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Home » Lifestyle » “Io, single, costretta ad andare in Spagna per fare la fecondazione assistita. In piena pandemia”

“Io, single, costretta ad andare in Spagna per fare la fecondazione assistita. In piena pandemia”

Serena Caprio, quarantenne medico di Avellino, sostenuta dall'associazione Luca Coscioni avvierà un ricorso contro la legge 40 che limita il servizio alle coppie eterosessuali, escludendo chi non ha partner. "I ritardi burocratici mi creeranno ulteriori difficoltà in quanto l'età incide sulla riuscita dell'intervento"

Elisa Serafini
21 Aprile 2021
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Serena Caprio è un medico di Avellino, la sua vita è dedicata alla cura delle persone. Lavora per lo Stato italiano, quello Stato che – racconta a Luce – la starebbe discriminando in quanto single, impedendole di accedere a tecniche di procreazione assistita in Italia. Una tecnica adottata da milioni di persone nel mondo, che in Italia contribuisce alla nascita di circa il 3% dei bambini, ma che è concessa solo a coppie eterosessuali, conviventi o sposate.

Una donna incinta a colloquio con la ginecologa che la segue

Sono 14.000 i bambini che nascono ogni anno in Italia grazie a questa tecnica, e a loro si aggiungono migliaia di bambini nati nel nostro Paese o all’estero grazie a tecniche di Pma non consentite in Italia, come la Pma per single, coppie omosessuali o tecniche di maternità surrogata che coinvolgono coppie eterosessuali, single o coppie omosessuali.

Un tema, quello della genitorialità e procreazione, che tocca diverse sfere di coscienza e sensibilità ma che vede una tendenza, nel mondo occidentale, ad incrementare i diritti, piuttosto che ridurli.
Nonostante alcuni passi avanti, la Legge 40 risulta per molti esperti ancora troppo limitativa, ed è per questo che il caso di Serena Caprio verrà portato in tribunale, seguendo la prassi che ha permesso, negli anni, di intervenire sulla legge in vigore, nel costante silenzio della politica.

Serena, da dove nasce la tua esperienza?

“Sono una single, con il desiderio di diventare madre. Per molti anni mi sono battuta per estendere la possibilità di adozione per i single, raccogliendo oltre 25.000 firme a supporto della legge. Successivamente ho intrapreso un percorso di procreazione medicalmente assistita, ovviamente all’estero perché in Italia le persone single non possono accedere a questo percorso né nel pubblico né nel privato”.

Dove ti sei rivolta per il percorso di procreazione medicalmente assistita?

“Mi sono rivolta ad una clinica in Spagna, prima che si verificasse la pandemia poi c’è stato lo stop con il primo lockdown ed è stato impossibile procedere. Ci sono stati momenti in cui ho avuto limitazioni essendo medico, e questo mi ha obbligato a rimanere in italia. Va ricordato che dietro a questo tipo di processi c’è un sempre un percorso psicologico e farmacologico e organizzarsi non è semplice per una donna”.

Quale tipo di discriminazione senti di vivere?

“Mi sono sempre chiesta come sia possibile che una donna non possa accedere alla procreazione assistita in quanto single, mi sembra assurdo e pregiudizievole. Trovo assurdo che uno Stato democratico che costituzionalmente permette l’accesso ad un sistema sanitario gratuito, obblighi donne come me, single o omosessuali, a recarsi all’estero durante una pandemia”.

Che tipo di azioni prevedi rispetto al tuo caso?

“La politica è spesso sorda a questi appelli, l’unico modo per procedere per noi è la via giudiziaria. Ho il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni, e dell’Avvocata Filomena Gallo, che mi accompagnerà in un’azione legale contro la Legge 40 e l’impossibilità per un cittadino di accedere ad un percorso garantito dalla Costituzione. Riteniamo che questo sia discriminatorio e pregiudizievole”.

Riprenderai il percorso?

“Sì, sono vaccinata quindi ora mi sento più tranquilla nell’affrontare un viaggio, penso che molto presto continuerò il percorso che avevo interrotto. Il Covid ha infatti rallentato il processo e le limitazioni della legge italiana non fanno altro che mettermi in una condizione di ulteriore svantaggio, considerando che la riuscita delle tecniche di Pma è anche legata all’età del soggetto beneficiario”.

Che tipo di condivisione hai avuto con le persone intorno a te rispetto alla tua scelta?

“Fortunatamente, la mia famiglia mi supporta, così come le persone a me più strette. In Italia percepisco ancora ancora molto pregiudizio, in generale, nei confronti di tecniche di fecondazione assistita, maternità surrogata ecc… Per questa ragione una persona che si trova nelle mie condizioni tende a non aprirsi molto facilmente, è forte il pregiudizio di gente che non si mette nei panni di persone come noi, che hanno fatto una scelta di libertà personale”.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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