con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto alla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Il testo, che adesso passa all’esame del Senato, è stato respinto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Coraggio Italia e Noi Con l’Italia. Hanno votato invece a favore Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, +Europa.

Una manifestazione di protesta per il fine vita dell’Associazione Luca Coscioni

Che cosa prevede la legge sul fine vita

L’iter della legge sulle “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, avviato lo scorso 13 dicembre 2021 dalla Camera, è stato difficoltoso e soprattutto contrastato dalle opposizioni del centrodestra. Il testo, in particolare, indica le norme per richiedere assistenza medica sul fine vita. Nel primo articolo viene infatti prevista “la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita”. La legge prevede inoltre l’esclusione della punibilità per il medico, il personale sanitario e amministrativo nonché per chiunque abbia agevolato il malato nell’esecuzione della procedura di morte volontaria medicalmente assistita. Un aspetto regolato anche dall’articolo 6 che riconosce il diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario e istituisce i Comitati per la valutazione clinica presso le Aziende Sanitarie territoriali.

Che cosa cambia: le novità della legge sul fine vita

Il testo sul fine vita è stato modificato rispetto alla versione originaria durante l’iter in commissione e ha subito alcune modifiche anche nel corso delle votazioni da parte dell’Assemblea. L’asse portante del provvedimento comunque è rimasto immutato: viene riconosciuta la morte volontaria medicalmente assistita, che viene così equiparata alla morte naturale. Tra le novità più importanti apportate alla versione originaria del testo si leggono: l’introduzione dell’obiezione di coscienza per medici e personale sanitario e una specificazione più stringente delle condizioni per poter accedere al suicidio assistito, frutto di una lunga mediazione tra i relatori, Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s) e le forze di centrodestra.

Che cosa si intende per morte volontaria medicalmente assistita

Per morte volontaira medicalmente assistita s’intende, così si legge nel testo, “il decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontaria, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale”. L’atto “deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere”.

Chi può richiedere la morte volontaria medicalmente assistita

Nel testo approvato dalla Camera si legge che può fare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita la persona che al momento della richiesta abbia raggiunto la maggiore età, “sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata, e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate”. La legge prevede in particolare che “la richiesta debba essere manifestata per iscritto, nelle forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata. Se le condizioni della persona non consentono il rispetto di queste forme, la richiesta può essere espressa e documentata con videoregistrazione o qualunque altro dispositivo idoneo che gli consenta di comunicare e manifestare inequivocabilmente la propria volontà, alla presenza di due testimoni”.

Che cosa deve fare il medico dopo la richiesta del paziente

Una volta ricevuta la richiesta dal paziente, e una volta valutati i presupposti e le condizioni di applicazioni delle norme, il medico deve redigere “un rapporto sulle condizioni cliniche, psicologiche, sociali e familiari del richiedente e sulle motivazioni che hanno determinato la richiesta” e deve inoltrare il rapporto al Comitato per la valutazione clinica territorialmente competente, il quale, entro 30 giorni, esprime un parere motivato sull’esistenza dei presupposti e dei requisiti e lo trasmette al medico richiedente e alla persona interessata. La direzione sanitaria dell’Azienda sanitaria territoriale di riferimento “dovrà attivare le verifiche necessarie a garantire che il decesso avvenga presso il domicilio del richiedente o in una struttura ospedaliera“. Se il medico non ritiene di trasmettere la richiesta al Comitato per la valutazione clinica e in caso di parere contrario del medesimo Comitato, chi richiede l’assistenza medica al suicidio volontario ha 60 giorni per presentare un ricorso al magistrato. Il decesso, a seguito di morte volontaria medicalmente assistita, è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Passi in avanti sul fine vita. L'Aula della Camera ha dato via libera con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto alla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Il testo, che adesso passa all'esame del Senato, è stato respinto da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Coraggio Italia e Noi Con l'Italia. Hanno votato invece a favore Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, +Europa.
Una manifestazione di protesta per il fine vita dell'Associazione Luca Coscioni

Che cosa prevede la legge sul fine vita

L'iter della legge sulle "Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita", avviato lo scorso 13 dicembre 2021 dalla Camera, è stato difficoltoso e soprattutto contrastato dalle opposizioni del centrodestra. Il testo, in particolare, indica le norme per richiedere assistenza medica sul fine vita. Nel primo articolo viene infatti prevista "la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita". La legge prevede inoltre l'esclusione della punibilità per il medico, il personale sanitario e amministrativo nonché per chiunque abbia agevolato il malato nell'esecuzione della procedura di morte volontaria medicalmente assistita. Un aspetto regolato anche dall'articolo 6 che riconosce il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e istituisce i Comitati per la valutazione clinica presso le Aziende Sanitarie territoriali.

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Che cosa si intende per morte volontaria medicalmente assistita

Per morte volontaira medicalmente assistita s'intende, così si legge nel testo, "il decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontaria, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale". L'atto "deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere".

Chi può richiedere la morte volontaria medicalmente assistita

Nel testo approvato dalla Camera si legge che può fare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita la persona che al momento della richiesta abbia raggiunto la maggiore età, "sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata, e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate". La legge prevede in particolare che "la richiesta debba essere manifestata per iscritto, nelle forme dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata. Se le condizioni della persona non consentono il rispetto di queste forme, la richiesta può essere espressa e documentata con videoregistrazione o qualunque altro dispositivo idoneo che gli consenta di comunicare e manifestare inequivocabilmente la propria volontà, alla presenza di due testimoni".

Che cosa deve fare il medico dopo la richiesta del paziente

Una volta ricevuta la richiesta dal paziente, e una volta valutati i presupposti e le condizioni di applicazioni delle norme, il medico deve redigere "un rapporto sulle condizioni cliniche, psicologiche, sociali e familiari del richiedente e sulle motivazioni che hanno determinato la richiesta" e deve inoltrare il rapporto al Comitato per la valutazione clinica territorialmente competente, il quale, entro 30 giorni, esprime un parere motivato sull'esistenza dei presupposti e dei requisiti e lo trasmette al medico richiedente e alla persona interessata. La direzione sanitaria dell'Azienda sanitaria territoriale di riferimento "dovrà attivare le verifiche necessarie a garantire che il decesso avvenga presso il domicilio del richiedente o in una struttura ospedaliera". Se il medico non ritiene di trasmettere la richiesta al Comitato per la valutazione clinica e in caso di parere contrario del medesimo Comitato, chi richiede l'assistenza medica al suicidio volontario ha 60 giorni per presentare un ricorso al magistrato. Il decesso, a seguito di morte volontaria medicalmente assistita, è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge.
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