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Paternità negata: in Piemonte gli uomini non possono assistere alle visite pre gravidanza

di NICOLÒ GUELFI -
21 febbraio 2022
Loving couple attending doctor for pregnancy ultra sound procedu

Loving couple attending doctor for pregnancy ultra sound procedu

Esclusi dalle visite prenatali a causa delle restrizioni anti-Covid. Questa la situazione di molti futuri padri in Piemonte. L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa da Fabio Cuscunà, un uomo di 34 anni di San Raffaele Cimena, in provincia di Torino, il quale ha pubblicato una raccolta firme sul sito Change.org che in meno di una settimana ha raggiunto quasi 1200 firme. Quando Fabio ha accompagnato sua moglie Francesca al consultorio cittadino, dove c'è l'ostetrica che seguirà il decorso della gravidanza, l'uomo ha dovuto aspettare fuori, nella sala d'attesa, mentre la moglie ha fatto da sola la prima ecografia e ascoltato per la prima volta il battito della futura figlia o futuro figlio. La stessa cosa è accaduta in ospedale a Chivasso, una settimana dopo, per far il test integrato della dodicesima settimana di gravidanza. Francesca è entrata in ambulatorio, Cuscunà è stato lasciato fuori dalla porta: "Ho il Green Pass rafforzato, due dosi più la malattia, sono perfettamente sano, ma mia moglie è entrata da sola, non ho potuto stare con lei nemmeno in sala d'attesa", ha denunciato dalle pagine di Repubblica.

Fabio Cuscunà con la moglie Francesca

Ospedali a porte chiuse

L’emergenza sanitaria ha imposto norme di sicurezza molto stringenti in tutte le strutture pubbliche, in particolar modo per quanto riguarda quelle sanitarie. Oggi, ad esempio, non ci si può recare in ospedale senza una motivazione urgente o dettata dallo stato di necessità. Ne consegue che una serie di servizi non possono più avere luogo come prima. In questo caso, Cuscunà si è visto negare il permesso di partecipare alle visite prenatali della sua compagna, in quanto la sua presenza sarebbe stata considerata "non necessaria" e "potenzialmente pericolosa". L’uomo ha immediatamente fatto reclamo a un rappresentante della Asl Torino 4 per il mancato accesso all’ospedale e al consultorio di Chivasso, ma si è sentito rispondere che “la partecipazione e la presa in carico della coppia era garantita al di là della mera partecipazione a esami tecnici, ma in setting adatti”.

Cuscunà ha lanciato una petizione perché chiede di poter assistere alle visite prenatali della compagna

La petizione

Non è chiaro a cosa ci si riferisca con l’espressione “setting adatti”, ma l’uomo, evidentemente non convinto, ha deciso di non arrendersi e ha lanciato la petizione all’indirizzo dell’assessore regionale alla Sanità Iginio Icardi. In questo modo, proprio guardando alle firme raccolte in poche ore, ha riscontrato che la sua situazione è la stessa vissuta da molti altri padri in Piemonte. Come abbiamo imparato negli ultimi due anni, la sanità pubblica è materia di competenza regionale e quindi possono esserci anche forti differenze di protocollo tra una zona e l’altra d’Italia. Cuscunà chiede che si applichi la medesima procedura attualmente in uso in Emilia-Romagna, per cui i padri possono assistere a tutte le visite preparto ed essere presenti anche nella fase post-natale, previo possesso del Green Pass e l’uso della mascherina. La situazione è ancora diversa per le cliniche private, nelle quali non viene posta alcuna limitazione (salvo le generiche norme anti-covid).

L'uomo vorrebbe che la sua regione, il Piemonte, si adeguasse alla prassi in uso in Emilia Romagna, dove i padri sono ammessi alle visite

L'appello dei padri

Nel corso degli anni, si è cominciato a comprendere quanto il coinvolgimento dei papà nel percorso di gravidanza sia utile e importante tanto per la donna incinta quanto per il nascituro. Tale concetto viene rivendicato nel testo della richiesta su Change: “Il coinvolgimento del padre in tutto il percorso di nascita non dovrebbe poter essere messo in discussione poiché, come già avviene nella regione Emilia Romagna, è egli stesso considerato un fruitore di prestazione sanitaria”, anche durante una pandemia. È ampiamente dimostrato che il coinvolgimento del partner nel percorso pre e post nascita induca un considerevole beneficio di salute sia alla donna in gravidanza, sia al neonato. La decisione di estromettere il padre in questo percorso provoca conseguenze psicologiche considerevoli sui membri della famiglia che devono essere necessariamente evitate, poiché ci sono ormai tutte le condizioni e gli strumenti per rispettare il diritto del padre di partecipare al percorso di nascita”.