Inside Out 2, arriva Ansia e distrugge tutto. Perché i governi dovrebbero prendere spunto dal cartoon Pixar-Disney

Deve ancora uscire nelle sale ed è già chiacchierato grazie alla nuova protagonista, Ansia. Che dà una lezione a tutti noi: parlare di salute mentale è un piccolo passo, ma necessario

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
14 novembre 2023

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Ne avrete già letto: Inside Out sta per tornare e pare avere tutta l’intenzione di far molto parlare di sé. Il sequel del cartoon Pixar - Disney sbarcherà nelle sale americane il prossimo 14 giugno 2024 - per poi fare tappa in Italia - ma in tutto il globo è già “Ansia-mania”. Un successo aspettatissimo: già nel 2015, la pellicola firmata da Pete Docter, vincitore dell’Oscar per il miglior film di animazione, fece innamorare grandi e piccini.

Tutti pazzi per "Ansia"

A dirigere il sequel è stato Kelsey Mann che, senza colpo ferire e con un trailer di poco più di un minuto e mezzo, ha già incassato il plauso degli spettatori. Sulla scena arriva lei, Ansia, con il suo carico di ingenua distruzione. Un’occupazione più che un ingresso in scena - e nella testa della piccola Riley, undicenne trasferitasi dal Minnesota a San Francisco per seguire il lavoro del padre - che ben narra il ruolo di un’emozione che, oggi più che mai, ha bisogno di essere conosciuta, riconosciuta e gestita.

Non a caso, i social stanno letteralmente impazzendo per la new entry e i meme non sono mancati. Una vera e propria immedesimazione. Un “finalmente” urlato a mezzo social che lascia capire quanto ci sia bisogno di parlare di temi inspiegabilmente considerati scomodi dai più. L’impressione è che Pixar - Disney abbia fatto nuovamente centro.

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L'emergenza silenziosa: il 20% degli italiani ha un disturbo psichico

Sul fronte ansia, i numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a dubbi: siamo in piena emergenza (silenziosa). Stando ai dati diffusi dallo studio Headway – Mental Health Index 2.0 realizzato da The European House – Ambrosetti, il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo psichico, in particolare ansia e depressione. Un dato che supera la media europea e mette ko ogni tentativo di narrarci come il Paese del “ben vivere”.

I fattori che concorrono a questo scenario sono molti e variegati. Difficoltà economiche, conflitti mondiali, questioni sanitarie, problematiche abitative, incertezze sul futuro sono solo punte di un iceberg che racchiude nella sua pancia disagi e questioni da troppo tempo non solo irrisolte ma neanche lontanamente affrontate. A destare ancor più preoccupazione è il fatto che almeno la metà dei disturbi mentali pare esordire prima dei 15 anni e che l’80% di essi si manifesti prima dei 18 anni.

Molto comune tra gli adolescenti

Tra i problemi di salute mentale più comunemente riscontrati tra gli adolescenti si segnalano ansia (28%), depressione (23%), solitudine (5%), stress (5%) e paura (5%). Come se non bastasse, ansia e depressione influenzano negativamente il rendimento scolastico, fino addirittura - in alcuni casi - a portare all’abbandono degli studi. Come Inside Out 2 insegna, il problema non è solo italiano. Sono molti, infatti, i Paesi che stanno cercando di costruire argini sociali a una deriva che rischia di travolgere presenti e futuri in più angoli del globo.

La risposta dell'Europa

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La Commissione europea e gli Stati membri hanno acceso i riflettori sulla faccenda, provando a mettere in pratica misure tampone. Il 45% dei Paesi ha adottato programmi di prevenzione e promozione della salute mentale legati al lavoro e il 68% ha attuato una strategia o un programma nazionale incentrati sulla promozione e la prevenzione della salute mentale per bambini e adolescenti.

Le strutture ambulatoriali dedicate alla salute mentale in Europa sono passate da 3,9 a 9,1 per 1.000 abitanti. Ancora, però, la strategia di contenimento dell’emergenza è a macchia di leopardo. L’Italia, ad esempio, riserva alla salute mentale il 3% della spesa sanitaria e si posiziona nona nella classifica della qualità dell’assistenza sanitaria per i disordini mentali degli Stati Ue. Tra l’altro, si stima che il disagio mentale porti con sé anche notevoli perdite economiche e una diminuzione significativa del PIL. Una questione di Stato a tutti gli effetti, dunque.

Il punto è chiaro: di ansia e dei disagi a essa collegati se ne deve parlare. Quello della salute mentale non deve più essere considerato un tema da sanzionare socialmente ma, al contrario, deve diventare oggetto di dibattito in ogni sede. Un esercizio di mental positivity che deve avere come obiettivo lo sdoganamento di problematiche non legate a patologie fisiche, fortemente sollecitate da un sistema sociale che troppo spesso tende a dimenticare il valore del benessere psicologico delle persone.

Ansia, ne siamo certi, avrà un ruolo cruciale nella battaglia che nell’ultimo periodo si sta combattendo a favore della salute mentale. Certo, servirà poi investire risorse e costruire una società più inclusiva, ma chi l’ha detto che il mondo non si cambi anche a piccoli (cartoon) passi?