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Home » Attualità » Poliamore, in Francia due bambini hanno quattro genitori: riconosciuta la potestà genitoriale di due coppie omosessuali

Poliamore, in Francia due bambini hanno quattro genitori: riconosciuta la potestà genitoriale di due coppie omosessuali

Un figlio è nato dal rapporto di uno dei due uomini con una delle due donne, e il secondo dall'unione dell'altro uomo con l'altra donna. Per il Tribunale di Parigi tutti e quattro sono responsabili dei due piccoli

Remy Morandi
15 Febbraio 2022
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“Mamma, mi presti 50 euro?”. “Non li ho, chiedi all’altra mamma”. “Papà, andiamo a fare un giro in bici?”. “Non ho tanta voglia, chiedi all’altro papà”. Fantascienza? No, tutto vero. In Francia infatti esiste una famiglia speciale: due bambini hanno quattro genitori, due mamme e due papà. Per la prima volta nella storia del Paese, infatti, è stata riconosciuta la potestà genitoriale a due coppie omosessuali che, insieme in questa storia di poliamore, hanno dato alla luce due bambini. Un figlio è nato dal rapporto di uno dei due uomini con una delle due donne, e il secondo figlio dall’unione dell’altro uomo con l’altra donna.

Il tweet con cui l’avvocatessa dei quattro genitori, Caroline Mécary, ha reso pubblica la sentenza del Tribunale di Parigi

Ma partiamo con ordine. Il 7 gennaio 2022 il Tribunale di Parigi emette la sentenza. Alle due mamme e ai due papà viene riconosciuta la potestà genitoriale dei due bambini. “Si tratta di una coppia di donne e una coppia di uomini, amici tra di loro – spiega l’avvocatessa che ha seguito la vicenda, Caroline Mécary -. I due avevano deciso di avere due figli insieme. Quando sono nati i due bambini, è andato tutto bene. Ma i genitori non biologici non potevano esercitare la potestà genitoriale (sui figli non biologici, ndr). Per questo motivo hanno fatto richiesta per avere una delega di condivisione della potestà genitoriale“, ha fatto sapere Caroline Mécary al magazine francese Têtu.

La richiesta delle due coppie è stata accettata a inizio anno e dopo la sentenza del Tribunale di Parigi i quattro sono diventati effettivamente i genitori dei due bambini. Attenzione però, c’è da fare una precisazione. Il Tribunale ha dato via libera alla potestà genitoriale condivisa, ma non alla filiazione, ossia all’esistenza di quattro genitori biologici. Comunque, cambia poco. Perché in seguito alla sentenza tutti e quattro i genitori sono diventati responsabili dei due bambini. E quindi tutti dovranno crescerli, educarli, proteggerli, prendere decisioni sulla loro salute e istruzione, e ogni altro compito che spetta a un genitore. “È un riconoscimento – ha concluso la legale Caroline Mécary – della realtà di questa configurazione famigliare. Una configurazione che la legge non ignora più”.

In Francia una donna transgender è stata riconosciuta come madre del suo bambino

Un’altra notizia in Francia è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità Lgbt+. Pochi giorni fa, infatti, una donna transgender è stata riconosciuta come madre del suo bambino. Dopo otto anni di battaglie legali, la Corte d’Appello di Tolosa ha infatti dato il via libera alla donna che aveva concepito il suo bambino prima di cambiare sesso: ora potrà figurare come madre sul certificato di nascita della figlia. La battaglia della donna era iniziata nel 1999. All’epoca sposato e con due bambini, non si riconosceva più nel suo genere maschile e inizia il suo percorso di transizione per diventare donna. Nel 2011 viene riconosciuto il suo cambio di stato civile. Tre anni dopo nasce dalla stessa coppia un altro figlio. La donna, quando è nato il bambino, risultava ancora essere il padre biologico. Per questo motivo ha deciso che voleva essere riconosciuta a tutti gli effetti come “madre” del piccolo. Nella sentenza con cui dopo otto anni la Corte d’Appello di Tolosa ha riconosciuto il status di “madre” della donna si legge che: “Il marito di una coppia eterosessuale, che ha già partorito due figli, ha cambiato sesso, pur mantenendo il suo sistema riproduttivo maschile. Alla coppia è nato un nuovo figlio, dopo il cambio di stato civile da marito a moglie”. Davanti alla Corte d’Appello la donna spiegò, confidando ai giudici di essere “stanca” di dover spiegare sempre ciò che per lei era ovvio: “Sono sua madre da quando è nato. Sono la prima ad averlo preso tra le mie braccia e lui mi chiama mamma”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"Mamma, mi presti 50 euro?". "Non li ho, chiedi all'altra mamma". "Papà, andiamo a fare un giro in bici?". "Non ho tanta voglia, chiedi all'altro papà". Fantascienza? No, tutto vero. In Francia infatti esiste una famiglia speciale: due bambini hanno quattro genitori, due mamme e due papà. Per la prima volta nella storia del Paese, infatti, è stata riconosciuta la potestà genitoriale a due coppie omosessuali che, insieme in questa storia di poliamore, hanno dato alla luce due bambini. Un figlio è nato dal rapporto di uno dei due uomini con una delle due donne, e il secondo figlio dall'unione dell'altro uomo con l'altra donna.
Il tweet con cui l'avvocatessa dei quattro genitori, Caroline Mécary, ha reso pubblica la sentenza del Tribunale di Parigi
Ma partiamo con ordine. Il 7 gennaio 2022 il Tribunale di Parigi emette la sentenza. Alle due mamme e ai due papà viene riconosciuta la potestà genitoriale dei due bambini. "Si tratta di una coppia di donne e una coppia di uomini, amici tra di loro - spiega l'avvocatessa che ha seguito la vicenda, Caroline Mécary -. I due avevano deciso di avere due figli insieme. Quando sono nati i due bambini, è andato tutto bene. Ma i genitori non biologici non potevano esercitare la potestà genitoriale (sui figli non biologici, ndr). Per questo motivo hanno fatto richiesta per avere una delega di condivisione della potestà genitoriale", ha fatto sapere Caroline Mécary al magazine francese Têtu. La richiesta delle due coppie è stata accettata a inizio anno e dopo la sentenza del Tribunale di Parigi i quattro sono diventati effettivamente i genitori dei due bambini. Attenzione però, c'è da fare una precisazione. Il Tribunale ha dato via libera alla potestà genitoriale condivisa, ma non alla filiazione, ossia all'esistenza di quattro genitori biologici. Comunque, cambia poco. Perché in seguito alla sentenza tutti e quattro i genitori sono diventati responsabili dei due bambini. E quindi tutti dovranno crescerli, educarli, proteggerli, prendere decisioni sulla loro salute e istruzione, e ogni altro compito che spetta a un genitore. "È un riconoscimento - ha concluso la legale Caroline Mécary - della realtà di questa configurazione famigliare. Una configurazione che la legge non ignora più".

In Francia una donna transgender è stata riconosciuta come madre del suo bambino

Un'altra notizia in Francia è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità Lgbt+. Pochi giorni fa, infatti, una donna transgender è stata riconosciuta come madre del suo bambino. Dopo otto anni di battaglie legali, la Corte d'Appello di Tolosa ha infatti dato il via libera alla donna che aveva concepito il suo bambino prima di cambiare sesso: ora potrà figurare come madre sul certificato di nascita della figlia. La battaglia della donna era iniziata nel 1999. All'epoca sposato e con due bambini, non si riconosceva più nel suo genere maschile e inizia il suo percorso di transizione per diventare donna. Nel 2011 viene riconosciuto il suo cambio di stato civile. Tre anni dopo nasce dalla stessa coppia un altro figlio. La donna, quando è nato il bambino, risultava ancora essere il padre biologico. Per questo motivo ha deciso che voleva essere riconosciuta a tutti gli effetti come "madre" del piccolo. Nella sentenza con cui dopo otto anni la Corte d'Appello di Tolosa ha riconosciuto il status di "madre" della donna si legge che: "Il marito di una coppia eterosessuale, che ha già partorito due figli, ha cambiato sesso, pur mantenendo il suo sistema riproduttivo maschile. Alla coppia è nato un nuovo figlio, dopo il cambio di stato civile da marito a moglie". Davanti alla Corte d'Appello la donna spiegò, confidando ai giudici di essere "stanca" di dover spiegare sempre ciò che per lei era ovvio: "Sono sua madre da quando è nato. Sono la prima ad averlo preso tra le mie braccia e lui mi chiama mamma".
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