Libera, restìa ai canoni prestabiliti e ai limiti. Complessa, nel senso di formata da più elementi, ma non artefatta. Imprevedibile, astratta, che non si può afferrare. E’ così l’arte di Rebecca Bartolotti, giovane calabrese trapiantata ormai da anni a Firenze. Dove si è formata è impossibile dirlo: ovunque e da nessuna parte sarebbe il caso di dire per un’anima errante come lei, perché i suoi quadri sono la rappresentazione visiva di un preciso stato d’animo, di una vibrazione, di uno stimolo o un intuito. Ogni momento, ogni luogo è buono per dipingere o disegnare qualcosa, così come ogni superficie per essere tela. La spontaneità prima di tutto, ma il qui e ora non sono percepiti come limiti. Il cambiamento – immediato o meno che sia – non solo è contemplato, ma è abbracciato. Le sue opere cambiano insieme a lei, seguono l’emotività fino a che essa non si sente rispettata, fedelmente rappresentata e solo allora si placa.
Ora, la domanda retorica sorge naturale. Può un’artista di questa natura sottostare a rigide regole di tempo e di spazio? No, almeno ad oggi. Ecco spiegata in parte la sua idea di portare i quadri a spasso per la città, tra la gente, sotto gli occhi di tutti. Alla ricerca di una condivisione per certi versi improvvisa, inaspettata, di reazioni genuine, rapide e altrettanto rapidamente catturate. Ma l’input iniziale è stato del tutto casuale, come sempre.
"Avevo portato un mio quadro in uno spazio, come allestimento, e quando tornai a vedere come lo avevano sistemato lo trovai per terra. Questo mi fece rimanere un po’ male – racconta Rebecca – così decisi di riportarlo a casa. Camminando per strada, con il quadro in mano, ho iniziato a vedere le reazioni delle persone. Chi mi guardava stupita, chi stranita, chi si fermava”.
Tutte cose che devono averla talmente tanto incuriosita e divertita, da spingerla a rifarlo, consapevolmente. “L’obiettivo non è vendere, ma semplicemente di far vedere quello che creo, in uno spazio dove nessuno può dirmi le misure giuste, le tecniche giuste, lo stile che serve, dove sono libera – spiega – E se sui social arriva solo a chi sa già chi sei, a chi ti conosce, la strada ti permette di mostrare liberamente a molte più persone quello che fai, di andare in mezzo a loro, e di parlarci se capita”.