Avere le farfalle nello stomaco: e se non fosse solo un modo di dire?

Uno studio dell’Università Milano-Bicocca, con la partecipazione dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, dimostra che alcune emozioni attivano le stesse regioni cerebrali che rispondono a esperienze tattili e motorie

8 luglio 2024
Farfalle nello stomaco

Farfalle nello stomaco

A tutti e tutte accade almeno una volta nella vita: per una persona che amate o a cui volete bene che state per incontrare, per un esame particolarmente tosto che ci fa stare in ansia, per la vicinanza col proprio idolo e così via. Sono tanti i motivi che ci portano a dire: “Ho le farfalle nello stomaco”. E se i due film Pixar “Inside Out” ci hanno permesso di dare un ‘volto’, di rendere plastiche e visibili – con dei coloratissimi personaggi – le nostre emozioni, ora uno studio tutto italiano rivoluziona anche la percezione di queste. 

Due persone innamorate
Due persone innamorate

L’Università Milano-Bicocca, con la partecipazione dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, ha realizzato infatti una ricerca da cui emerge che avere le farfalle nello stomaco o ribollire di rabbia non sono solo modi di dire popolari: è infatti stato dimostrato per la prima volta che il cervello associa davvero le emozioni a sensazioni corporee. La ricerca, pubblicata sulla rivista iScience, ha infatti scoperto che tristezza, felicità e paura (non sono solo rispettivamente blu, gialla e violetta, come ci mostrano personificandole i film) attivano le stesse regioni cerebrali che rispondono a esperienze tattili e motorie. “In passato, diversi progetti di ricerca avevano dimostrato a livello comportamentale che le emozioni sono associate a specifiche parti del corpo – afferma Elena Nava, una delle autrici dello studio guidato da Michelle Giraud –. Tuttavia, rimaneva da capire quanto specifiche aree cerebrali, tipicamente coinvolte nell'elaborazione di sensazioni tattili e motorie, partecipassero alla generazione di specifiche emozioni: noi lo abbiamo dimostrato per la prima volta a livello neurofisiologico”.

Inside_Out_film_2015
Inside_Out_film_2015

Ricercatori e ricercatrici si sono serviti di un’apparecchiatura di ultima generazione, la risonanza magnetica funzionale a 3 Tesla, che è in grado di produrre immagini ad altissima definizione. In un campione di 26 partecipanti è stata registrata la specifica area del cervello attivata dalle stimolazioni, che potevano essere tattili e motorie, oppure di tipo emotivo. In questo modo, gli autori dello studio hanno ottenuto due mappe che, una volta sovrapposte, hanno dimostrato che alcune aree si attivano con entrambe le tipologie di stimolazione. “Si dimostra così l'idea di un’esperienza ‘incarnata’ delle emozioni – conclude Nava – e quindi la necessità di esperire a livello tattile e motorio le emozioni per poterle generare e sentire consciamente”. 

Insomma persino la scienza dimostra quanto “Inside Out” ci avesse visto lungo nel dare forma a qualcosa che finora era solo immaginato.