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Home » Lifestyle » Aaron Rose Philip nera, transgender e con disabilità: Moschino la fa salire in passerella alla NY Fashion week

Aaron Rose Philip nera, transgender e con disabilità: Moschino la fa salire in passerella alla NY Fashion week

Immaginate essere una ragazza di colore, con una paralisi celebrale che vi costringe fin da piccole su una sedia a rotelle, fare coming out come transgender a 18 anni e, soprattutto, sognare di entrare nello sfavillante - tanto quanto elitario ed esclusivo - mondo della moda. Una 20enne del Bronx ce lo insegna

Marianna Grazi
11 Settembre 2021
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Vedere modelle nere sulle passerelle dell’alta moda, oramai, è diventata un’abitudine e non desta certo scandalo. Ma quello che ha fatto Aaron Rose Philip alla New York Fashion Week certo non passa inosservato. Anzi è passato come un uragano.
Una donna, nera, transgender e con disabilità. Inutile girarci intorno, non un corpo ‘conforme’ agli standard che siamo abituati a veder sfilare, per quanto negli ultimi anni si parli molto di body positivity e inclusività anche nel mondo della moda.

Vent’anni, originaria di Antigua, Aaron si è trasferita con la famiglia nel Bronx (Stati Uniti) quando aveva appena tre anni. Da bambina le è stata diagnosticata una paralisi celebrale che la costringe su una sedia a rotelle. Ma non le ha certo impedito di sognare, anzi. Guardando le sfilate, gli abiti, le modelle, in lei cresceva il desiderio di entrare in quell’universo della moda che sapeva essere ancora troppo esclusivo, praticamente chiuso per una ragazza nera e disabile.

Poi, a 18 anni Philip ha fatto coming out, dichiarandosi transgender. Un altra barriera, vista da fuori, verso il cammino impossibile della moda. Per Aaron Rose, invece, ha rappresentato un gradino ulteriore verso il successo che lei stessa è riuscita a costruire. Attraverso uno strumento formidabile: la sua voce. A 12 anni, attraverso il suo canale Tumblr, aveva iniziato a raccontare la sua malattia, facendosi notare dall’allora ceo David Karp. Poi, grazie ad uno scatto ‘fortunato’, diventato presto virale sui social, su di lei si sono accesi i riflettori della moda.

Ha fatto proprie le battaglie per la visibilità dei corpi con disabilità e della comunità LGBT+. Dopo un periodo come modella freelance, grazie al suo costante impegno, è riuscita a essere protagonista di campagne per H&M e Asos e ha firmato un contratto con la Elite Model Management. Nel 2019, poi, ha chiuso la sfilata di Willie Norris Workshop e nello stesso anno è apparsa nello show digitale di Collina Strada e nel lookbook del marchio.

Dalle campagne alle passerelle: il debutto con Moschino alla New York Fashion Week, con un completo giallo che ha illuminato come un sole il catwalk piovoso di Manhattan. Jeremy Scott, stilista, co proprietario e direttore creativo di Moschino l’ha infatti voluta tra le protagoniste della presentazione della collezione “Ready to Wear” per la Primavera/Estate 2022, una sfilata dal mood nostalgico ispirata al tema del tea party, insieme a top model come Gigi Hadid, Winnie Harlow e Stella Maxwell.

Per Aaron è stato un grande passo avanti nella sua battagli e – si spera – anche un segno tangibile di  evoluzione a livello di rappresentazione e diversity. Commossa ed emozionata, ha postato sulla sua pagina Instagram il video della sfilata: “Troverò presto le parole… non ho quelle giuste in questo momento. Per ora dirò solo grazie e vi amo. La mia vita è cambiata“.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da aaron rose philip (@aaron___philip)

E sotto uno scatto, poco dopo, ha spiegato cosa abbia significato per lei quella sfilata: “Ci è voluto molto tempo e sono completamente grata a Dio e a tutti coloro che mi hanno mai sostenuto a qualsiasi titolo”, ha scritto la modella, “Spero che questo sia l’inizio di qualcosa in più e ispiri e porti altri marchi globali dello stesso livello a lavorare veramente per includere e normalizzare la presenza e il talento delle persone con disabilità nei loro show“.

La modella, che non vuole essere definita un’attivista, ma attraverso i canali social parla spesso di quanto siano capaci di fare le persone disabili nel mondo del lavoro, se vengono accolte, con la sua semplice presenza, ha avuto un impatto esplosivo nell’industria della moda. Quello che tutti ci auguriamo per il futuro è che Aaron Rose Philip, con il suo corpo, la sua disabilità, il suo colore della pelle e la sua identità sessuale non debba più essere l’eccezione, ma diventi, in qualche modo, la regola.

 

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Instagram

  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Vedere modelle nere sulle passerelle dell'alta moda, oramai, è diventata un'abitudine e non desta certo scandalo. Ma quello che ha fatto Aaron Rose Philip alla New York Fashion Week certo non passa inosservato. Anzi è passato come un uragano. Una donna, nera, transgender e con disabilità. Inutile girarci intorno, non un corpo 'conforme' agli standard che siamo abituati a veder sfilare, per quanto negli ultimi anni si parli molto di body positivity e inclusività anche nel mondo della moda. Vent'anni, originaria di Antigua, Aaron si è trasferita con la famiglia nel Bronx (Stati Uniti) quando aveva appena tre anni. Da bambina le è stata diagnosticata una paralisi celebrale che la costringe su una sedia a rotelle. Ma non le ha certo impedito di sognare, anzi. Guardando le sfilate, gli abiti, le modelle, in lei cresceva il desiderio di entrare in quell'universo della moda che sapeva essere ancora troppo esclusivo, praticamente chiuso per una ragazza nera e disabile. Poi, a 18 anni Philip ha fatto coming out, dichiarandosi transgender. Un altra barriera, vista da fuori, verso il cammino impossibile della moda. Per Aaron Rose, invece, ha rappresentato un gradino ulteriore verso il successo che lei stessa è riuscita a costruire. Attraverso uno strumento formidabile: la sua voce. A 12 anni, attraverso il suo canale Tumblr, aveva iniziato a raccontare la sua malattia, facendosi notare dall'allora ceo David Karp. Poi, grazie ad uno scatto 'fortunato', diventato presto virale sui social, su di lei si sono accesi i riflettori della moda. Ha fatto proprie le battaglie per la visibilità dei corpi con disabilità e della comunità LGBT+. Dopo un periodo come modella freelance, grazie al suo costante impegno, è riuscita a essere protagonista di campagne per H&M e Asos e ha firmato un contratto con la Elite Model Management. Nel 2019, poi, ha chiuso la sfilata di Willie Norris Workshop e nello stesso anno è apparsa nello show digitale di Collina Strada e nel lookbook del marchio. Dalle campagne alle passerelle: il debutto con Moschino alla New York Fashion Week, con un completo giallo che ha illuminato come un sole il catwalk piovoso di Manhattan. Jeremy Scott, stilista, co proprietario e direttore creativo di Moschino l'ha infatti voluta tra le protagoniste della presentazione della collezione "Ready to Wear" per la Primavera/Estate 2022, una sfilata dal mood nostalgico ispirata al tema del tea party, insieme a top model come Gigi Hadid, Winnie Harlow e Stella Maxwell. Per Aaron è stato un grande passo avanti nella sua battagli e - si spera - anche un segno tangibile di  evoluzione a livello di rappresentazione e diversity. Commossa ed emozionata, ha postato sulla sua pagina Instagram il video della sfilata: "Troverò presto le parole... non ho quelle giuste in questo momento. Per ora dirò solo grazie e vi amo. La mia vita è cambiata".
 
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E sotto uno scatto, poco dopo, ha spiegato cosa abbia significato per lei quella sfilata: "Ci è voluto molto tempo e sono completamente grata a Dio e a tutti coloro che mi hanno mai sostenuto a qualsiasi titolo", ha scritto la modella, "Spero che questo sia l'inizio di qualcosa in più e ispiri e porti altri marchi globali dello stesso livello a lavorare veramente per includere e normalizzare la presenza e il talento delle persone con disabilità nei loro show". La modella, che non vuole essere definita un'attivista, ma attraverso i canali social parla spesso di quanto siano capaci di fare le persone disabili nel mondo del lavoro, se vengono accolte, con la sua semplice presenza, ha avuto un impatto esplosivo nell'industria della moda. Quello che tutti ci auguriamo per il futuro è che Aaron Rose Philip, con il suo corpo, la sua disabilità, il suo colore della pelle e la sua identità sessuale non debba più essere l'eccezione, ma diventi, in qualche modo, la regola.  
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