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Torino, baciò una collega alla macchinetta del caffè. Per il tribunale il fatto non costituisce reato

di REMY MORANDI -
12 febbraio 2022
Macchinetta distributore caffè

Macchinetta distributore caffè

Un bacio rubato davanti alla macchinetta del caffè in una pausa dal lavoro. Per l'accusa - da parte di una donna di 36 anni - quel gesto fu violenza sessuale, e quell'uomo, di una decina di anni più grande, doveva essere condannato a un anno di carcere, ma alla fine per il giudice "il fatto non costituisce reato" e l'uomo è stato assolto con formula piena.

La versione di lei: "Baciata contro la mia volontà"

La vicenda risale al 2016. Siamo a Torino. La donna, all'epoca 30enne, lavorava come dipendente in una ditta di pulizie e l'uomo come tecnico di una impresa edile. Un giorno d'estate a luglio, i due vanno a prendere un caffè alle macchinette in una pausa dal lavoro. Secondo la versione della donna, a un tratto l'uomo l'avrebbe afferrata alle spalle, voltata di scatto e baciata contro la sua volontà. La donna riferì quanto accaduto a colleghe e responsabili, sostenuta anche dalla testimonianza di un'altra collega che l'aveva vista piangere seduta vicino alla macchinetta del caffè. Un mese dopo la donna ha presentato la querela contro l'uomo, denunciando l'accaduto.

La versione di lui: "Il bacio era consenziente"

Completamente diversa, invece, la ricostruzione dell'evento da parte dell'imputato. L'uomo, infatti, non negava l'episodio della macchinetta, ma sosteneva che il bacio era consenziente e che dunque non l'aveva afferrata contro la sua volontà. E infatti ai giudici il tecnico ha raccontato: "Ci incontravamo sempre davanti alla macchinetta, per non più di due o tre minuti al giorno. La reputavo una persona di piacevole conversazione - precisa l'uomo -. Fra noi infatti si creò un po' alla volta un minimo di confidenza. Quel giorno feci una stupida battuta di spirito e lei, subito, si sporse verso di me. Così ci baciammo". Secondo il tecnico, dunque, fu proprio la donna a prendere l'iniziativa, a sporgersi verso di lui e ad avvicinarsi per un bacio. Prosegue il discorso dell'imputato: "Lei ripeteva 'dobbiamo parlare', così ci incontrammo nel piazzale: forse fui un po' sgarbato con lei, ma io mi ero già pentito perché ero sposato e perché cose così, sul posto di lavoro, non si dovrebbero fare. E il suo atteggiamento cambiò".

La decisione del tribunale: "Il fatto non costituisce reato"

La donna ha dunque accusato l'uomo di violenza sessuale ed era stata chiesta dalla procura una condanna fino a un anno di carcere per quel bacio rubato davanti alla macchinetta del caffè. Tuttavia, il tribunale di Torino ha rigettato la richiesta dell'accusa, stabilendo che "il fatto non costituisce reato". L'avvocato difensore dell'imputato, Franco Papotti, che aveva chiesto l'assoluzione, ha affermato in conclusione della vicenda che "leggerà le motivazioni della sentenza".