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Migranti con mansioni di basso livello malgrado diplomi e lauree. Borsa di studio per giovani africani in Europa

di DOMENICO GUARINO -
15 maggio 2021
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Si chiama sovraistruzione. E’ il fenomeno che si verifica in presenza di lavoratori in possesso di una preparazione  superiore alle mansioni che vengono chiamati a svolgere. Riguarda il 32,2% dei cittadini italiani, ma colpisce soprattutto gli stranieri, che (dati Istat 2018)  per il 69,3% sono chiamati ad occupare una posizione lavorativa inferiore alle loro capacità e alla loro istruzione.

Al contrario degli italiani, inoltre, per gli stranieri  questa non si affievolisce con gli anni di esperienza, ma perdura nel tempo. Il risultato è che  circa 2 stranieri su 3 svolgono lavori non all'altezza della loro qualifica e la loro carriera non li porta a migliorare questo standard nemmeno dopo anni e anni. Uno spreco di energie e di qualità anche per il Paese che li ospita.

Come spiega l'Istat, questo fatto “riflette la concentrazione degli occupati stranieri nei gradini più bassi della gerarchia occupazionale (dal muratore, al collaboratore domestico, al cameriere, al lavapiatti, al bracciante agricolo) anche in presenza di titoli di studio superiori, peraltro non sempre riconosciuti in Italia se conseguiti all'estero".

Ad oggi, infatti, in Italia il 90% dei lavoratori stranieri svolge un lavoro dipendente e, in circa l’80% dei casi, con una qualifica di basso livello. Di contro, appena uno 0,4% occupa una posizione da dirigente.

 

Lingua, riconoscimento dei titoli, formazione

Una situazione dovuta non tanto alle reali competenze e capacità del singolo, quanto appunto alle difficoltà legate alla lingua e al riconoscimento del titolo di studio conseguito nel paese di origine, soprattutto se extra europeo.

Altro elemento è quello della formazione. Ed è in questo ambito che si colloca l’iniziativa dell’Università Popolare degli Studi di Milano, università telematica di diritto internazionale, che ha donato 50 mila euro alla Compagnia Africana per borse di studio in favore di studenti meritevoli che versino in difficoltà economiche, di origine africana residenti o presenti in forma legale nel territorio Ue. La donazione è stata ufficializzata con una cerimonia alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Università Marco Grappeggia, il rettore magnifico Giovanni Neri e Koffi Michel Fadonougho per l'associazione Compagnia Africana.

 

Aumento delle iscriziomi universitarie

Secondo i dati dell’ateneo, negli ultimi 5 anni c’è stato un incremento di circa il 37% di richieste di iscrizione ai corsi da parte di studenti che giungono da paesi in via di sviluppo, soprattutto africani. “Ragazzi e ragazze estremamente motivate che, sebbene spesso partano con alcune difficoltà in più rispetto ai colleghi italiani, come una preparazione talvolta più lacunosa o difficoltà linguistiche, riescono in poco tempo a recuperare, ottenendo ottimi risultati. Dopo il primo semestre di studi, 2 studenti stranieri su 3 riescono ad eccellere negli esami, con una media di voti di 28/30” fanno sapere dall’Università.

Le cose potrebbero cambiare presto, anche grazie ai profondi mutamenti portati dalla pandemia nel mercato del lavoro, che potrebbero aprire prospettive molto diverse per i lavoratori stranieri. Oltre alla donazione, l’ateneo ha dato vita ad un polo scientifico universitario di istruzione, studio e ricerca delle migrazioni, che sarà guidato da Nicola Crozzoletti, vice presidente e titolare di cattedra di psicologia clinica e dell'educazione, “puntando -viene specificato-  a convogliare in un'unica struttura le realtà universitarie dei paesi terzi, valorizzando l’importanza delle relazioni e delle differenze culturali, integrandole all'interno di un curriculum studi europeo internazionale, favorendo una maggior spendibilità del titolo attraverso l'aspetto multiculturale come valore aggiunto”.

"Il sapere travalica le dogane"

“Crediamo in un mondo che possa essere migliore e più meritocratico, e ci chiediamo spesso che cosa possiamo fare noi in concreto” dice  il presidente Grappeggia . Che aggiunge “ per questo abbiamo deciso di realizzare questa importante iniziativa rivolta esclusivamente a studenti migranti, troppo spesso abbandonati, orfani delle istituzioni. Il fondo è già disponibile per i primi candidati. L’Università Popolare degli Studi di Milano è da sempre animata da una cultura internazionale, da un senso di comune fratellanza tra i popoli e da un “credo” del sapere che va al di là delle dogane. È indubbio, infatti, che la conoscenza intercontinentale è la vera risposta per un mondo migliore. Con questo progetto altre donne e uomini nel mondo potranno studiare e accrescere la loro conoscenza e la loro cultura”.

“Per perseguire un progresso tecnologico, scientifico, ma anche sociale, c’è bisogno di persone preparate e competenti, al di là della loro nazionalità di origine. Purtroppo, però, vediamo spesso individui brillanti relegati a ruoli marginali, e posizioni apicali ricoperte da persone che non sempre posseggono le giuste competenze o la giusta impostazione mentale per fare la differenza. – ha aggiunto Crozzoletti – Ad oggi, possiamo osservare che le tendenze dei dati statistici riflettono l’impatto dei cambiamenti dovuti alla pandemia ancora in corso. Le restrizioni poste dai paesi dell’Ocse stimano una serie cambiamenti che sicuramente condizioneranno le prospettive future di occupazione dei migranti in Italia e in Europa oltre che nell'attuale generazione anche in quelle prossime".