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Home » Attualità » Trapianto, dal dolore più grande il dono della vita: il fegato di una 16enne salva una bimba

Trapianto, dal dolore più grande il dono della vita: il fegato di una 16enne salva una bimba

Alle Molinette di Torino metà dell'organo di una ragazza morta a Cesena è stato impiantato sul rene di una rifugiata ucraina di 11 anni già operata due volte nel suo Paese: "Non ci credo ancora"

Letizia Cini
31 Agosto 2022
Dall’Ucraina a Torino: alle Molinette 12 ore di trapianto per salvare una bambina di 11 anni

Dall’Ucraina a Torino: alle Molinette 12 ore di trapianto per salvare una bambina di 11 anni

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I progressi scientifici in aiuto della vita umana. Ed ecco che il dolore più grande – la perdita di un figlio – può essere in parte compensata da qualcosa che sa di prodigio: riuscire a salvare l’esistenza di una creatura, restituendo la speranza a un’altra famiglia.

È successo in Italia, grazie a un intervento di immensa complessità tecnica: il trapianto di metà fegato di una ragazza di 16 anni morta a Cesena impiantato sul rene, è servito a salvare una bambina ucraina di 11 anni, affetta da una rara malformazione delle vie biliari. La piccola è stata portata in Italia con una missione umanitaria, su un aereo della Guardia di Finanza.

La bambina ucraina in braccio a un operatore sulla scaletta dell'aereo
La bambina ucraina in braccio a un operatore sulla scaletta dell’aereo

L’intervento è stato eseguito alle Molinette, ospedale della Città della Salute di Torino. Il caso dell’undicenne era stato preso in considerazione durante una missione della Regione Piemonte in Ucraina nel maggio scorso. Ricoverata in Gastroenterologia, era in lista d’attesa.

L’intervento

Sono state necessarie dodici ore di sala operatoria per salvare, impiantando il fegato di una donatrice su un rene, una bambina ucraina di 11 anni, affetta da una grave e rara malformazione alle vie biliari contro cui non avevano dato alcun risultato due operazioni nel suo paese. Grande l’emozione alle Molinette, ospedale della Città della Salute di Torino, teatro dell’intervento frutto di una missione umanitaria avviata a maggio dalla Regione Piemonte. Il trapianto. con l’organo di una donatrice di 16 anni di Cesena morta per un trauma cranico, è stato eseguito collegando la vena porta epatica con la vena renale della bambina. Originaria della regione di Doneck. Nell’ultimo anno era stata ricoverata varie volte per infezioni e le condizioni erano peggiorate, con la necessità urgente di un trapianto.

La patologia

Lo scorso maggio è stata inviata dal capoluogo piemontese un’equipe medica e il caso della piccola è stato valutato, grazie alla consulenza del direttore del Centro Trapianto Fegato delle Molinette, Renato Romagnoli, e del direttore della Gastroenterologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita, Pierluigi Calvo. Da qui la decisione di portarla in Italia, ricoverarla al Regina Margherita e inserirla in lista d’attesa per il trapianto.

Dopo due mesi è arrivato un fegato compatibile. L’organo è stato diviso in due parti secondo la tecnica Split: la più piccola, la sinistra, è stata impiantata in un neonato all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, mentre la parte più grande, la destra, è stata trasportata a Torino per il trapianto eseguito da Romagnoli.

“Da un punto di vista tecnico è stato un intervento piuttosto acrobatico ma siamo molto soddisfatti. Il fegato a circa una settimana dal trapianto funziona bene – spiega Romagnoli -. Per il momento nessuna complicazione, la bimba è stata svegliata e ha ripreso le sue funzioni e ha cominciato ad alimentarsi”. «

“I genitori sono molto contenti e riconoscenti – aggiunge Romagnoli – ci abbracciano e capiscono due cose: che l’Italia è un Paese aperto, che accoglie e dona e che consente un livello di cura elevato, perché un intervento come questo è all’avanguardia a livello mondiale. Ne sono stati fatti un centinaio al mondo e sui bambini si contano sulle dita della mano”.

Le parole della piccina

L'arrivo in Italia
L’arrivo in Italia

“Non ci credo ancora che è successo”, le parole della piccola paziente appena sveglia nel post operatoria. Anche papà Olek non riesce a nascondere la felicità: “Ora stiamo bene, ma eravamo in ansia”, racconta l’uomo, a Torino con la moglie e altri due figli, di 3 e 5 anni.

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
I progressi scientifici in aiuto della vita umana. Ed ecco che il dolore più grande - la perdita di un figlio - può essere in parte compensata da qualcosa che sa di prodigio: riuscire a salvare l'esistenza di una creatura, restituendo la speranza a un’altra famiglia. È successo in Italia, grazie a un intervento di immensa complessità tecnica: il trapianto di metà fegato di una ragazza di 16 anni morta a Cesena impiantato sul rene, è servito a salvare una bambina ucraina di 11 anni, affetta da una rara malformazione delle vie biliari. La piccola è stata portata in Italia con una missione umanitaria, su un aereo della Guardia di Finanza.
La bambina ucraina in braccio a un operatore sulla scaletta dell'aereo
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L’intervento è stato eseguito alle Molinette, ospedale della Città della Salute di Torino. Il caso dell’undicenne era stato preso in considerazione durante una missione della Regione Piemonte in Ucraina nel maggio scorso. Ricoverata in Gastroenterologia, era in lista d’attesa.

L'intervento

Sono state necessarie dodici ore di sala operatoria per salvare, impiantando il fegato di una donatrice su un rene, una bambina ucraina di 11 anni, affetta da una grave e rara malformazione alle vie biliari contro cui non avevano dato alcun risultato due operazioni nel suo paese. Grande l'emozione alle Molinette, ospedale della Città della Salute di Torino, teatro dell'intervento frutto di una missione umanitaria avviata a maggio dalla Regione Piemonte. Il trapianto. con l’organo di una donatrice di 16 anni di Cesena morta per un trauma cranico, è stato eseguito collegando la vena porta epatica con la vena renale della bambina. Originaria della regione di Doneck. Nell’ultimo anno era stata ricoverata varie volte per infezioni e le condizioni erano peggiorate, con la necessità urgente di un trapianto.

La patologia

Lo scorso maggio è stata inviata dal capoluogo piemontese un’equipe medica e il caso della piccola è stato valutato, grazie alla consulenza del direttore del Centro Trapianto Fegato delle Molinette, Renato Romagnoli, e del direttore della Gastroenterologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita, Pierluigi Calvo. Da qui la decisione di portarla in Italia, ricoverarla al Regina Margherita e inserirla in lista d’attesa per il trapianto. Dopo due mesi è arrivato un fegato compatibile. L’organo è stato diviso in due parti secondo la tecnica Split: la più piccola, la sinistra, è stata impiantata in un neonato all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, mentre la parte più grande, la destra, è stata trasportata a Torino per il trapianto eseguito da Romagnoli. "Da un punto di vista tecnico è stato un intervento piuttosto acrobatico ma siamo molto soddisfatti. Il fegato a circa una settimana dal trapianto funziona bene - spiega Romagnoli -. Per il momento nessuna complicazione, la bimba è stata svegliata e ha ripreso le sue funzioni e ha cominciato ad alimentarsi". « "I genitori sono molto contenti e riconoscenti - aggiunge Romagnoli - ci abbracciano e capiscono due cose: che l’Italia è un Paese aperto, che accoglie e dona e che consente un livello di cura elevato, perché un intervento come questo è all’avanguardia a livello mondiale. Ne sono stati fatti un centinaio al mondo e sui bambini si contano sulle dita della mano".

Le parole della piccina

L'arrivo in Italia
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"Non ci credo ancora che è successo", le parole della piccola paziente appena sveglia nel post operatoria. Anche papà Olek non riesce a nascondere la felicità: "Ora stiamo bene, ma eravamo in ansia", racconta l’uomo, a Torino con la moglie e altri due figli, di 3 e 5 anni.
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