Finalmente una buona notizia: per la prima volta nella storia, l'indice di uguaglianza di genere europeo (lo strumento che monitora i divari tra uomini e donne in diversi ambiti nei Paesi membri) ha raggiunto un punteggio pari a 70,2. E, nella buona notizia, ce n’è ancora una più buona, che per altro ci riguarda da vicino: l’Italia è il Paese Ue che ha registrato il miglioramento più evidente, +14,9 punti rispetto al 2013.
Questo se si guarda al bicchiere mezzo pieno però, perché in quello mezzo vuoto ci troviamo il fatto che il Belpaese si colloca solo al 13° posto della classifica (68,2), ben di al di sotto di Francia e Spagna. L’indice – elaborato da Eige, l’istituto europeo per l’uguaglianza di genere – ha un punteggio che va da 1 a 100: più il valore si avvicina a 1 più i divari sono ampi, viceversa più si avvicina a 100 maggiore si può dire la parità. Viene usato non soltanto a confrontare tra loro le performance dei vari stati membri, ma anche a monitorare i loro progressi nel tempo e a valutare l’effetto delle politiche vigenti.
Come funziona il sistema Eige
Il sistema Eige divide il complesso dei Paesi europei in quattro gruppi: quelli che stanno recuperando, ovvero che partendo da valori inferiori alla media la stanno raggiungendo (catching up); quelli che partendo da valori molto elevati stanno progredendo con lentezza e quindi avvicinandosi a una stabilizzazione (flattening); Stati che invece, pur partendo da valori elevati stanno comunque progredendo rapidamente (outperforming); nazioni che sono ancora lontane dalla media europea (slower pace).
Nel primo gruppo troviamo l’Italia e alcuni altri Stati dell’Europa meridionale (Malta, Cipro, Grecia), ma anche Bulgaria, Croazia e Lituania. Nel secondo principalmente Paesi dell’Europa nord-occidentale (Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi e Svezia), oltre alla Slovenia. Mentre il gruppo degli outperformer comprende Spagna, Francia, Austria, Germania e Lussemburgo. Infine, nell’ultimo gruppo, varie nazioni dell’Europa centrale (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), orientale (Romania e Polonia) e baltica (Estonia e Lettonia).
Cosa dicono i dati sulla parità di genere
Confrontando i dati del 2021 (pubblicati nel 2023) con quelli dell’anno precedente si vede come l’indice sia in aumento di 1,6 punti, ovvero l’incremento più marcato, su base annua, dal 2013 a oggi. Complessivamente l’ambito in cui si riportano i valori più elevati, sia pur con un lieve calo rispetto al 2021, è quello della salute (88,5). A seguire denaro (82,6, anch’esso ormai stabile), lavoro (73,8) e uso del tempo (68,5). Agli ultimi posti della classifica conoscenza (63,6) e, soprattutto potere (59,1) che rimane evidentemente un territorio prevalentemente maschile e di difficile accessibilità, per quanto nel medio periodo vanti il maggior aumento (+17,2 punti dal 2010).
Se questi sono i dati generali, esiste tuttavia un’ampia differenza tra i vari Stati. L’area nord-occidentale registra ormai da tempo i valori più elevati, con la Svezia in testa (unica sopra gli 80). Mentre le cifre più basse si osservano nell’Europa orientale insieme con l’Italia, anche Portogallo e Lussemburgo riportano aumenti notevoli, di oltre 13 punti.
La situazione italiana
E veniamo appunto all’Italia: sia pure in miglioramento e sopra la media europea, come dicevamo, il nostro Paese ha ancora tanta strada da percorrere per arrivare ad un’effettiva parità di genere. Del resto lo Stivale è in buona compagnia, in quanto anche nell’evoluta Europa le donne sono ancora considerate le principali responsabili del lavoro di cura, incontrano maggiori difficoltà ad accedere al mondo del lavoro o a ricoprire posizioni di potere, e spesso guadagnano meno dei loro colleghi di sesso maschile.
In particolare l’Italia registra valori superiori alla media negli ambiti di tempo, potere e salute, e inferiori in quelli di lavoro, denaro e conoscenze. L’ambito in cui è più avanti rispetto alla media Ue è quello del potere (3,6 punti) con un valore pari a 62,7, in incremento di ben 37,5 punti rispetto dieci anni fa (25,2). Al contrario nel lavoro la Penisola è 8,8 punti indietro rispetto alla media continentale ed è ultima in Europa.
Per quanto riguarda infine la violenza di genere, innanzitutto va detto che i dati disponibili sono ancora fortemente limitati, spesso anche vecchi, e quindi difficilmente comparabili. L’indice è ricavato dai risultati di una serie di indagini sulle donne che hanno subito abusi o molestie e su rilevazioni sugli omicidi volontari da parte di (ex) partner o familiari. Mediamente l’indice si attesta a 27,2 (nel 2017), il valore più basso tra i domini e anche in questo caso l’Italia riporta un valore leggermente inferiore alla media (26,8).