
In Italia, il 13,5% degli adolescenti presenta un uso problematico dei social media
Come la prendereste se vi dicessimo che i social network sono tra i principali responsabili di ansie, disagi e persino stati depressivi? Ebbene sì, il semplice gesto di scrollare senza sosta, passando da un contenuto all’altro, rappresenta un’azione potenzialmente pericolosa. Da un lato, bombarda la nostra capacità di concentrazione, dall’altro ci espone a un flusso ininterrotto di informazioni, per lo più non richieste e spesso inutili al nostro benessere.
Eppure, sono diventati imprescindibili: la prima cosa che molti fanno al mattino è controllare le notifiche, così come l’ultimo gesto prima di dormire è un giro sulle proprie piattaforme preferite. In Italia si spendono mediamente quasi due ore e mezza al giorno sui social. Questo crea un’abitudine che ci porta a un confronto continuo con le vite – apparentemente perfette – degli altri.
Ma quello che vediamo sui social non è la realtà, bensì una versione filtrata, costruita per apparire più brillante, desiderabile e patinata. Secondo diversi studi, il confronto sociale è uno degli effetti più dannosi dell’uso distorto dei social network. Le persone tendono a mostrare solo gli aspetti migliori della loro vita, proiettando un’immagine di successo, bellezza e felicità inarrivabile.
Chi non riesce a raggiungere questi standard fittizi può sviluppare ansia, frustrazione e un abbassamento della propria autostima. E questo non riguarda solo lo stile di vita, ma anche l’aspetto fisico: corpi scolpiti, pelle perfetta, sorrisi smaglianti che creano aspettative irrealistiche e portano molti a sentirsi inadeguati.
Tra depressione e “Fomo”
Più di cinque miliardi di persone, oltre la metà della popolazione mondiale, utilizzano i social network. Il loro impatto sulla salute mentale è un tema di crescente interesse per i ricercatori, che hanno identificato correlazioni tra uso massiccio dei social e problemi psicologici, tra cui, appunto, ansia, sintomi depressivi e stress. È stato persino individuato un disturbo specifico, definito “depressione da Facebook”, per descrivere il legame tra eccessiva esposizione ai social e insoddisfazione personale.

Oltre al confronto sociale, un altro effetto dannoso è la dipendenza da social network. La paura di perdersi qualcosa (nota come “Fear of missing out”, Fomo) spinge le persone a rimanere connesse in modo compulsivo. Sintomi come l’irritabilità quando si è offline, il bisogno crescente di passare più tempo online per provare piacere e la riduzione dell’interesse per altre attività (hobby, sport, studio, lavoro) sono segnali di una dipendenza in crescita. A questo si aggiunge un fenomeno ancora più preoccupante: l’uso sostitutivo dei social, ovvero quando la vita online diventa preponderante rispetto a quella reale, portando a un senso di isolamento e solitudine.
Uso problematico negli adolescenti
In Italia, il 13,5% degli adolescenti presenta un uso problematico dei social media. Il fenomeno è più diffuso tra le ragazze di 13-15 anni, con oltre due terzi che usano i social per evadere da sentimenti negativi. Si registra, inoltre, una maggiore incidenza tra chi proviene da famiglie a basso status socio-economico (15%) rispetto a quelle di status medio-alto (12,7%). Inoltre, nelle regioni del Mezzogiorno il fenomeno è più pronunciato.
Una cosa è certa: i social non sono solo un problema individuale, ma un fenomeno che sta stravolgendo l’intera società. I loro algoritmi, ottimizzati per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti, spingono contenuti che creano dipendenza, promuovono confronti tossici e alimentano un circolo vizioso di insicurezza e insoddisfazione. Il business dei social media si nutre di queste dinamiche, trasformando la fragilità degli utenti in profitto.
Tuttavia, sempre più persone stanno prendendo coscienza della tossicità di questi spazi virtuali e cercano di disintossicarsi, sfruttando solo gli aspetti positivi della tecnologia. Il digital detox, però, non è un processo semplice: richiede consapevolezza, autodisciplina e un cambio radicale nelle abitudini quotidiane. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Se provate disagio nell’aprire un’app o vi accorgete di trascorrere troppo tempo a paragonarvi agli altri, forse siete già sulla strada giusta per liberarvi – e liberarci – dalla dittatura dei social. Pensateci.