Disability Pride Month: la scalata per i diritti non si ferma

Si ripete l’appuntamento con il mese dell’orgoglio delle persone con disabilità, che in Italia hanno creato la prima rete nazionale, mettendo insieme le forze verso un obiettivo comune

di MARIANNA GRAZI -
4 luglio 2024
Disability Pride

Disability Pride

Se giugno è tradizionalmente il Pride month, luglio è invece il Disability Pride Month. “Una rivolta, anzi, un vero e proprio assalto al potere” afferma l’attivista Sofia Righetti parlando del primo di questi eventi e ricordando anche il motto che celebra i famosi moti di Stonewall, “The first Pride was a riot”.

Le basi per tessere la prima rete nazionale delle persone con disabilità ci sono. Persone che vogliono rivendicare il proprio orgoglio, superando i limiti e le barriere esistenti, in nome di un’identità che non hanno nessuna intenzione di nascondere o di rinnegare. 

Anche la scelta del mese non è casuale: il Disability Pride si tiene a luglio negli Stati Uniti dal 2015, quando l’allora sindaco di New York De Blasio, commemorando il 25esimo anniversario dell’ADA, ossia dell’American with Disability Actdette il via alla ricorrenza annuale per celebrare l’unicità di ciascuno come una naturale e bellissima parte della diversità umana. Ma come mai si fa riferimento a questa legge, la prima contro le discriminazioni dei confronti dei cittadini disabili?

The Capital Crawl

“Era il 12 marzo 1990 e più di 1.000 persone disabili marciarono dalla Casa Bianca alla Sede del Governo degli Stati Uniti, si arrampicarono a carponi, anzi, strisciarono su per gli scalini del Capitol Hill pretendendo che l’ADA fermo in stallo al Congresso per le troppe negoziazioni, fosse finalmente legittimato, evidenziandone l’urgenza e l’importanza per i diritti civili”, spiega ancora Righetti nel post sul suo profilo Instagram.  Una scalata di “orgoglio e fierezza” sulla famosa gradinata del Capitol Hill (la stessa assaltata a falcate dai manifestanti pro-Trump, i populisti di destra che tentarono di attaccare il Congresso a Washington il 6 gennaio 2021, giusto per capire i passi indietro fatti nei decenni), “da sole o trascinando con sé sedie a ruote e stampelle e dando origine a quella che fu chiamata The Capital Crawl, una dimostrazione incredibile per far vedere quanto le barriere architettoniche e l’inaccessibilità impattano nell’apartheid cui la società costringe le persone disabili”.

Disability Pride di Torino (ANSA)
Disability Pride di Torino (ANSA)

Una scalata durissima, dunque, ma fiera, superando materialmente le barriere architettoniche dei gradini del Campidoglio per rivendicare con forza i propri diritti. La fatica della lotta per ottenere quello che era loro, che è loro, ma che non veniva (e non viene) riconosciuto. “Il giorno dopo la polizia arrestò 104 persone che stavano proseguendo la protesta”, spiega l’attivista. Che sottolinea come quello sia stato “uno dei momenti più importanti della storia dei diritti delle persone disabili, e simbolo della protesta è la bambina di 8 anni Jennifer Keelan, che arrampicandosi con le braccia su per gli scalini disse ai giornalisti ‘I’ll take all night if I have to’ (‘Ci metterò tutta la notte, se necessario’)”. Non fu una fatica vana: grazie alla protesta, alla pressione costante  fatta dai manifestanti, il 26 luglio 1990 il presidente George H.W. Bush firmò il testo della legge, rendendola effettiva.

La rete delle persone con disabilità 

Bandiera del Disability Pride
Bandiera del Disability Pride

Bene, questo è quello che accade negli Usa, da sempre pionieristici per quanto riguarda le rivendicazioni e le lotte per i diritti. Ma come si traducono queste nel nostro Paese? È proprio nell’ottica della pressione politica che in Italia è nata la rete nazionale delle persone con disabilità che dall’appello di singoli si è sviluppata in una sorta di coalizione di associazioni preesistenti e militanti che hanno risposto presenti. E hanno deciso di sfruttare il potere esponenziale dei social come mezzo attraverso cui diffondere le loro richieste, gli appelli, le battaglie.

Una rete informale, di persone e realtà che hanno il comune obiettivo di realizzare un mondo inclusivo. Una rete in continua espansione, anche, perché non si ferma ad una singola conquista ma “Il Disability Pride Network è un megafono per fare sentire potente la voce delle persone con disabilità, dei loro cari e dei loro ‘alleati’ nella lotta per creare un mondo per tutti. Sono voci generalmente flebili e disperse nei territori, spesso chiuse dentro qualche muro, reale o virtuale che sia”, si legge sul sito. 

Ogni anno, quindi, i Disability Pride riempiono le strade, le piazze, dei corpi di persone “incomprimibili in un’unica definizione”, unite però nel reclamare pari dignità e diritti di tutte le altre. Le varie edizioni dei Pride, fin dal loro esordio, hanno avuto una straordinaria partecipazione sia di singoli che di associazioni, spesso anche in aperto contrasto tra di loro, ma che hanno sentito quella manifestazione patrimonio comune.