La Russia dichiara guerra al movimento Lgbt, Guaiana: "Ulteriore attacco alle libertà individuali, è rischioso"

Da ieri il movimento internazionale Lgbt è fuorilegge in Russia, le associazioni hanno lasciato il Paese per sicurezza. Yuri Guaiana di All Out: "Presa di mira una minoranza e utilizzata come capro espiatorio"

di GIORGIO UMBERTO BOZZO -
1 dicembre 2023
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Yuri Guaiana è responsabile delle campagne di sensibilizzazione di ALL OUT, un'organizzazione no-profit impegnata nella lotta per i diritti e le libertà delle persone LGBTQIA+ in tutto il mondo.

Proprio nei giorni scorsi, ALL OUT aveva rilanciato la campagna della Fondazione Sphere, una associazione LGBTQIA+ russa, che segnalava il rischio di ciò che ieri è effettivamente accaduto: la pronunciazione della Corte Suprema russa, sollecitata dal Ministero della giustizia, che ha dichiarato estremista il movimento LGBTQIA+ internazionale.

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La Russia vieta il movimento internazionale Lgbt

Il tutto è accaduto a porte chiuse, senza che alcun testimone, giornalista o attivista potesse ascoltare e controbattere alle argomentazioni del dicastero.

Yuri, era un epilogo scontato?

"Decisamente scontato visto il clima che si respira nella Russia di Putin verso la comunità LGBTQIA+. È chiaramente un ulteriore attacco alle libertà individuali, con rischi molto gravi per chi sino ad oggi si è battuto per i più fondamentali diritti civili.

La mozione del Ministero avallata dalla Corte è abbastanza ambigua…

"E risibile, perché davvero non si capisce che cosa sia il movimento internazionale LGBTQIA+ accusato di essere estremista. Ma il gioco è proprio questo: mantenere una formulazione ambigua permette poi di colpire con più facilità. Come è accaduto con la legge sulla “falsa informazione” a proposito della guerra in Ucraina. Tutto quello che si oppone a Putin è immediatamente tacciato di tradimento, attentato allo Stato, collaborazionismo con forze straniere".

Quello che è surreale è che il Codice penale russo non prevede un esplicito reato per l’omosessualità.

"Vero, dalla fine dell’Unione Sovietica in teoria l’omosessualità non è criminalizzata in modo diretto. Se vuoi l’attacco è ancora più subdolo: vietare la propaganda di qualunque tema legato alla realtà LGBTQIA+, impedire l’esposizione di qualunque immagine - fosse anche solo la bandiera arcobaleno -, pretendere che ogni prodotto artistico e editoriale che tocca la tematica sia vietato, mira a rimuovere ogni forma di dialogo con la società e di processo di accettazione".

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Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa dal 2012, ha promulgato una legge che vieta la "propaganda Lgbt" per proteggere i minori

"La comunità Lgbt è un capro espiatorio"

Come giustifichi questo accanimento di Putin nei confronti della comunità LGBTQIA+ del suo paese?

"Ha un duplice scopo. Da una parte è un deterrente contro ogni forma e modalità di dissenso, non a caso le prime prese di posizione risalgono al 2011, quando Putin ebbe una stagione difficile, di contestazioni, che lo portarono ad aumentare la pressione sul dissenso. Dall’altra è una abile mossa per creare un diversivo: è la costruzione di un nemico su cui spostare le responsabilità del disordine e di ciò che non funziona, un vero e proprio capro espiatorio su cui spostare l’attenzione e la riprovazione dell’opinione pubblica".

Ma la società russa è costituzionalmente omofoba?

"Senz’altro non lo è nelle grosse metropoli, dove c’è sempre stata una relativa libertà. Magari non proprio quella a cui siamo abituati noi nell’occidente liberale, ma a Mosca e a San Pietroburgo ci sono sempre stati locali gay e lesbici. Una realtà un po’ meno alla luce del sole e non sempre a porte aperte, ma la scena era abbastanza viva. Differente il discorso della Russia più rurale, dove l’influenza della Chiesa ortodossa è molto forte".

Uno degli alleati di Putin è proprio il patriarca Kirill I…

"Lo scontro con la comunità LGBTQIA+ si è radicalizzato proprio con l’invasione dell’Ucraina. Non a caso Kirill benedisse questa guerra dicendo che erano in pericolo i sentimenti e le tradizioni del popolo russo, che bisognava opporsi al “satanismo dell’occidente”, indicando nella lotta all’ideologia LGBTQIA+ una delle priorità".

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Arcivescovo ortodosso russo Kirill (Photo by Alexander NEMENOV / AFP)

Detto così non si può evitare un parallelismo con la repressione degli ebrei nella Germania nazista.

"I paragoni storici sono sempre rischiosi e gli effetti della repressione nazista contro ebrei e anche persone LGBTI sono stati molto diversi. Tuttavia, il meccanismo di prendere di mira una minoranza e utilizzarla come capro espiatorio è certamente paragonabile.

Con la decisione di ieri, che segue la legge che vieta la propaganda LGBTQIA+ voluta da Putin nel 2013 e inasprita proprio nel dicembre del 2022, le persone omosessuali e transgender possono essere colpite con grande facilità e, come sai, in Russia per ragioni legate al dissenso, si rischiano condanne di molti anni di carcere (N.d.R., poche settimane fa, l’artista e attivista pacifista 33enne Alexandra Skochilenko è stata condannata a 7 anni di carcere per aver partecipato a una manifestazione contro l’aggressione all’Ucraina)".

Le associazioni Lgbt hanno lasciato il paese

Quindi, possiamo immaginare che i margini di manovra delle associazioni LGBTQIA+ in Russia oggi siano minimi…

"In verità le principali associazioni hanno dovuto lasciare il paese e delocalizzare i loro strumenti all’estero di comunicazione verso la comunità. Una misura necessaria per garantire la libertà e l’incolumità degli attivisti più esposti".

Dove si sono trasferite?

"Non posso dirtelo, sono informazioni riservate e questo ti fa capire quanto è seria la necessità di proteggere queste persone e il loro lavoro".

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Divieto di assistenza sanitaria specifica per i trans

Se è vero che sempre di più la vita per una persona appartenente alla comunità LGBT+ russa si fa difficile, va anche detto che una componente di questa popolazione è stata colpita direttamente nel corpo da questa ventata di repressione e integralismo.

"Sì, da questa estate in Russia una legge vieta introduce un divieto assoluto di assistenza sanitaria specifica per le persone trans e il riconoscimento legale del genere, limitando di fatto l'autonomia delle persone trans sul proprio corpo e sulla propria identità. Un provvedimento ispirato da una legge approvata un anno prima da Orban in Ungheria. Una vera e propria azione offensiva nei confronti della comunità trans, che ancora una volta si dimostra la più presa di mira".

Per concludere, credi che abbia ancora senso firmare la petizione della Fondazione Sphere?

"È ancora più importante e utile, malgrado quello che si temeva sia avvenuto. È importante continuare a sensibilizzare tutti coloro che credono nei diritti fondamentali delle persone. Questa, come altre campagne, servono a mantenere accesa l’attenzione su un comportamento criminale contro cui è doveroso combattere. E soprattutto far sì che questa lotta ai diritti delle persone LGBTQIA+ non diventi un modello da esportare, come sta accadendo in Africa, ad esempio in Uganda".

Viene definito estremista un presunto movimento LGBT internazionale, ma possiamo dire che oggi esiste una internazionale che opera contro i diritti e le libertà dell’individuo?

"Ne abbiamo avuto una dimostrazione anche in Italia in occasione del Congresso mondiale delle Famiglie del 2019, che ha visto evangelici, ortodossi, cattolici tradizionalisti e anche formazioni della destra nazionalista uniti nella difesa ideologica di posizioni che nulla hanno a che vedere con principi come tolleranza e carità.

Oggi sostenere la comunità LGBTQIA+ russa vuole anche dire sostenere una visione laica, liberale e libertaria della società civile, dove tutti possano esprimersi senza subire alcun tipo di costrizione e oppressione. Una vera lotta di civiltà".