L’Ape Peperina, Cignarella, Romeo e Paolino, il Signor Regala Sogni, sono solo alcuni dei protagonisti di
storie multimediali fantastiche, scritte, messe in scena e filmate da un gruppo di volontari e volontarie di
AVO Milano, con lo scopo di intrattenere i piccoli
pazienti dei reparti pediatrici. Il progetto si chiama “
AVO Racconta” e raccoglie una serie di storie animate e raccontate attraverso supporti multimediali.
Storie magiche per piccoli pazienti
I volontari AVO Milano hanno ideato l'iniziativa delle video-fiabe per pazienti pediatrici
"Le video-fiabe – spiega Alessandra Cignarella, responsabile del servizio - sono facilmente scaricabili su tablet o smartphone e sono state studiate e pensate per aiutare i piccoli pazienti a
sconfiggere la solitudine, l'ansia e la preoccupazione con l’aiuto di amici fantastici". Nei reparti pediatrici degli
ospedali milanesi Besta, Pini e San Paolo sono presenti le locandine con i QR Code: basterà inquadrarli per essere trasportati in un mondo magico fatto di colori, musica e avventure, nel quale è possibile evadere dalle mura dell’ospedale e iniziare a sognare. "Le nostre storie – continua Alessandra, volontaria AVO dal 2010 -, sono state inventate e scritte appositamente per
AVO Racconta e parlano di maghi buffi, animaletti curiosi, bambini su lettini volanti, paesi senza orologi, gattini dal pelo rosso, cigni maestosi, tutti pronti per giocare e divertirsi insieme ai bambini e per accompagnarli verso
sonni tranquilli pieni di sogni zuccherosi".
L'iniziativa nata durante la pandemia
Un'idea magica, scaturita dal cuore d'oro dei
volontari ospedalieri che, per colpa della pandemia da Covid-19, sono stati a lungo impossibilitati a visitare i reparti dei propri ospedali di riferimento.
Il gruppo di "Avo Racconta"
“A dar vita ad AVO Racconta è stato un piccolo gruppo di volontari, nel febbraio del 2021. Non potendoci recare in ospedale fisicamente ci siamo messi a pensare come fare per tenere comunque
compagnia ai bambini ricoverati nelle pediatrie e ai loro genitori. Volevamo regalargli un sorriso, un'occasione di svago, come sempre avevamo cercato di fare con la nostra presenza fisica.
Presto abbiamo scoperto che questo progetto racchiudeva in sé una grande bellezza: la possibilità di unire volontari che non si erano mai conosciuti prima e che venivano da realtà ospedaliere diverse. Ognuno ha accettato di mettersi in gioco e abbiamo scoperto che
non ci sono barriere di età né di luoghi, perché dinanzi a noi si è aperto un mondo inatteso, un piccolo giardino in cui si impara a stare insieme e, soprattutto, si capisce che prendendosi cura degli altri ci si arricchisce".
Le video fiabe
I video realizzati sono bellissimi e anche professionali. Ma come avete fatto con le vostre sole forze? “Ci ha supportato il volontario Osvaldo, particolarmente bravo con le tecnologie. Abbiamo scritto le storie immaginando di rivolgerci a bambini di età compresa fra i 3 e gli 8 anni. Ci siamo poi trasformati in attori e registi, e abbiamo anche scelto le musiche per la colonna sonora delle nostre storie. In fine, abbiamo potuto contare anche sul supporto di un amico teatrante che ci ha scritto persino una sigla".
Avviata durante la pandemia per non lasciare soli i bambini nei reparti, ora il progetto è esteso a tre ospedali milanesi
Quando siete riusciti a tornare a 'operare' in presenza? “Solo nel maggio del 2022 è stato possibile tornare in alcuni reparti, e lo abbiamo fatto portando con noi un libretto con le storie contenute nei video. In presenza, indubbiamente, è tutta un'altra cosa. Siamo al servizio dei bambini, li ascoltiamo, giochiamo con loro, facciamo puzzle, chiacchieriamo. Ma i video sono comunque rimasti disponibili online, così i bambini possono sentire la nostra presenza al loro fianco in qualsiasi momento della giornata".
Al servizio dei bambini
Quando dice che vi mettete “al servizio dei bambini” cosa intende? “Intendo dire che noi volontari moduliamo il nostro intervento assecondando le richieste dei piccoli pazienti. Per esempio, una volta al Besta stavamo raccontando delle favole ai più piccoli, fino a che è comparso un ragazzino di 13 anni che desiderava raccontare a sua volta qualche storia. Così ci siamo messi tutti quanti insieme ad ascoltarlo. Il nostro servizio si adatta alle esigenze del momento. Altro aspetto importante dei nostri interventi è la condivisione delle esperienze tra noi. Dopo il servizio ci scambiamo le esperienze, le sensazioni di gioia da parte dei bambini e dei genitori ecc. Tante volte i papà e le mamme ci ringraziano e ci abbracciano".
Alessandra, lei dove esercita il suo volontariato? “All'Ospedale Don Gnocchi di Milano, nei reparti di Sclerosi Multipla. Ogni volta che esco dopo il mio servizio mi sento arricchita, perché condividere il dolore degli altri è un'epifania. Vede, un volontario non fa, un volontario c'è. Rappresenta una presenza accogliente, che ascolta, a cui molti pazienti riescono a confidarsi. Quando ci vedono sanno che siamo lì per ascoltarli, senza giudicare, senza pretendere niente.
Storie magiche, inventate e raccontate per tenere compagnia ai bambini e far fare loro sogni fantastici
È una cosa in cui credo profondamente, tanto che quando tocca a me recarmi in ospedale per motivi personali cerco subito il volontario, anche se magari devo fare solo dei controlli. Ho paura, ho bisogno di chiedere informazioni, a volte semplicemente non capisco cosa devo fare e l'infermiera è troppo indaffarata per darmi ascolto. Ecco che allora vado direttamente dal volontario, che sa benissimo cosa provo e mi accompagna con empatia nel posto in cui devo andare".
Quale è stato il suo momento più emozionante? “Nella mia lunga carriera ce ne sono stati tanti. Al Don Gnocchi ci sono pazienti con lunghe degenze, anche 5 settimane, che poi annualmente devono tornare. Sono molte le persone che ho visto ritornare e con loro ho avuto la possibilità di creare rapporti molto belli. Nel reparto di Sclerosi, paradossalmente, ho incontrato leggerezza, empatia, afflato. Una volta non ho potuto fare il servizio perché stavo poco bene, e quando sono tornata ho trovato tutti i pazienti preoccupati per me".
Quale requisito si deve avere per entrare a far parte di AVO? “Ognuno ha un proprio talento e lo mette in atto, senza specifiche competenze richieste. Per esempio, c'è una volontaria bravissima a lavorare la maglia, che tempo fa ha messo un filo tra le dita dei bambini come fossero dei ferri da maglia e li ha fatti divertire da matti".