Cosa può esserci di pericoloso in un bacio? Dopo un anno in cui labbra e guance si sono sfiorate con il contagocce e la voglia di abbracci sta diventando contagiosa quasi quanto il virus, suona fuori tempo la richiesta che arriva dalla procura di San Pietroburgo. I giudici russi hanno chiesto di vietare la diffusione su Instagram di uno spot di Dolce&Gabbana in cui si baciano due ragazze in seguito alla denuncia di un deputato della Duma, Mikhail Romanov, che milita nelle fila del partito di governo di Russia Unita. Romanov pretende inoltre lo stop per un altro video dello stesso marchio, nel quale a baciarsi, questa volta, sono due giovani uomini.
"Relazioni sessuali non tradizionali"
"Lo spot nega i valori della famiglia e le immagini promuovono
relazioni sessuali non tradizionali", sottolinea la procura di San Pietroburgo dopo la denuncia di Romanov. Al di là dell’esito della causa - sospesa fino al 7 giugno perché l’ufficio del procuratore non ha fornito i documenti sui risultati delle indagini a corredo della richiesta del deputato - viene da interrogarsi su cosa spinga
la nomenklatura a dover valutare una misura tanto drastica. Contenuti offensivi, messaggi pericolosi?
Love is love, recita il video a cui si fa riferimento, diffuso lo scorso febbraio in occasione di
San Valentino. Ma di amoroso, nel provvedimento richiesto, c’è ben poco.
L'"incidente in Cina"
Già nel 2018 la casa di moda era incappata in un altro incidente di percorso che l’aveva costretta ad
annullare una sfilata-evento a
Shangai. Dalla Cina erano arrivate accuse di
razzismo rivolte all’azienda e al suo stilista Stefano Gabbana: il caso era stato scatenato da tre video pubblicitari lanciati dal brand italiano per promuovere la kermesse, nei quali si vedeva una ragazza cinese intenta a
mangiare con le bacchette rispettivamente, una
pizza, un
cannolo siciliano e un piatto di
spaghetti. Impresa non semplice, sfociata in una polemica cresciuta sui social e culminata con l’
invito al boicottaggio del brand. Un affare serio... dai siti di e-commerce cinesi sparirono i prodotti firmati Dolce&Gabbana e le autorità di Shangai decisero di bloccare la sfilata. Con un video di scuse nel quali apparivano sinceramente pentiti, Domenico Dolce e Stefano Gabbana fecero pace con quel miliardo e mezzo di cinesi circa (solo in Cina ) che si era sentito offeso. A distanza di tre anni, l’onta è di più difficile comprensione. Con chi dovrebbero scusarsi questa volta?
Qual è la parte lesa? Le famiglie? Ma nessun tipo di unione è stata discriminata. Semmai... il contrario.
Da Saffo a Caterina de' Medici
Due donne che si baciano è brutto. Eppure, nel corso dei secoli,
l’amore fra due fanciulle non rappresentava un tabù. Tra il VII e il VI secolo a.C. la
poetessa greca Saffo, nativa dell’
isola di Lesbo, celebrò il suo amore per le donne; non a caso da lei hanno avuto origine i termini lesbico e saffico. Ancora nel VI secolo a.C.
Plutarco ricorda che a Sparta alcune donne trovavano l’amore tra le braccia di altre donne. Più tardi, nel 160 a.C.
Luciano di Samosata presenta le “donne mascoline”; le hetairistriai, di cui parla
Platone nel Simposio, diventano le tribadi. Riferimenti all’amore tra donne sono sparsi anche nell’opera del favolista latino
Fedro. È con il diffondersi del Cristianesimo che si arriva alla condanna del “vizio” dell’amore tra donne. Gli unici riferimenti medioevali a pratiche lesbiche si rinvengono in riferimento a condanne, eresia, processi per stregoneria, eccetera. Secondo
San Tommaso d’Aquino la copula tra donna e donna è un atto contro natura. Nel Concilio di Rouen del 1214 fu
proibito alle suore di dividere lo stesso letto, pratica comune all’epoca per ovviare alle carenze del riscaldamento, ma ritenuta evidentemente “pericolosa”. Alla fine del XVI secolo
Pierre de Bourdeille, abate di Brântome, nel suo libro Les dames galantes traccia un colorito affresco dell’amore “donna con donna”, secondo l’autore reso di moda in Francia dalla regina
Caterina de’ Medici. Un crescendo, in peggio... Fino alla censura dello spot di Dolce&Gabbana in un’epoca che vede finalmente crollare le barriere. L’invito rivolto ai giudici di San Pietroburgo è quello di rispolverare il Carme V di
Catullo (Verona 84 a.C. – Roma, 54 a.C): "Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis". Ovvero, «Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci, e
le dicerie dei vecchi severi consideriamole tutte di valore pari
a un soldo». Anzi, a un rublo.