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Home » Economia » Il futuro dei giovani in Italia: in pensione a 71 anni e con molti meno soldi

Il futuro dei giovani in Italia: in pensione a 71 anni e con molti meno soldi

L'allarme dell'Ocse: l'Italia è il Paese dell'Europa in cui l'età pensionabile aumenterà di più (+ 9 anni). E a subirne le conseguenze saranno le giovani generazioni

Domenico Guarino
7 Febbraio 2022
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L’Italia è il Paese dell’Europa in cui l’età pensionabile aumenterà di più nei prossimi anni. La stima arriva dall’Ocse e non è una buona notizia per le giovani generazioni. Si tratta naturalmente di una previsione che ha a che fare con una serie molteplice di fattori. Molto ad esempio dipenderà dall’entità della crisi economica e dalla sua durata. Ma se tutto andrà come stimato, nel nostro Paese si passerà da una media di 61 anni ad una di 71, con un aumento di ben 9 anni.

A parlarne è il recente report dell’Ocse “Pensions at a glance 2021“, che stima che mediamente in Europa l’età pensionabile verrà aumentata di oltre 2 anni nel prossimo futuro. Ad essere colpite soprattutto le generazioni più giovani, ed in particolare quelle che entreranno al lavoro in questi anni. Se infatti da un punto di vista sanitario il Covid-19 ha colpito prevalentemente gli strati più anziani della popolazione, in Europa i pensionati sono stati mediamente i più tutelati dal punto di vista  economico: gli assegni sono stati salvaguardati e, dove necessario, anche affiancati da misure di sostegno statale.

Il futuro dei giovani: in pensione più tardi e con assegni risicati

Viceversa la pandemia ha avuto un impatto pesante sui più giovani,  che generalmente ricoprono posizioni lavorative più precarie, meno pagate e quindi meno stabili, e che sono state costrette a lavorare ancora  meno, a non lavorare affatto, o ancora a farlo in condizioni particolarmente difficili, da casa o in un contesto di insicurezza sanitaria. Nel prossimo futuro, secondo la Fondazione OpenPolis che ha elaborato i dati Osce, questo fatto andrà ad aggravare le condizioni pregresse dell’economia e del mondo del lavoro, che, unite al progressivo invecchiamento della popolazione e, appunto, alla crisi causata dalla pandemia, incideranno in maniera significativa sui sistemi pensionistici dei Paesi europei, a svantaggio dei più giovani.

Si andrà insomma in pensione più tardi e con assegni molto più risicati, invertendo la tendenza che si era andata consolidando tra 2008 e 2020, quando la quota di Pil dei vari Paesi UE dedicata ai pensionati è invece aumentata considerevolmente. In Italia, in particolare, è passata dal 4,4% nel 2010 al 9,8% nel 2020. Una cifra che, secondo le stime dell’Ocse, potrebbe crescere ulteriormente, fino al 15,6%.

In media in Italia un pensionato guadagna quanto un lavoratore

L’Italia è anche  il secondo Paese Ue per entità delle pensioni e del reddito dei lavoratori più anziani rispetto al reddito medio nazionale. La precede soltanto il Lussemburgo, dove mediamente le persone di più di 65 anni guadagnano il 107,8% del reddito medio della popolazione totale. In Italia questa cifra si attesta invece al 100%, il che vuol dire che un pensionato guadagna quanto un lavoratore medio. In tutti gli altri paesi Ue facenti parte dell’Ocse, questo dato risulta inferiore , ma comunque non scende al di sotto del 67% registrato da Lettonia e Estonia.  Se questo è stato finora, il futuro potrebbe invece prevedere, come detto, un drastico cambio di prospettive, con l’invecchiamento della popolazione e i possibili effetti a lungo termine della pandemia destinati a colpire molto duramente le pensioni dei giovani. In primis, ritardandole ulteriormente.

Danimarca, l’età pensionabile raggiungerà i 74 anni

Dei 27 Stati Ue (esclusa Malta, per cui non sono disponibili i dati), 19 registreranno uno spostamento in avanti dell’età pensionabile. In alcuni casi, il cambiamento sarà notevole. In Danimarca ad esempio, dove attualmente si può andare in pensione a partire dai 65 anni e mezzo, l’età pensionabile raggiungerà i 74 anni, il dato più alto d’Europa. Sotto questo aspetto, l’Italia insieme all’Estonia è il secondo Paese Ue. Attualmente, la pensione nel nostro paese è ottenibile già a partire dai 62 anni, mentre secondo le previsioni dell’Ocse questa cifra potrebbe salire a 71 anni. In Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Svezia, Cipro e Slovenia potrebbe invece non registrarsi alcuna differenza. Saranno invece solo 7 gli Stati membri in cui l’età pensionabile non aumenterà rispetto a quella attuale.

È un tema di cui si parla molto poco, ma che la politica sarà chiamata ad affrontare quanto prima, pena l’aumento delle tensioni  tra generazioni, e il deterioramento della coesione sociale. Con effetti imprevedibili  a medio lungo termine.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague

L’Italia è il Paese dell'Europa in cui l’età pensionabile aumenterà di più nei prossimi anni. La stima arriva dall’Ocse e non è una buona notizia per le giovani generazioni. Si tratta naturalmente di una previsione che ha a che fare con una serie molteplice di fattori. Molto ad esempio dipenderà dall'entità della crisi economica e dalla sua durata. Ma se tutto andrà come stimato, nel nostro Paese si passerà da una media di 61 anni ad una di 71, con un aumento di ben 9 anni.

A parlarne è il recente report dell’Ocse “Pensions at a glance 2021“, che stima che mediamente in Europa l’età pensionabile verrà aumentata di oltre 2 anni nel prossimo futuro. Ad essere colpite soprattutto le generazioni più giovani, ed in particolare quelle che entreranno al lavoro in questi anni. Se infatti da un punto di vista sanitario il Covid-19 ha colpito prevalentemente gli strati più anziani della popolazione, in Europa i pensionati sono stati mediamente i più tutelati dal punto di vista  economico: gli assegni sono stati salvaguardati e, dove necessario, anche affiancati da misure di sostegno statale.

Il futuro dei giovani: in pensione più tardi e con assegni risicati

Viceversa la pandemia ha avuto un impatto pesante sui più giovani,  che generalmente ricoprono posizioni lavorative più precarie, meno pagate e quindi meno stabili, e che sono state costrette a lavorare ancora  meno, a non lavorare affatto, o ancora a farlo in condizioni particolarmente difficili, da casa o in un contesto di insicurezza sanitaria. Nel prossimo futuro, secondo la Fondazione OpenPolis che ha elaborato i dati Osce, questo fatto andrà ad aggravare le condizioni pregresse dell’economia e del mondo del lavoro, che, unite al progressivo invecchiamento della popolazione e, appunto, alla crisi causata dalla pandemia, incideranno in maniera significativa sui sistemi pensionistici dei Paesi europei, a svantaggio dei più giovani.

Si andrà insomma in pensione più tardi e con assegni molto più risicati, invertendo la tendenza che si era andata consolidando tra 2008 e 2020, quando la quota di Pil dei vari Paesi UE dedicata ai pensionati è invece aumentata considerevolmente. In Italia, in particolare, è passata dal 4,4% nel 2010 al 9,8% nel 2020. Una cifra che, secondo le stime dell’Ocse, potrebbe crescere ulteriormente, fino al 15,6%.

In media in Italia un pensionato guadagna quanto un lavoratore

L’Italia è anche  il secondo Paese Ue per entità delle pensioni e del reddito dei lavoratori più anziani rispetto al reddito medio nazionale. La precede soltanto il Lussemburgo, dove mediamente le persone di più di 65 anni guadagnano il 107,8% del reddito medio della popolazione totale. In Italia questa cifra si attesta invece al 100%, il che vuol dire che un pensionato guadagna quanto un lavoratore medio. In tutti gli altri paesi Ue facenti parte dell'Ocse, questo dato risulta inferiore , ma comunque non scende al di sotto del 67% registrato da Lettonia e Estonia.  Se questo è stato finora, il futuro potrebbe invece prevedere, come detto, un drastico cambio di prospettive, con l'invecchiamento della popolazione e i possibili effetti a lungo termine della pandemia destinati a colpire molto duramente le pensioni dei giovani. In primis, ritardandole ulteriormente.

Danimarca, l'età pensionabile raggiungerà i 74 anni

Dei 27 Stati Ue (esclusa Malta, per cui non sono disponibili i dati), 19 registreranno uno spostamento in avanti dell'età pensionabile. In alcuni casi, il cambiamento sarà notevole. In Danimarca ad esempio, dove attualmente si può andare in pensione a partire dai 65 anni e mezzo, l'età pensionabile raggiungerà i 74 anni, il dato più alto d'Europa. Sotto questo aspetto, l'Italia insieme all'Estonia è il secondo Paese Ue. Attualmente, la pensione nel nostro paese è ottenibile già a partire dai 62 anni, mentre secondo le previsioni dell'Ocse questa cifra potrebbe salire a 71 anni. In Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Svezia, Cipro e Slovenia potrebbe invece non registrarsi alcuna differenza. Saranno invece solo 7 gli Stati membri in cui l'età pensionabile non aumenterà rispetto a quella attuale.

È un tema di cui si parla molto poco, ma che la politica sarà chiamata ad affrontare quanto prima, pena l’aumento delle tensioni  tra generazioni, e il deterioramento della coesione sociale. Con effetti imprevedibili  a medio lungo termine.

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