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Home » Lifestyle » Basta occhi maschili dietro la macchina da presa. Netflix e Accademia del Cinema lanciano l’ingresso delle donne nei film e nei serial

Basta occhi maschili dietro la macchina da presa. Netflix e Accademia del Cinema lanciano l’ingresso delle donne nei film e nei serial

Una giuria di Maestri e Maestre selezionerà le domande per la formazione di registe, montatrici, direttrici della fotografia e foniche. Per quattro, la proposta di lavorare in un film o serie tv Netflix. De Rosa: "Quando i personaggi femminili non sono portatori di azione oppure sono oggettivizzati, il regista è maschio"

Sofia Francioni
28 Giugno 2021
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Se nel cinema di oggi lo sguardo è prevalentemente maschile, quello di domani forse sarà più pluralistico. A indirizzare la settima arte su questa strada è l’iniziativa di Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e Netflix, che lanciano “Becoming Maestre – Un trampolino di lancio per una nuova generazione di professioniste nel cinema e nella serialità”. Un percorso di tutoraggio ad alto livello che consentirà a venti candidate under 35 di diventare registe, direttrici della fotografia, montatrici, montatrici del suono e foniche di mix e che darà a quattro di loro la possibilità di ricevere una proposta di lavoro come assistenti su un film o serie Tv italiana in cui Netflix è coinvolta.

 

Maestre e Maestri in giuria

La selezione delle candidature (disponibili sul sito https://becomingmaestre.daviddidonatello.it/) sarà affidata a una giuria d’eccezione composta da Maestre e Maestri del cinema, che hanno vinto e/o ricevuto candidature ai Premi David di Donatello: Daniela Bassani, Luca Bigazzi, Esmeralda Calabria, Francesca Comencini, Ivan Cotroneo, Daria D’Antonio, Walter Fasano, Francesco Tumminello. A loro si aggiungeranno , per le fasi di selezione, Piera Detassis e Francesca Cima.
Il percorso “Becoming Maestre” della durata di 6 mesi, non full time, prevederà: sessioni di tutoraggio individuale e workshop di tutoraggio di gruppo (per ambito professionale), nelle quali le allieve avranno la possibilità di approfondire e sviluppare le competenze specifiche nella propria professione confrontandosi con le Maestre e i Maestri della propria disciplina; Masterclass collettive, che consentiranno alle allieve sia di approfondire la conoscenza dei mestieri che compongono la filiera della produzione cinematografica e seriale sia di fare rete, conoscendosi e interagendo tra loro, con la squadra di mentori e con altre grandi figure professionali del cinema e della serialità. A partecipare alle sessioni, inoltre, nel corso dei mesi saranno anche importanti personalità del cinema e della serialità, italiane e internazionali, che porteranno la loro testimonianza alle allieve di “Becoming Maestre”. Infine, il programma della masterclass comprenderà anche sessioni di coaching con esperti specializzati nella formazione.

 

Domizia De Rosa

Creatività più inclusiva: via con le donne

L’iniziativa è stata sviluppata come parte del fondo Netflix per la creatività inclusiva, istituito da Netflix che da quest’anno e per i prossimi 5 anni investirà 20 milioni di dollari annuali nella creazione di opportunità più inclusive dietro la macchina da presa e che, per il 2021, ha previsto di investire i primi 5 milioni di dollari in programmi volti a identificare donne di talento emergenti in tutto il mondo, fornendo loro il training necessario e aiutandole a trovare posti di lavoro. Per partecipare a “Becoming Maestre” è possibile inviare la propria candidatura fino al 31 luglio 2021 registrandosi al sito https://becomingmaestre.daviddidonatello.it/, dove sono disponibili anche i dettagli e i requisiti richiesti per partecipare alla selezione. Le sessioni di tutoraggio individuale, i workshop di tutoraggio per categoria e le masterclass collettive si svolgeranno indicativamente tra novembre 2021 e aprile 2022. Inoltre, tenendo conto dell’attuale situazione sanitaria, il percorso di formazione è al momento previsto di tipo ibrido con sessioni online e alcune  in presenza per favorire il networking e lo scambio di esperienze tra le candidate dei vari ambiti professionali e le Maestre e i Maestri.

 

“Nell’ultimo decennio solo il 9% dei film diretto da registe”

“Nel cinema lo sguardo dietro la macchina da presa è ancora prevalentemente maschile. Possiamo accorgercene mentre guardiamo un film, osservando i corpi femminili: se sono oggettivizzati e se i loro personaggi non sono portatori di azione, lo sguardo dietro la macchina da presa è maschile”.

A parlare è Domizia De Rosa, presidentessa e socia-fondatrice di Women in Film, Television & Media Italia, associazione che in Italia nasce nel 2018 per riportare in primo piano i temi della parità di genere nell’industria dell’audiovisivo e per creare un network che valorizzi la professionalità femminile in questo settore. “Ma oltre alle pellicole, se i film non dovessero bastare, per accorgerci della disparità nell’audiovisivo sarà sufficiente guardare ai dati”, anche quelli aggiornati al 2021. Nell’ultimo anno, infatti, dei 145 film sottoposti al giudizio dei giurati del David di Donatello, soltanto il 12% erano realizzati da registe. Nel 2020 erano invece il 13% sul totale dei film usciti al cinema e sulle piattaforme. “Da un’analisi storica, che abbiamo presentato al festival di Venezia, è risultato inoltre che nel decennio 2008-2018 di tutti i film usciti in sala soltanto il 9% è stato creato da registe”.

Una disparità di sguardi, che l’iniziativa Becoming Maestre cerca di riequilibrare, “molto grave se pensiamo che ciò che vediamo va a costruire il nostro immaginario – conclude De Rosa – Il cinema, la tv e gli altri media sono infatti sì un riflesso della nostra società, ma sono anche un modo cambiarla, per rafforzare certe convinzioni o instillare dubbi”.

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#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Se nel cinema di oggi lo sguardo è prevalentemente maschile, quello di domani forse sarà più pluralistico. A indirizzare la settima arte su questa strada è l’iniziativa di Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello e Netflix, che lanciano “Becoming Maestre - Un trampolino di lancio per una nuova generazione di professioniste nel cinema e nella serialità”. Un percorso di tutoraggio ad alto livello che consentirà a venti candidate under 35 di diventare registe, direttrici della fotografia, montatrici, montatrici del suono e foniche di mix e che darà a quattro di loro la possibilità di ricevere una proposta di lavoro come assistenti su un film o serie Tv italiana in cui Netflix è coinvolta.  

Maestre e Maestri in giuria

La selezione delle candidature (disponibili sul sito https://becomingmaestre.daviddidonatello.it/) sarà affidata a una giuria d’eccezione composta da Maestre e Maestri del cinema, che hanno vinto e/o ricevuto candidature ai Premi David di Donatello: Daniela Bassani, Luca Bigazzi, Esmeralda Calabria, Francesca Comencini, Ivan Cotroneo, Daria D’Antonio, Walter Fasano, Francesco Tumminello. A loro si aggiungeranno , per le fasi di selezione, Piera Detassis e Francesca Cima. Il percorso “Becoming Maestre” della durata di 6 mesi, non full time, prevederà: sessioni di tutoraggio individuale e workshop di tutoraggio di gruppo (per ambito professionale), nelle quali le allieve avranno la possibilità di approfondire e sviluppare le competenze specifiche nella propria professione confrontandosi con le Maestre e i Maestri della propria disciplina; Masterclass collettive, che consentiranno alle allieve sia di approfondire la conoscenza dei mestieri che compongono la filiera della produzione cinematografica e seriale sia di fare rete, conoscendosi e interagendo tra loro, con la squadra di mentori e con altre grandi figure professionali del cinema e della serialità. A partecipare alle sessioni, inoltre, nel corso dei mesi saranno anche importanti personalità del cinema e della serialità, italiane e internazionali, che porteranno la loro testimonianza alle allieve di “Becoming Maestre”. Infine, il programma della masterclass comprenderà anche sessioni di coaching con esperti specializzati nella formazione.  
Domizia De Rosa

Creatività più inclusiva: via con le donne

L’iniziativa è stata sviluppata come parte del fondo Netflix per la creatività inclusiva, istituito da Netflix che da quest’anno e per i prossimi 5 anni investirà 20 milioni di dollari annuali nella creazione di opportunità più inclusive dietro la macchina da presa e che, per il 2021, ha previsto di investire i primi 5 milioni di dollari in programmi volti a identificare donne di talento emergenti in tutto il mondo, fornendo loro il training necessario e aiutandole a trovare posti di lavoro. Per partecipare a “Becoming Maestre” è possibile inviare la propria candidatura fino al 31 luglio 2021 registrandosi al sito https://becomingmaestre.daviddidonatello.it/, dove sono disponibili anche i dettagli e i requisiti richiesti per partecipare alla selezione. Le sessioni di tutoraggio individuale, i workshop di tutoraggio per categoria e le masterclass collettive si svolgeranno indicativamente tra novembre 2021 e aprile 2022. Inoltre, tenendo conto dell’attuale situazione sanitaria, il percorso di formazione è al momento previsto di tipo ibrido con sessioni online e alcune  in presenza per favorire il networking e lo scambio di esperienze tra le candidate dei vari ambiti professionali e le Maestre e i Maestri.  

"Nell'ultimo decennio solo il 9% dei film diretto da registe"

“Nel cinema lo sguardo dietro la macchina da presa è ancora prevalentemente maschile. Possiamo accorgercene mentre guardiamo un film, osservando i corpi femminili: se sono oggettivizzati e se i loro personaggi non sono portatori di azione, lo sguardo dietro la macchina da presa è maschile”. A parlare è Domizia De Rosa, presidentessa e socia-fondatrice di Women in Film, Television & Media Italia, associazione che in Italia nasce nel 2018 per riportare in primo piano i temi della parità di genere nell’industria dell’audiovisivo e per creare un network che valorizzi la professionalità femminile in questo settore. “Ma oltre alle pellicole, se i film non dovessero bastare, per accorgerci della disparità nell’audiovisivo sarà sufficiente guardare ai dati”, anche quelli aggiornati al 2021. Nell’ultimo anno, infatti, dei 145 film sottoposti al giudizio dei giurati del David di Donatello, soltanto il 12% erano realizzati da registe. Nel 2020 erano invece il 13% sul totale dei film usciti al cinema e sulle piattaforme. “Da un’analisi storica, che abbiamo presentato al festival di Venezia, è risultato inoltre che nel decennio 2008-2018 di tutti i film usciti in sala soltanto il 9% è stato creato da registe”. Una disparità di sguardi, che l’iniziativa Becoming Maestre cerca di riequilibrare, “molto grave se pensiamo che ciò che vediamo va a costruire il nostro immaginario - conclude De Rosa - Il cinema, la tv e gli altri media sono infatti sì un riflesso della nostra società, ma sono anche un modo cambiarla, per rafforzare certe convinzioni o instillare dubbi”.
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