Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Roma, studentessa di 16 anni insultata dalla professoressa: “Copriti la pancia. Che stai sulla Salaria?”

Roma, studentessa di 16 anni insultata dalla professoressa: “Copriti la pancia. Che stai sulla Salaria?”

Bufera al liceo scientifico Righi della capitale. L'insegnante ha redarguito la ragazza perché stava girando un video TikTok con addosso una maglietta da lei considerata troppo corta. Esplode la protesta degli studenti: "Andiamo a scuola con gonna e shorts. Rompiamo il dress code"

Remy Morandi
15 Febbraio 2022
Ragazza ombelico

Ragazza ombelico

Share on FacebookShare on Twitter

“Ma che stai sulla Salaria?“. Al liceo scientifico Righi di Roma è esplosa una bufera per le parole usate da una professoressa nei confronti di una studentessa di 16 anni. La ragazza era stata redarguita perché stava girando un video su TikTok indossando una maglietta ritenuta troppo corta dalla prof, che appunto le si è rivolta dicendole “Stai sulla Salaria?”, riferendosi a una strada a Roma frequentata da prostitute. Immediata la reazione dei compagni della ragazza e degli studenti del liceo che hanno così deciso: “Andremo a scuola con gonna e short per protestare contro la prof che ha offeso la nostra amica. Romperemo il dress code“.

Liceo Righi di Roma, che cosa è successo tra la prof e la studentessa

A spiegare meglio com’è andata la vicenda, anticipata stamani da Repubblica, è la preside del liceo Righi di Roma, Cinzia Giacomobono: “Io non ero presente – tiene a precisare all’Ansa – ma sicuramente non è giusto da parte di un educatore far riferimento a certe situazioni. Le parole sono state fuori luogo, non le giustifico ma non credo che la professoressa abbia voluto intenzionalmente offenderla. Ho detto alla ragazza che se la docente ha sbagliato chiederà scusa. Ma non è una questione di dress code. È stata più di una questione legata ad un video messo in rete, tra le altre cose la professoressa in questione si occupa proprio di cyber bullismo“.

La preside Giacomobono ha incontrato sia la prof che la studentessa. Quest’ultima, continua a raccontare la preside, “mi ha mostrato il suo dispiacere, per la situazione in cui si è trovata coinvolta. Oggi ho avuto modo di parlare anche con l’insegnante che mi ha raccontato la sua versione: doveva fare una supplenza, perché il docente titolare era assente. Nel frattempo, mentre raggiungeva la classe, vede la ragazza intenta a fare un video con il cellulare e si era alzata la maglietta per lasciare scoperta la pancia. Quindi stava facendo questo ballo provocante davanti al cellulare. La professoressa è intervenuta cercando di fare un rimprovero a lei ma soprattutto per il video”, ha sottolineato la preside. “Facciamo tanto per far capire agli studenti che tutto quello che mettono in Rete in qualche modo gli si potrebbe ritorcere contro”, avrebbe detto la professoressa alla preside. Giacomobono infatti tiene a precisare che è l’atto stesso del video ad aver “colpito” la docente, non il dress code in sé.  E in merito alla frase “Stai sulla Salaria?” la preside ha sottolineato che “Sono certa che la professoressa non volesse essere così offensiva nei confronti della ragazza. Le è uscita una frase infelice“.

La storia su Instagram del collettivo studentesco Ludus: “Domani la protesta contro il dress code”

La protesta degli studenti: “Domani vestiamoci contro il dress code”

La protesta degli studenti è scattata immediatamente. “È una mia cara amica – dice un ragazzo all’Ansa -. Abbiamo entrambi 16 anni. L’abbiamo costretta a parlare con la preside. Di solito queste cose le scivolano addosso ma questa volta era arrabbiatissima. Stava solo facendo un TikTok durante un’ora di buco. Le si è scoperta solo un po’ la pancia. Sei una docente, in più donna, sai che certe cose fanno male – sottolinea il ragazzo -. Domani tutti noi alunni ci vestiremo in modo da rompere il dress code della scuola. Chi in pantaloncini, chi in gonna. Da noi il dress code è definito ancora come nell’Ottocento: abbigliamento consono”, conclude lo studente.

Il ‘Collettivo Ludus‘ del liceo Righi di Roma ha organizzato su Instagram le proteste di domani. Nelle storie si invitano le studentesse e gli studenti a vestirsi contro il dress code. Poi il collettivo informa che ci sarà uno sciopero nella prima ora delle lezioni e si terrà a scuola un’assemblea straordinaria contro la violenza di genere. Infine, nell’ultima storia pubblicata dal collettivo si ricorda agli studenti di vestirsi contro il dress code e portare cartelloni sul tema.

“Succede spesso che le ragazze vengono riprese per il proprio abbigliamento: pantaloncini e gonne corte. Spesso vengono dati giudizi dagli insegnanti, succede spesso, è successo anche a me – così dice all’Ansa Syria, una studentessa ed esponente del movimento studentesco romano ‘La Lupa‘ -. Ma quello che è accaduto al Righi trovo che sia di una gravità inaudita per le parole utilizzate. È assurdo che un’insegnante possa giudicare e commentare l’abbigliamento di una ragazza, in più con parole scandalose. Oggettificare il suo corpo in questo modo, legittimando dei commenti che vengono fatti spesso sul corpo di noi ragazze… Dobbiamo dare una risposta forte e collettiva. La scuola ha un ruolo di confronto ma anche di cura e relazione, impariamo a prenderci cura gli uni degli altri. E da parte di un professore/professoressa – conclude la ragazza – non è accettabile che venga utilizzato un linguaggio rappresentativo di una mentalità chiusa, patriarcale e maoista”.

Potrebbe interessarti anche

Cresce il numero delle donne dietro le sbarre, in Italia sono 2.425 su un totale di 56.319 reclusi
Attualità

Quando il carcere è al femminile, la storia di Maria Luisa

18 Marzo 2023
Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane
Economia

Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane. Tutta colpa degli stereotipi

19 Marzo 2023
Tommaso Zorzi si sfoga sui social dopo la decisione del governo di non riconoscere i diritti dei figli di coppie omogenitoriali
Attualità

Tommaso Zorzi: “Per il governo Meloni i gay non adatti ad avere figli”

16 Marzo 2023

Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
"Ma che stai sulla Salaria?". Al liceo scientifico Righi di Roma è esplosa una bufera per le parole usate da una professoressa nei confronti di una studentessa di 16 anni. La ragazza era stata redarguita perché stava girando un video su TikTok indossando una maglietta ritenuta troppo corta dalla prof, che appunto le si è rivolta dicendole "Stai sulla Salaria?", riferendosi a una strada a Roma frequentata da prostitute. Immediata la reazione dei compagni della ragazza e degli studenti del liceo che hanno così deciso: "Andremo a scuola con gonna e short per protestare contro la prof che ha offeso la nostra amica. Romperemo il dress code".

Liceo Righi di Roma, che cosa è successo tra la prof e la studentessa

A spiegare meglio com'è andata la vicenda, anticipata stamani da Repubblica, è la preside del liceo Righi di Roma, Cinzia Giacomobono: "Io non ero presente - tiene a precisare all'Ansa - ma sicuramente non è giusto da parte di un educatore far riferimento a certe situazioni. Le parole sono state fuori luogo, non le giustifico ma non credo che la professoressa abbia voluto intenzionalmente offenderla. Ho detto alla ragazza che se la docente ha sbagliato chiederà scusa. Ma non è una questione di dress code. È stata più di una questione legata ad un video messo in rete, tra le altre cose la professoressa in questione si occupa proprio di cyber bullismo". La preside Giacomobono ha incontrato sia la prof che la studentessa. Quest'ultima, continua a raccontare la preside, "mi ha mostrato il suo dispiacere, per la situazione in cui si è trovata coinvolta. Oggi ho avuto modo di parlare anche con l'insegnante che mi ha raccontato la sua versione: doveva fare una supplenza, perché il docente titolare era assente. Nel frattempo, mentre raggiungeva la classe, vede la ragazza intenta a fare un video con il cellulare e si era alzata la maglietta per lasciare scoperta la pancia. Quindi stava facendo questo ballo provocante davanti al cellulare. La professoressa è intervenuta cercando di fare un rimprovero a lei ma soprattutto per il video", ha sottolineato la preside. "Facciamo tanto per far capire agli studenti che tutto quello che mettono in Rete in qualche modo gli si potrebbe ritorcere contro", avrebbe detto la professoressa alla preside. Giacomobono infatti tiene a precisare che è l'atto stesso del video ad aver "colpito" la docente, non il dress code in sé.  E in merito alla frase "Stai sulla Salaria?" la preside ha sottolineato che "Sono certa che la professoressa non volesse essere così offensiva nei confronti della ragazza. Le è uscita una frase infelice".
La storia su Instagram del collettivo studentesco Ludus: "Domani la protesta contro il dress code"

La protesta degli studenti: "Domani vestiamoci contro il dress code"

La protesta degli studenti è scattata immediatamente. "È una mia cara amica - dice un ragazzo all'Ansa -. Abbiamo entrambi 16 anni. L'abbiamo costretta a parlare con la preside. Di solito queste cose le scivolano addosso ma questa volta era arrabbiatissima. Stava solo facendo un TikTok durante un'ora di buco. Le si è scoperta solo un po' la pancia. Sei una docente, in più donna, sai che certe cose fanno male - sottolinea il ragazzo -. Domani tutti noi alunni ci vestiremo in modo da rompere il dress code della scuola. Chi in pantaloncini, chi in gonna. Da noi il dress code è definito ancora come nell'Ottocento: abbigliamento consono", conclude lo studente. Il 'Collettivo Ludus' del liceo Righi di Roma ha organizzato su Instagram le proteste di domani. Nelle storie si invitano le studentesse e gli studenti a vestirsi contro il dress code. Poi il collettivo informa che ci sarà uno sciopero nella prima ora delle lezioni e si terrà a scuola un'assemblea straordinaria contro la violenza di genere. Infine, nell'ultima storia pubblicata dal collettivo si ricorda agli studenti di vestirsi contro il dress code e portare cartelloni sul tema. "Succede spesso che le ragazze vengono riprese per il proprio abbigliamento: pantaloncini e gonne corte. Spesso vengono dati giudizi dagli insegnanti, succede spesso, è successo anche a me - così dice all'Ansa Syria, una studentessa ed esponente del movimento studentesco romano 'La Lupa' -. Ma quello che è accaduto al Righi trovo che sia di una gravità inaudita per le parole utilizzate. È assurdo che un'insegnante possa giudicare e commentare l'abbigliamento di una ragazza, in più con parole scandalose. Oggettificare il suo corpo in questo modo, legittimando dei commenti che vengono fatti spesso sul corpo di noi ragazze... Dobbiamo dare una risposta forte e collettiva. La scuola ha un ruolo di confronto ma anche di cura e relazione, impariamo a prenderci cura gli uni degli altri. E da parte di un professore/professoressa - conclude la ragazza - non è accettabile che venga utilizzato un linguaggio rappresentativo di una mentalità chiusa, patriarcale e maoista".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto