Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

La veterinaria di Kiev che lotta per "salvare vite. Di persone e animali, perché la guerra riguarda anche loro"

di RITA BARTOLOMEI -
19 marzo 2022
VeterinariaUcraina

VeterinariaUcraina

Natalya Mazur è la direttrice dei servizi sanitari di Kiev

La veterinaria di Kiev è un’instancabile organizzatrice, dal primo giorno di guerra in Ucraina. Natalya Mazur, capelli corti biondissimi e modi tosti, dirige i servizi veterinari della capitale: sono tre cliniche e un rifugio. Un altro fronte. Si prende cura degli animali che non hanno mai avuto un padrone ma anche delle persone. “Resto qui”, conferma via WhatsApp. Resiste alle bombe e anche ai commenti arrabbiati per il rifugio di Borodyanka, irraggiungibile come le centinaia di cani e gatti che ospita, rinchiusi nelle gabbie. Nessuno può sapere che fine abbiano fatto. Sono “senza acqua né cibo”, hanno appena scritto le associazioni animaliste – tra loro LNDC Animal Protection – in una lettera indirizzata al consolato russo in Italia. Chiedono l’apertura di un corridoio per il soccorso “tra il distretto di Borodyanski e Kiev”, per autorizzare Natalya Mazur “ed il suo staff ad accedere al canile municipale”.

Mazur è rimasta nella capitale ucraina per aiutare a "salvare la vita di persone e animali"

La direttrice, dai social, organizza l’assistenza. I suoi post sono un diario quotidiano di guerra. Un punto fermo nel caos, con la situazione che cambia di minuto in minuto. La veterinaria dialoga con le organizzazioni internazionali a difesa degli animali, anche quelle italiane, ecco le foto con carichi di cibo e medicine; riceve e smista aiuti, dà numeri di telefono e orari per chiedere supporto, perché anche le povere bestie sono scioccate dai bombardamenti. La guerra, scrive, riguarda anche loro. Nelle ultime ore un post informa i colleghi, “ci sono offerte di lavoro in Italia e Ungheria”. "Restiamo forti", così si concludono spesso i pensieri, le parole seguite dal segno del braccio di ferro e della bandiera ucraina.  Mai una parola di commiserazione. Esibisce fierezza, invece. “Sono orgogliosa di queste persone che lavorano con me dal primo giorno di guerra. Un ringraziamento speciale ai volontari”.

Rivolgendosi ai colleghi russi li invita a cessare le ostilità che impediscono l'arrivo di aiuti umanitari

Quando le parlano del rifugio irraggiungibile si scalda: “Sapete cosa vuol dire stare seduti su un autobus sotto i bombardamenti? O andare in giro tra i cadaveri? Io sono qui dall’inizio del conflitto, al mio posto di lavoro”. Ha un tono disperato l’appello rivolto qualche giorno fa ai colleghi russi. “La missione di qualsiasi medico è salvare vite umane – scrive Natalya Mazur –. In Ucraina c’è una guerra e stiamo cercando in tutti i modi di salvare la vita di persone e animali. Ma questo non si può fare mentre i russi bombardano la città, bloccano le comunicazioni, non fanno entrare autobus e aiuti umanitari. In una situazione del genere, né io né i miei medici né i volontari possiamo arrivare al rifugio di Borodyanka. Non riusciamo nemmeno a sapere se gli animali sono vivi e in che condizioni si trova il rifugio. La soluzione che vediamo è liberare gli animali in modo che possano cercare di sopravvivere”. L’appello finale: “Chiedete ai vostri soldati di aprire le gabbie. Le vite vanno salvate”. E, quando si toglie il camice, eccola distribuire pane e sigarette ai soldati ucraini, dare una mano per portare cibo agli anziani, aiutare a mettere in salvo le persone. Non si vede, ma in quei momenti è come se Natalya indossasse un elmetto.