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Home » Lifestyle » Alice Martinelli, dalla gavetta a Le Iene: “Tanta passione e voglia di scoprire la verità senza fermarsi alle apparenze”

Alice Martinelli, dalla gavetta a Le Iene: “Tanta passione e voglia di scoprire la verità senza fermarsi alle apparenze”

La giornalista viareggina è tra le inviate del noto programma di Mediaset, che si occupa di casi capaci di indignare il pubblico ad ogni puntata. Come quello del ginecologo pugliese 'beccato' da Martinelli mentre 'curava', abusando di loro, le sue ignare pazienti

Enrico Salvadori
11 Dicembre 2021
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Giornalista di inchiesta per vocazione. Perché lottare a fianco dei più deboli è sempre stata una parte di lei. A maggior ragione quando si lavora per un programma come Le Iene, capace di farci indignare ad ogni puntata. Alice Martinelli, viareggina ma ormai trapiantata a Milano, si mette al servizio della verità in ogni vicenda di cui si occupa. Con cura quasi maniacale. 

Da Viareggio e la Versilia prima a Roma, nel campo della moda e dello spettacolo, e poi la decisione di diventare giornalista professionista in programmi importanti. Un cammino intenso ed è giovanissima…

“Decisamente non facile ma bello e gratificante. Sono giornalista professionista e ho lavorato nelle redazioni e da inviata di programmi di La7 come Servizio pubblico, La gabbia e In onda. Nel 2017 è arrivata la chiamata de Le Iene e non me la sono fatta scappare”.

Sono arrivati successi professionali importanti, perché nel seguitissimo programma di Mediaset ci si occupa di casi scabrosi e non facili, che mettono a rischio in molti casi anche l’incolumità personale 

“È stato molto difficile smascherare un pedofilo in provincia di Varese. Un lavoro lungo di ricerca del contatto per stanarlo e poi incastrarlo. Il reportage sulla terra dei fuochi in Campania è stato sconvolgente. Tratti di argomenti, conosci e spieghi dati drammatici e poi ti chiedi cosa mangiamo sulle nostre tavole. E pensi soprattutto alla gente che abita in quelle zone e che rischia seriamente la vita”.

Circa un mese fa si è occupata di una vicenda che definire sconcertante è poco: quella del ginecologo pugliese accusato di abusare delle sue pazienti ‘a scopo terapeutico’

“Sinceramente, quando è arrivata in redazione la segnalazione e ci siamo messi a lavorare su questo caso, quasi non sembrava vero tanto era incredibile. Ad alcune pazienti questo signore diceva che avevano problemi di papilloma virus e per la guarigione dovevano essere sottoposte a quella che lui chiamava terapia di bonifica. Sosteneva che lui era una sorta di vaccino contro il papilloma virus e le donne che volevano guarire dovevano avere dei rapporti con lui”.

E lei, da vera Iena, ha sorpreso il ginecologo sul fatto…

“Ho fatto irruzione nella camera di albergo dove gli era stata tesa una trappola con una finta paziente. Era in mutande e nonostante l’evidenza si è difeso dicendo che aveva salvato tante giovane donne”. 

Ma cosa ci vuole per diventare un’inviata di un programma così impegnativo ?

“Una serie di caratteristiche che presuppongono un’attitudine di fondo. Quella di non fermarsi alle apparenze, scavare con grande curiosità giornalistica, non dare nulla per scontato. Io ho avuto la fortuna di fare tanta gavetta e di arrivare a una ribalta del genere dopo aver maturato l’esperienza di inviata in tante situazioni delicate e per molti versi difficili. Ho imparato come sapermi muovere capendo anche la psicologia di chi ti sta di fronte, in molti casi si tratta di persone che hanno problemi. E anche con la ‘vittima’ di queste vicende devi saperti porre in modo giusto, perché hai davanti una persona che ha sofferto o sta ancora soffrendo”.

E poi molta pazienza, con pause fin troppo lunghe…

“Gli appostamenti sono estenuanti, perdi delle giornate intere ad aspettare. Ma ti muove la determinazione, la voglia di portare a casa ad ogni costo il servizio. E la grande passione. Ecco, senza una grande passione non puoi vestire i panni della Iena e io ne ho tantissima e non stacco mai di lavorare”.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Giornalista di inchiesta per vocazione. Perché lottare a fianco dei più deboli è sempre stata una parte di lei. A maggior ragione quando si lavora per un programma come Le Iene, capace di farci indignare ad ogni puntata. Alice Martinelli, viareggina ma ormai trapiantata a Milano, si mette al servizio della verità in ogni vicenda di cui si occupa. Con cura quasi maniacale.  Da Viareggio e la Versilia prima a Roma, nel campo della moda e dello spettacolo, e poi la decisione di diventare giornalista professionista in programmi importanti. Un cammino intenso ed è giovanissima... "Decisamente non facile ma bello e gratificante. Sono giornalista professionista e ho lavorato nelle redazioni e da inviata di programmi di La7 come Servizio pubblico, La gabbia e In onda. Nel 2017 è arrivata la chiamata de Le Iene e non me la sono fatta scappare". Sono arrivati successi professionali importanti, perché nel seguitissimo programma di Mediaset ci si occupa di casi scabrosi e non facili, che mettono a rischio in molti casi anche l'incolumità personale  "È stato molto difficile smascherare un pedofilo in provincia di Varese. Un lavoro lungo di ricerca del contatto per stanarlo e poi incastrarlo. Il reportage sulla terra dei fuochi in Campania è stato sconvolgente. Tratti di argomenti, conosci e spieghi dati drammatici e poi ti chiedi cosa mangiamo sulle nostre tavole. E pensi soprattutto alla gente che abita in quelle zone e che rischia seriamente la vita". Circa un mese fa si è occupata di una vicenda che definire sconcertante è poco: quella del ginecologo pugliese accusato di abusare delle sue pazienti 'a scopo terapeutico' "Sinceramente, quando è arrivata in redazione la segnalazione e ci siamo messi a lavorare su questo caso, quasi non sembrava vero tanto era incredibile. Ad alcune pazienti questo signore diceva che avevano problemi di papilloma virus e per la guarigione dovevano essere sottoposte a quella che lui chiamava terapia di bonifica. Sosteneva che lui era una sorta di vaccino contro il papilloma virus e le donne che volevano guarire dovevano avere dei rapporti con lui". E lei, da vera Iena, ha sorpreso il ginecologo sul fatto… "Ho fatto irruzione nella camera di albergo dove gli era stata tesa una trappola con una finta paziente. Era in mutande e nonostante l’evidenza si è difeso dicendo che aveva salvato tante giovane donne".  Ma cosa ci vuole per diventare un'inviata di un programma così impegnativo ? "Una serie di caratteristiche che presuppongono un'attitudine di fondo. Quella di non fermarsi alle apparenze, scavare con grande curiosità giornalistica, non dare nulla per scontato. Io ho avuto la fortuna di fare tanta gavetta e di arrivare a una ribalta del genere dopo aver maturato l'esperienza di inviata in tante situazioni delicate e per molti versi difficili. Ho imparato come sapermi muovere capendo anche la psicologia di chi ti sta di fronte, in molti casi si tratta di persone che hanno problemi. E anche con la 'vittima' di queste vicende devi saperti porre in modo giusto, perché hai davanti una persona che ha sofferto o sta ancora soffrendo". E poi molta pazienza, con pause fin troppo lunghe… "Gli appostamenti sono estenuanti, perdi delle giornate intere ad aspettare. Ma ti muove la determinazione, la voglia di portare a casa ad ogni costo il servizio. E la grande passione. Ecco, senza una grande passione non puoi vestire i panni della Iena e io ne ho tantissima e non stacco mai di lavorare".  
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