Scappata da Cuba da ragazza: "Lì non hai libertà, sei controllato su tutto"

La storia di Mirtha Fernandez Oropoesa, che ha deciso di lasciare la sua amata Cuba per vivere in libertà: "Oggi posso esprimere la mia opinione su qualsiasi cosa, non è scontato"

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
9 dicembre 2023
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Cuba, il sogno di molti. Chiamata l’Isla Verde, è nell’immaginario collettivo qualcosa di molto vicino al paradiso su questa terra. Panorami mozzafiato, un mare di cristallo, spiagge bianchissime e interminabili. E su tutto il ‘suono di Cuba’ , una perenne colonna sonora creata dal chiassoso, irrefrenabile cicaleggio della gente e dalle note del son, della salsa e del merengue che si infilano in ogni strada, in ogni vicolo, riempiendo di allegria la vita di un popolo che ha sempre imparato a sopravvivere ballando e cantando.

Questa è l’immagine un po’ stereotipata dell’isola caraibica, quella che piace ai turisti troppo pigri per andare oltre la superficie, ma che non può corrispondere alla realtà, una realtà dura fatta spesso di rinunce e di adattamento oltre ogni immaginazione. La storia ci racconta che per un verso o l’altro Cuba si è dovuta confrontare quasi sempre con un destino difficile: ha invariabilmente attratto su di sé, alla stregua di certe donne troppo ambite per eccesso di bellezza, l’attenzione di governanti che invece di amarla ne hanno fatto spesso scempio.

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L'arduo destino di Cuba

Contesa tra governi locali, Spagna e Stati Uniti alla fine ha pagato un prezzo troppo alto per mantenere una sua indipendenza, costantemente insidiata e comunque mai totale. Le dittature, con diverse motivazioni e stili, si sono succedute dall’epoca di Machado fino a Fulgencio Batista che non si sarebbe fatto scrupolo di spalancare le porte a un vero e proprio supercontrollo da parte dell’America.

Le cose sarebbero dovute cambiare con Fidel Castro ma i fatti raccontano che l’esito sulle prime entusiasmante della rivoluzione si mutò presto nell’esercizio di un potere assoluto, del resto accettato dalla maggior parte della popolazione sottoposta da allora a un "embargo" da parte degli Stati Uniti, responsabili di aver strozzato di fatto ogni possibilità di crescita e progresso soprattutto sul piano economico e strutturale.

Comprendere la realtà cubana è estremamente complicato e di difficile interpretazione: forse per avvicinarsi meglio alla questione si dovrebbe pensare a quelle matriosche che contengono dentro di sé un numero incalcolabile di bamboline. Cuba è questa: un mistero difficile da districare. C’è miseria nell’isola? No, piuttosto una povertà costante e molto dignitosa, sorretta da un livello culturale delle persone davvero incredibile.

Quindi la vera fame è quella di conoscenza, di allargare i propri orizzonti verso un mondo del quale si ha spesso una visione appannata. La fame autentica è di libertà di espressione, di poter viaggiare senza limitazioni, di vivere la propria vita per intero. E allora per molti cosa rimane se non la fuga? Una soluzione amara e dolorosa perché i cubani sono innamorati della loro terra con la quale hanno un rapporto viscerale. Eppure arriva il terribile momento dell’addio e lo si saluta come una liberazione, una estrema possibilità di futuro.

La fuga di Mirtha Fernandez Oropoesa

Quando una quindicina di anni fa Mirtha Fernandez Oropoesa era entrata nell’ordine di idee di fare quella scelta era una ragazza giovanissima, faceva la guida turistica per la Cubanacan e studiava lingue, in particolare il giapponese, all’università dell’Avana. Figlia di un militare tutto d’un pezzo e fedelissimo al leader maximo, entrava in aperta polemica con il padre ma poteva contare sull’appoggio della madre, impiegata in una agenzia del settore turistico, che pur non incoraggiandola apertamente, temendo la sua mancanza, non l’avrebbe però mai ostacolata.

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Un bel giorno ha preso il coraggio a due mani ed è riuscita a fuggire dall’isola con lo stratagemma della vacanza su invito, scegliendo poi la Spagna per rifarsi una vita. Non è stato per niente facile ma alla fine Mirtha ce l’ha fatta e molto bene.

Quando ho ricevuto la lettera d´invito da parte di un amico per visitare l´Italia me ne sono andata sapendo che non sarei mai più tornata. Prima ho viaggiato un po’ in visita di cari amici, poi sono venuta in Spagna dove mi sono stabilita in una condizione di illegalità per diversi mesi. Finalmente dopo un mare di documenti, sono riuscita ad avere la cittadinanza grazie al fatto che mio nonno era spagnolo... ed ora eccomi qua.”

"A Cuba non avevo la libertà"

Mirtha, qual era la sua vita all'Avana?

“Devo dire che la mia vita all´Avana era tutto sommato piuttosto comoda. All’epoca lavoravo come guida nel settore turistico e potevo viaggiare per tutta l´isola, quindi riuscivo a frequentare quegli alberghi dove i cubani non avrebbero mai potuto mettere piede. Conoscevo tante persone facoltose e guadagnavo bene grazie soprattutto alle mance che ricevevo dai turisti.

In fondo anche i miei avevano un buon lavoro: la mamma era impiegata in una ditta straniera mentre mio padre era militare, cosa che rendeva tutto molto più facile. Quindi la mia esistenza a Cuba almeno dal punto di vista economico non era affatto male. Ma c’era un aspetto fondamentale che mancava nel modo assoluto: la libertà.

E in più l’assenza totale di informazioni e notizie alle quali si riusciva ad accedere solo grazie a qualche contatto con i turisti. Ma soprattutto era impossibile e addirittura inconcepibile l’idea di lasciare il paese anche solo per un viaggio fatto per conoscere altre parti di mondo. Era inoltre vietato leggere libri definiti ‘proibiti’ e per anni non ho neppure immaginato che potesse esistere una gastronomia diversa da quella cubana. Potrebbe sembrare assurdo, ma era così.”

Che cosa le mancava di più a quell'epoca?

Adoro viaggiare, quindi sono stata sempre avida di conoscere posti nuovi, la loro storia, le abitudini dei popoli della terra: in poche parole ciò di cui sentivo il bisogno era ampliare la mia conoscenza. Sono per natura molto curiosa e ho sempre amato lo studio, conosco diverse lingue compreso il giapponese, non potevo accontentarmi di quello che sentivo dire, così volevo capire e vedere di persona. E’ stato questo a spingermi a un certo punto a lasciare Cuba, costretta a dire addio alla mia famiglia e ai miei amici. Ho abbandonato tutto e tutti perché non ne potevo più, mi mancava l’aria.”

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Ha mai creduto negli ideali della propaganda castrista?

Ci ho creduto, fino all’età di 19 anni. Sono nata in una famiglia molto integrata nel sistema e ho fatto il liceo in una scuola militare controllata totalmente dal governo: a quei tempi a crederci era la maggioranza delle persone. Poi ho cominciato a frequentare amici più grandi di me, persone intelligenti e dalla mente aperta che mi hanno fatto intuire l’esistenza di un mondo diverso in ogni senso da quello che avevo conosciuto fino a quel momento.

Fu per me una cosa inconcepibile e sorprendente venire a sapere che persone con idee politiche differenti potessero andare d’accordo e avere addirittura un rapporto cordiale: a Cuba non era affatto così: chi non la pensava politicamente in un certo modo difficilmente poteva essere tuo amico.

Un'economia devastata

Com'è la situazione adesso a Cuba da quello che apprende dai suoi amici?

Da quanto so la situazione a Cuba é peggiorata in tutti i sensi. Come sempre manca di tutto mentre l´inflazione, non diversamente dagli anni 90, si è spinta a livelli altissimi. Il peso cubano ha totalmente perso valore ed é più che mai difficile trovare da mangiare, medicinali o qualsiasi altra cosa: tutto costa di più e lo stipendio medio di un cubano non può bastare.

Le medicine, per fare un esempio, provengono dai mercati stranieri e si vendono sui siti web cubani a prezzi esorbitanti. Ci sono anche traffici su internet in paesi come la Spagna o gli Stati Uniti che propongono pacchi di cibo da acquistare in euro o dollari poi rivenduti sul mercato cubano da persone che tengono contatti con l’isola, speculando in modo impressionante. Pare che la cosa sia legale.”

Crede che continui a mancare la libertà così come viene intesa in Europa?

Certo. E non solo come viene intesa in Europa, ma come definizione di libertà nell’accezione più assoluta del concetto. Vietato protestare, vietato solo pensare che le direttive del governo non siano le più giuste. Contestare certe scelte parlandone ad alta voce è impossibile e anche se adesso con l´accesso a internet c’è maggiore informazione e possiamo esprimerci un po’ di più, non si deve dimenticare che tutto viene controllato.

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Ci sono cose che rimpiange dell’Isla Verde?

"Sì...il rapporto con gli amici anche se qui in Spagna non mi mancano, anzi ne ho fin troppi e non ho mai tempo sufficiente per frequentarli. Rimpiango il rapporto con gli amici dell’Avana, quello spensierato e fatto di risate con il gusto di parlare in "vero" cubano, uno slang che ovviamente è fatto di espressioni incomprensibili agli spagnoli.

Sembra una piccola cosa ma la comunicazione diretta, quella imparata a casa propria è unica e anche se la lingua che parlo a Valencia è la stessa mancano quelle caratteristiche gergali a me care. All´inizio dovevo spiegare di continuo il mio spagnolo cubano, adesso non più perché mi sono stancata. Accetto le cose come stanno e rispetto il paese che mi ha accolta.”

Quali sono le ambizioni di una ragazza cubana?

Anche adesso ho le stesse ambizioni che avevo quando ho lasciato Cuba più di 15 anni fa: vivere la vita come meglio posso. Ad esempio, mi sembra incredibile di essere riuscita a comprare casa: così finalmente ho un tetto sotto il quale vivere e chiamare "casa". Mi pare che questo sia un sogno di tante persone e io ce l´ho fatta. A Cuba tutto questo sarebbe stato semplicemente impossibile.

Oggi assaporo il piacere di esprimermi liberamente su politica, religione e scambiare opinioni con altre persone: questa è la democrazia alla quale qui siete abituati. Fatene tesoro.”