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Home » Attualità » In Spagna sprecare il cibo diventa illegale: Doggy bag obbligatorie per i ristoranti e multe alle aziende

In Spagna sprecare il cibo diventa illegale: Doggy bag obbligatorie per i ristoranti e multe alle aziende

Il Parlamento spagnolo approva il nuovo disegno di legge contro lo spreco alimentare

Sofia Francioni
20 Giugno 2022
spreco alimentare
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Le aziende dovranno presentare piani anti-spreco, medie e grandi imprese saranno costrette a trasformare la frutta non vendibile in marmellata o in succo. Mentre i ristoranti si doteranno obbligatoriamente della “doggy bag”. Di recente in Spagna, il Parlamento ha approvato un progetto di legge che punta a un unico obiettivo: non gettare via il cibo con l’ambizione di fare scuola in Europa. Come spiegato dal ministro spagnolo dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione Luis Planas, il nuovo strumento adottato dal Governo modificherà i processi della catena alimentare nei punti in cui essa è più inefficiente. Ma, ispirato all’economia circolare, il “progetto di legge sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari” è notevole anche sul piano etico, dal momento che include progetti collaborativi tra ristoranti, organizzazioni di quartiere e banche alimentari.

MULTE FINO A 500MILA EURO 

Per iniziare il governo ha approntato una serie di linee guida dedicate alle aziende, dove essenzialmente si richiede di donare qualsiasi alimento prima della data di scadenza e, se possibile, trasformare la frutta non vendibile in marmellata, succo, cibo animale, biocarburanti o fertilizzanti. In caso di non rispetto, medie e grandi imprese incorreranno in multe da duemila a 500mila euro.

DOGGIE BAG NEI RISTORANTI 

Altro punto fondamentale del progetto di legge, poi, riguarda i ristoranti, dove in media un terzo del cibo ordinato diventa spazzatura. Il governo spagnolo, in questo caso, propone la Doggy bag per limitare le conseguenze negative del pranzo o della cena fuori casa.

CIBI BRUTTI E IMPERFETTI NEI SUPERMERCATI

Infine, nel suo giro al centro della catena alimentare, una manovra del disegno di legge tocca anche la grande distribuzione. Il governo propone a supermercati e ai negozi alimentari linee di vendita per prodotti “Brutti, imperfetti o poco attraenti”, dal momento che parte delle 1.300 tonnellate di cibo sprecato in Spagna ogni anno deriva anche dagli inestetismi del cibo. In più, pensa ad offrire fra gli scaffali prodotti stagionali, locali e biologici, educando alla comprensione dei tre termini. Prodotti che rispettino i reali cicli naturali senza l’impiego di dissertanti, pesticidi e ausili chimici vari non sono “perfetti”, ma tutto quello che appare poco attraente è in realtà ben più naturale e salutare.

E IN ITALIA?

Con questo nuovo disegno di legge, la Spagna si allinea all’Obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo spreco alimentare. Il 12esimo Goal stabilito dall’Onu indica infatti di dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare globale pro capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori, riducendo le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto. In Italia il valore dello spreco alimentare vale quasi 7.37 miliardi di euro all’anno e lo sperpero di cibo non avviene quasi esclusivamente nelle grandi catene dei supermercati ma in casa, tra il 60% e 70% del totale (1.866 tonnellate 2021). Per limitare questi sprechi dal 14 settembre del 2016 è entrata in vigore la legge 166/2016, la cosiddetta norma “antisprechi”, la cui prima firmataria è stata l’onorevole Maria Chiara Gadda. Una legge che, a differenza della Spagna, punta quasi tutto sull’educazione alimentare nelle scuole e su campagne di comunicazione ad hoc prevedendo anche una riduzione della tassa rifiuti per chi dona il cibo e favorendo la Doggie bag nei ristoranti.

 

 

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Instagram

  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
  • Esplosiva, incantevole, nata dalla fantasia di un fumetto per trasformarsi nell’immagine potente di un poster dai colori acrilici alla Andy Warhol. Psichedelica e attraente, conturbante e sexy. Bella da guastare il sonno a molti. Maschio eppure femmina. 

Eva Robin’s, lei che ha fatto sognare generazioni, è stata e rimane il simbolo incontrastato della transessualità. 

Dicevano che somigliasse in modo sorprendente al personaggio di Diabolik Eva Kant, e lei su quell’immagine ci ha lavorato, quasi divertendosi, rendendola viva e facendone una star in carne e ossa. 

"Io sono attratta sessualmente da un uomo ma la mia affettività è diretta verso le donne. Senza dubbio il maschio che c’è in me pretende la sua parte”.

Attrice di cinema e teatro, showgirl e cantante, Eva continua a calcare le scene recitando in ruoli teatrali di grande spessore e impegno. La sua figura di oggi sembra sfumata, il suo volto un po’ flou, l’esuberanza di un tempo addolcita dal tempo. 

Leggi l
  • Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne.

A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in "Stranger Things" e Ethel Muggs in “Riverdale". La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

“Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata”. 

“Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio. Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. 

E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #shannonpurser #barbstrangerthings #hollywood #bodyshaming #sierraburgessisaloser
  • Sul tema dell
Le aziende dovranno presentare piani anti-spreco, medie e grandi imprese saranno costrette a trasformare la frutta non vendibile in marmellata o in succo. Mentre i ristoranti si doteranno obbligatoriamente della "doggy bag". Di recente in Spagna, il Parlamento ha approvato un progetto di legge che punta a un unico obiettivo: non gettare via il cibo con l'ambizione di fare scuola in Europa. Come spiegato dal ministro spagnolo dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione Luis Planas, il nuovo strumento adottato dal Governo modificherà i processi della catena alimentare nei punti in cui essa è più inefficiente. Ma, ispirato all'economia circolare, il "progetto di legge sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari" è notevole anche sul piano etico, dal momento che include progetti collaborativi tra ristoranti, organizzazioni di quartiere e banche alimentari.

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E IN ITALIA?

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