Crisi climatica e riscaldamento globale: il freddo? Solo un’illusione

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, eppure c’è chi nega. Non fatevi ingannare dal freddo di questi giorni, la scienza parla chiaro: la crisi climatica è qui, visibile nei suoi estremi e nei suoi paradossi e richiede un’azione collettiva immediata

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
15 gennaio 2025
Turisti infreddoliti a Firenze (foto d'archivio New Press Photo)

Turisti infreddoliti a Firenze (foto d'archivio New Press Photo)

Il 2024 è stato registrato come l’anno più caldo mai documentato, segnando un superamento senza precedenti della soglia critica di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali. Un dato che dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per l’intera umanità, spingendoci a una mobilitazione globale per mitigare gli effetti della crisi climatica. Tuttavia, nonostante l’evidenza scientifica, c’è ancora chi si ostina a negare l’esistenza del cambiamento climatico, liquidandolo come una strategia comunicativa o un’esagerazione mediatica. Non a caso, nelle ultime ore, il freddo intenso che ha investito l’Italia è stato strumentalizzato dai negazionisti, accompagnato da battute sarcastiche e insinuazioni che ignorano del tutto la complessità dei fenomeni climatici.

Questa distorsione della realtà, già pericolosa di per sé, potrebbe diventare ancora più grave in futuro. Con l’abolizione dei controlli sulle notizie che circolano sulle piattaforme social di casa Meta, la disinformazione rischia di diffondersi senza freni, alimentando pregiudizi e falsi miti che avvantaggiano solo le lobby legate ai combustibili fossili e ad altri settori inquinanti. Eppure, i dati scientifici continuano a tracciare un quadro inequivocabile. Nel 2024, la temperatura media delle superfici oceaniche ha raggiunto i 20,87°C, il 44% del pianeta è stato interessato da ondate di calore devastanti, con picchi mai registrati, piogge torrenziali ed eventi meteorologici estremi si sono abbattuti su territori, infrastrutture e comunità, causando danni incalcolabili. Gli effetti del riscaldamento globale sono ormai visibili a ogni latitudine e a risentirne di più è proprio la stagione invernale, che si sta riscaldando più velocemente rispetto alle altre.

Le precipitazioni invernali, infatti, avvengono sempre più spesso sotto forma di pioggia piuttosto che di neve, un cambiamento che ha conseguenze su molteplici aspetti: dalla disponibilità di acqua dolce nei mesi primaverili ed estivi, al rischio di incendi, fino alla sopravvivenza di specie animali e vegetali. Questo mutamento, apparentemente impercettibile per alcuni, rappresenta in realtà una delle minacce più gravi per l’equilibrio degli ecosistemi. Ma allora perché il Sud Italia è attualmente nella morsa del gelo e della neve? La spiegazione è semplice e scientifica: per formarsi, la neve richiede due elementi fondamentali, umidità e aria fredda. Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature globali, sta influenzando entrambi, poiché un pianeta più caldo trattiene più umidità nell’atmosfera. Questo fenomeno rende gli eventi meteorologici più intensi: sebbene le tempeste di neve siano meno frequenti rispetto al passato, quelle che si verificano sono decisamente più violente.

Utilizzare le abbondanti nevicate di questi giorni come argomento per negare il cambiamento climatico, quindi, non solo è fuorviante, ma è anche una lettura erronea del problema. Questi eventi, infatti, sono sintomi evidenti della crisi climatica, al pari delle siccità che caratterizzano le estati. Non possiamo permetterci di ignorare questa realtà. Alla luce di questi scenari, appare evidente la necessità di un’informazione chiara, rigorosa e basata sulla scienza. È fondamentale fare appello al senso di responsabilità collettivo, abbandonando ideologie e opinioni non supportate dai fatti. La crisi climatica è una sfida globale che non può essere affrontata con superficialità o calcoli politici di corto respiro.

Tuttavia, il cammino è tutt’altro che agevole. Il rischio che leader come Trump o esponenti dell’ultradestra europea possano rallentare o invertire i progressi è concreto. Basti pensare alle dichiarazioni di alcuni politici che elogiano l’abbandono delle energie rinnovabili, promuovendo modelli obsoleti e insostenibili. Continuare a giocare d’azzardo con il futuro del pianeta equivale a ignorare segnali di allarme sempre più evidenti. In questo contesto, il recente silenzio dei movimenti giovanili ambientalisti solleva interrogativi. È disillusione, stanchezza o disinteresse? Forse un misto di tutto questo. Ma il mondo non può permettersi che l’energia di chi ha guidato manifestazioni imponenti si spenga. È necessaria una nuova mobilitazione, che sia capace di ispirare azioni concrete e di tenere alta l’attenzione su un problema che non riguarda solo il presente, ma anche il futuro delle prossime generazioni.

La crisi climatica non è un fenomeno lontano, confinato nei modelli teorici: è qui, adesso, e colpisce ogni aspetto della nostra vita. Ignorarla non farà altro che accelerare un percorso di distruzione che, a oggi, appare già drammaticamente avviato.