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Home » Attualità » Svizzera, un uomo di 60 anni cambia sesso per avere prima la pensione

Svizzera, un uomo di 60 anni cambia sesso per avere prima la pensione

Cantone di Lucerna, diventa donna all'anagrafe per ottenere la somma di denaro a 64 anni, e non a 65 anni. Il signore ha approfittato di una legge che ha semplificato al massimo la procedura per cambiare sesso

Remy Morandi
30 Gennaio 2022
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“Ma perché aspettare di prendere la pensione quando posso diventare donna e prenderla subito?”. Sembra il pensiero di un genio folle, eppure è successo veramente. Nel cantone di Lucerna, in Svizzera, un uomo di 60 anni ha deciso di cambiare sesso (ma solo all’anagrafe) per percepire un anno prima la pensione di vecchiaia.

Pensione da sogno in Svizzera, una somma tra i 13.480 e i 26.960 euro

Ma partiamo con ordine. La comica vicenda viene raccontata dal quotidiano locale svizzero Luzerner Zeitung. Nel cantone di Lucerna, un 60enne si mette in testa di voler riuscire a tutti i costi a prendere in anticipo la sua pensione. Quella che in Svizzera è chiamata la pensione AVS (Assicurazione, Vecchiaia e Sopravvissuti). Si tratta di un’indennità di base istituita nel 1925 che consiste in una cospicua somma che va dai 13.480 ai 26.960 euro e che può essere percepita al compimento dei 65 anni per gli uomini e dei 64 anni per le donne.

András Arató, l’anziano divenuto famoso in tutto il mondo come meme “Hide The Pain Harold”

Un colloquio di 10 minuti e una tassa da 72 euro: ecco come si cambia sesso in Svizzera

Il sessantenne dunque deve per legge aspettare ancora cinque anni per percepire la sua pensione. Ma lui non ci sta e si accorge che grazie a un escamotage sarebbe riuscito a ottenere i suoi soldi prima del previsto. L’uomo, infatti, dopo aver esaminato carte, documenti e leggi, realizza che nel mese di dicembre del 2020 il Parlamento svizzero ha dato via libera a una modifica del codice civile che ha semplificato al massimo la procedura per cambiare sesso: dieci minuti di colloquio con i dipendenti pubblici per accertare la capacità di discernimento del cittadino e il pagamento di una tassa di circa 72 euro. Dieci minuti di chiacchiere e una tassa di 72 euro per diventare donna. Non serviva niente di più: nessun certificato medico per dimostrare il cambio di sesso sul piano biologico, o altro. È a questo punto che il 60enne realizza che avrebbe potuto ottenere i soldi della pensione in anticipo, semplicemente andando all’anagrafe a cambiare sesso. E così fa: si reca negli uffici pubblici, fa il colloquio con i dipendenti e paga i 72 euro. Fine. L’uomo è diventato una donna e adesso può avere a 64 anni, e non a 65, la sua pensione.

Non c’è stato abuso, ma scatta la polemica per rivedere la procedura

Nonostante il trucchetto dell’uomo sia evidente, l’amministrazione locale non ha potuto impugnare la vicenda per un’eventuale revisione della procedura per diventare donna. La legge infatti parla chiaro e non c’è stato abuso nel suo cambiamento di sesso. La vicenda del 60enne, comunque, ha riaperto in Svizzera il dibattito sul rischio concreto di abusi da parte di chi chiede di operare un cambio di sesso all’anagrafe, solo per anticipare il pagamento della pensione. Durante l’adozione della norma a dicembre del 2020, i promotori di un cambio di sesso più facile avevano escluso tale rischio e la stessa amministrazione, nell’opuscolo consegnato ai dipendenti, considera tali comportamenti scorretti come “poco probabili”. Per questo motivo ai dipendenti del servizio dell’anagrafe è stato chiesto di “non ricercare attivamente gli abusi” e di non chiedere la certificazione medica per timore di essere accusati di transfobia. Pertanto in Svizzera tutte le domande di cambio di sesso allo stato civile sono accettate in modo quasi del tutto automatico. Così è successo con il 60enne che adesso deve solo aspettare quattro anni, e non più cinque, per ottenere la sua pensione. Chapeau!

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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