
telefono azzurro
L'impatto globale della pandemia sulla salute pubblica è stato senza dubbio notevole, ha inciso sul benessere mentale e psicofisico di molti, tra cui i bambini e gli adolescenti, i più vulnerabili. Il risultato è che oggi, nonostante l’emergenza Covid sia oramai alle spalle, più di 1 ragazzo su 5 prova ansia.
Chiedere aiuto a un esperto di salute mentale può fare la differenza, eppure è percepito come motivo di vergogna da 1 giovane su 3. Lo rivela un'indagine di Telefono Azzurro realizzata con il supporto di Bva Doxa su 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Come si sentono gli adolescenti oggi? Hanno paura di parlare di salute mentale? E come percepiscono la sofferenza dei propri coetanei? A questi interrogativi si è cercato di rispondere attraverso questa ricerca dedicata proprio al malessere psicologico dei più giovani e presentata in occasione della Giornata internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Nelle ultime due settimane soltanto il 41% dei ragazzi si è sentito felice. Il 21% dei partecipanti all'indagine ha dichiarato di sentirsi in ansia o preoccupato (20%), il 6% triste. Dati, questi che devono spingerci a una riflessione, anche perché il senso di angoscia che invade i pensieri dei minori attraversa anche le loro aspettative future. Ad 1 ragazzo su 2 – si legge nel report – il futuro appare come un qualcosa di davvero oscuro. Tra le principali sofferenze che gli adolescenti riscontrano tra la loro generazione c'è al primo posto la dipendenza da internet e dai social network (52%), seguita dalla mancanza di autostima (41%), dalle difficoltà relazionali con gli adulti (40%), ansia e attacchi di panico (30%). Soltanto il 2% ritiene che i propri coetanei non vivano situazioni di sofferenza.
Intelligenza artificiale, chatbot e app di salute mentale sono ritenute facilmente accessibili per il 63% dei ragazzi oltre ad essere strumenti dove non ci si sente giudicati (62%), anche se il 58% teme di non sentirsi veramente ascoltato a causa della scarsa empatia. Anche se con la pandemia il tema del benessere psicologico ha iniziato ad assumere un ruolo sempre più rilevante, soltanto il 39% dei più giovani ne parla nella vita di tutti i giorni e il 40% fa ricerche in rete sul tema. La propria rete affettiva rimane il riferimento in caso di malessere di questo tipo. Il 74% dei ragazzi ritiene la famiglia un punto fermo, seguita da amici (38%), dallo psicologo (26%) e dalla scuola (11%). Chiedere aiuto a un esperto di salute mentale rappresenta ancora una vergogna per 1 ragazzo su 3, che teme di essere giudicato in modo negativo dalla società. Indifferenza, discriminazione, esclusione sociale e compassione sono per i giovani gli atteggiamenti più diffusi nella società nei confronti di persone con problemi di salute mentale.
L'indagine di Telefono Azzurro

Più di 1 ragazzo su 5 prova ansia ma la vergogna a raccontare questo disagio spesso frena le richieste di aiuto
Sconfiggere la vergogna? In famiglia, a scuola e in app
Ma come aiutare i giovani che si trovano in una situazione di disagio psicologico? Per il 61% potrebbe essere utile parlarne di più, perché spesso ci si vergogna e si ha paura di chiedere aiuto. I giovani danno molto importanza alla sfera educativa rappresentata dalla famiglia e dalla scuola. Per il 41% dei rispondenti sarebbe molto utile formare e insegnare ai genitori come essere vicino ai figli che stanno male, mentre il 39% auspica che a scuola si parli sempre di più di salute mentale. Anche essere seguiti da un professionista o da uno psicologo rappresenta una soluzione per il 39% degli intervistati, ma il 22% preferirebbe potersi raccontare in modo anonimo utilizzando ad esempio le chat.
La risposta ai problemi di salute mentale? I giovani la cercano soprattutto sui canali anonimi, attraverso chat e app
L'impatto della guerra
Anche gli eventi drammatici – come ad esempio la Guerra in Medio Oriente – influenzano i sentimenti e il vissuto dei ragazzi. Più di 1 giovane su 2 è rimasto impressionato di fronte alle notizie e alle immagini dolorose del conflitto, mentre il 35% ritiene di aver avuto una reazione all’inizio, ma ora si sente abituato. Ma quali sentimenti genera la guerra? Il 49% dei ragazzi sottolinea di provare molto spesso rabbia, il 59% tristezza, il 39% angoscia. Un ragazzo su 5 molto spesso fa incubi sugli attacchi. L’empatia e la vicinanza alle popolazioni colpite sono sentimenti molto diffusi tra le giovani generazioni. Il 19% pensa alle vittime del conflitto ogni giorno, il 39% spesso e il 30% qualche volta.Il web rifugio contro la solitudine
Dall’indagine di Telefono Azzurro emerge come la grande solitudine di fronte alla crescita porti sempre più ragazzi a rifugiarsi nella rete per sperimentarsi dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale. In media i ragazzi tra i 12 e i 18 anni passano almeno 3 ore al giorno sui social chattando. Il 92% degli intervistati è concorde sul fatto che i social media potrebbero causare dipendenza, ma il 58% degli users li sceglie per rilassarsi, il 54% per rimanere in contatto con amici e familiari, il 31% per combattere la solitudine e la noia e il 23% per fare nuove amicizie (23%). Alla domanda come ti sentiresti senza l’utilizzo dei social il 22% dei ragazzi ha risposto “ansioso” o “agitato”, l’11% “solo”, mentre il 23% si sentirebbe addirittura “perso”. L’utilizzo sempre più pervasivo delle tecnologie digitali non comporta solo una trasformazione nel modo di comunicare, ma anche un impatto sulla salute mentale di tutti compresi i giovanissimi. Lo evidenziano le richieste di aiuto arrivate alla linea di Ascolto 1.96.96 che nel 2022 ha raccolto 1459 segnalazioni relative a problemi di salute mentale (4 casi al giorno) e quelle gestite dal numero Emergenza Infanzia 114 che, nel 2022, sono state ben 347.
I ragazzi sono d'accordo sul fatto che i social creino dipendenza. Gli adolescenti tra i 12 e i 18 anni ci passano almeno 3 ore al giorno