1 adolescente su 30 non si identifica con il genere maschile né con quello femminile

E' il dato che emerge dall'indagine nazionale sugli stili di vita dei giovani condotta tra 3.427 studenti tra i 13 e i 19 anni. L'endocrinologo Garofalo: "Non dobbiamo ignorare il fenomeno". I consigli per i genitori che non sanno cosa fare di fronte a questa realtà

di EDOARDO MARTINI
10 luglio 2024
Il 3,6% dei giovani non si riconosce nel genere maschile o femminile

Il 3,6% dei giovani non si riconosce nel genere maschile o femminile

Transgender, genderfluid, agender, sono solo alcune delle categorie nelle quali si identificano gli adolescenti di oggi. Terminologie che sicuramente disorientano gli adulti, vista la diversità di linguaggio dalla loro epoca, ma che invece rafforzano i pensieri dei giovani d'oggi. E non è un caso se quasi 1 adolescente su 30 dichiara di non identificarsi con il genere maschile né con quello femminile

“Non mi identifico nei campi di rivelazione di genere”: la scelta fatta dal 3,6% dei partecipanti

E' questo il dato che emerge dall'Indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia realizzata dal Laboratorio Adolescenza e dall'Istituto di ricerca Iard. L'indagine, condotta tra 3.427 studenti tra i 13 e i 19 anni, ha deciso di inserire, per la prima volta in assoluto, l’opzione 'non mi identifico nei campi di rivelazione di genere'. E indovinate un po'? Questa scelta è stata indicata dal 3,6% dei partecipanti. 

"I dati sottostimano ancora la realtà"

Un numero destinato sicuramente a salire come afferma Piernicola Garofalo, endocrinologo, già presidente della Società italiana di medicina dell'adolescenza: "E' un dato interessante da registrare e che probabilmente, confrontando studi simili effettuati negli Usa, ancora sottostima la realtà". 

"Il nostro interesse primario di medici e educatori deve essere quello di dare la possibilità ai giovani (ma non solo a loro, ovviamente) di esprimere serenamente la percezione che hanno della loro identità per aiutarli e supportarli nel modo più opportuno, se e quando ce ne fosse bisogno", prosegue il medico, che poi conclude: "L'errore che non dobbiamo commettere è quello di ignorare il fenomeno o cercare ipocritamente di occultarlo, perché sarebbe una imperdonabile disattenzione".

E proprio la percezione dell'identità è un punto centrale nel periodo dell'adolescenza dei giovani. Quest'ultimi, infatti, sono continuamente influenzati nella loro quotidianità dai pari, dai genitori, dalle figure di riferimento, dal contesto dove vivono, e anche banalmente, dai compagni di squadra. Un pensiero che muta ogni giorno e per questo molto delicato. Soprattutto se sei in Italia, dove l'eteronormatività è ancora alla base della cultura, e questo comporta una maggiore difficoltà per gli adolescenti italiani nel sentirsi bene con sé stessi. L’importante è comunque uscire allo scoperto senza paura. Proprio come ha fatto quel 3,6% dell'indagine precedente. 

La guida per i genitori 

L'altro "problema" che nasce da questa ricerca è quello dei genitori che molto spesso non sanno come approcciarsi ai figli. E per far luce su questo, ci affidiamo allo studio di GETA Gender Exploratory Therapy Association che ha fornito una breve guida per i comportamenti da seguire da parte di mamma e papà. 

Litigare con vostro figlio o ignorare le sue richieste probabilmente non farà altro che allontanarlo da voi. Qualunque sia la causa alla base del disagio di genere, tenete a mente che ciò che sente è molto rilevante per lei/lui. Fargli domande sulla sua esperienza di disforia e ascoltare attentamente le sue risposte può fornirvi preziose informazioni su ciò che sta attraversando, in modo da potergli fornire l'aiuto di cui ha bisogno. Inoltre, incoraggiare il ragazzo a parlare della sua disforia in modo aperto gli dà l'opportunità di fare chiarezza tra i suoi pensieri e le sue emozioni.

L'altro grande consiglio da tenere bene a mente è quello di esprimere sostegno per vostro figlio, più che per l'identità. Dovete sempre far sapere loro che li amate e li sosterrete a prescindere. Infine, l'ultimo aspetto da tenere in considerazione è che la genitorialità funziona meglio quando entrambi i partner sono sostanzialmente d'accordo e applicano le stesse regole.