Tassare del 50% le successioni sopra i 50 milioni di franchi ( circa 55 milioni di euro) e impiegare il ricavato per per finanziare la trasformazione ecologica dell’economia: è il tema su cui a breve saranno chiamati ad esprimersi i cittadini della Confederazione elvetica, dopo che la gioventù socialista svizzera, l’8 febbraio scorso, ha consegnato alla Cancelleria federale a Berna, 109 mila 988 firme, 40’000 in più di quelle richieste, dell’iniziativa popolare “Per il futuro”. Martedì scorso la Cancelleria ha fatto sapere che le firme sono valide e dato il via all’iter che porterà al referendum popolare.
Ovviamente in Svizzera il dibattito è molto caldo. Anche perché si tratterebbe di una novità assoluta (nel Paese, non esiste un’imposta di successione) e tendenzialmente da quelle parti non c’è un atteggiamento negativo nei confronti dei titolari di grossi patrimoni. Anzi, molti Cantoni sono in gara tra di loro per attirarli sul loro territorio grazie a laute regalie fiscali. Inoltre secondo i calcoli più verosimili, alla fine i grandi patrimoni che cadrebbero sotto la scure del fisco sarebbero davvero pochi: non più di 2000 persone.
“I super-ricchi sono in gran parte responsabili della crisi climatica, attraverso i loro investimenti e i loro comportamenti di consumatori. Questa piccola minoranza trae grande profitto dallo sfruttamento del pianeta” afferma Ronja Jansen, presidente dei giovani socialisti elvetici. “Il numero di firme raccolte – hanno commentato i suoi compagni al momento della consegna alla Cancelleria federale – sta lì a dimostrare che la gente vuole che i ricchi passino alla cassa, per lottare contro la crisi climatica”.
Se i cittadini dovessero approvare l’iniziativa, lo Stato si troverebbe ad incassare, ogni anno, circa 6 miliardi di franchi, che andrebbero destinati appunto alla protezione dell’ambiente. Il gettito fiscale dovrà essere utilizzato, ad esempio, per rinnovare gli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico, per espandere le fonti di energie rinnovabili, per attuare programmi di riqualificazione per le persone dipendenti nei settori dannosi per il clima e per espandere in modo massiccio i trasporti pubblici. L'obiettivo a lungo termine è la riorganizzazione ecologica dell'economia nel suo complesso.
Riusciranno i nostri eroi? Come detto la sfida è ardua. Nel 2015, gli svizzeri votarono già su di una proposta analoga, sostenuta da Socialisti, Verdi ed Evangelici, che venne tuttavia respinta dal 70% di cittadini. Per i giovani socialisti però, che non demordono, nel frattempo la crisi climatica è diventata un’emergenza di cui tutti sono consapevoli e di cui tutti vivono le conseguenze in prima persona. Ragion per cui il risultato delle urne, confidano, dovrebbe essere diverso questa volta.
“Il consistente numero di sottoscrizioni racimolate – di cui circa 110 mila valide, dicono – rispecchia l’interesse della popolazione per un finanziamento equo della protezione del clima. La gente vuole che i super ricchi passino alla cassa per lottare contro la crisi climatica, si dicono convinti i promotori dell’iniziativa”.
Un numero crescente di studi dimostra chiaramente che le persone più benestanti, complici i loro investimenti e il loro comportamento, sono in gran parte responsabili della crisi climatica. “In un momento in cui il costo della vita aumenta costantemente e le diseguaglianze si ampliano, i cittadini si rifiutano di pagare per una crisi di cui gli ultra-ricchi sono in gran parte responsabili”.
Avranno ragione?