A quanto pare i giovani uomini non hanno la buona abitudine di farsi visitare nel corso della propria adolescenza e post adolescenza. Sarà una questione culturale, sarà perché l’indagine dell’apparato sessuale riproduttivo maschile rappresenta ancora un tabù, fatto sta che andare dall’urologo o dall’andrologo non passa neanche per l’anticamera del cervello dei nostri ragazzi, tanto che, stando alle statistiche, il 98% delle visite effettuate nei consultori del territorio nazionale riguarda le giovani donne.
Prima c'era la visita di leva...ma ora?
Una volta, prima del 2005, esisteva la visita di leva militare, che volenti o nolenti permetteva di colmare il gap informativo intorno alla questione e, soprattutto, consentiva di suonare un primo, tempestivo campanello d’allarme per la presenza di possibili alterazioni, malformazioni o patologie dell’apparato sessuale.
Si è parlato della questione nel corso del webinar promosso da Motore Sanità “La medicina al maschile tra fertilità e malattie sessuali”, non certo con lo scopo di ripristinare la visita di leva militare – ormai abolita da diciotto anni -, piuttosto di individuare una possibile via alternativa per una precoce identificazione delle problematiche dell’apparato sessuale maschile, modificando l’habitus culturale, le procedure e gli approcci nei confronti dei nostri adolescenti.
Un impegno che deve riguardare prima di tutto la comunità scientifica, ma non solo, come ha spiegato il dottor Luigi Godi – M3 research consulting-, perché anche la scuola e la famiglia devono essere pronte a giocare il proprio ruolo, se si vuole contrastare l’ormai indubbia tendenza all’aumento dell’infertilità che affligge oggigiorno i giovani uomini nell’età della riproduzione.
Dottor Godi, in cosa consisteva la visita militare ormai abolita e in che modo poteva essere utile all’identificazione di eventuali patologie sessuali o dell’infertilità maschile?
“La visita di leva veniva effettuata fino al 2005, anno della sua abolizione, presso le Strutture Sanitarie dei Distretti militari o negli Ospedali militari, a tutti gli individui di sesso maschile (tranne specifiche eccezioni) al compimento del 17° anno di vita. Nell’arco di tre giornate ogni soggetto veniva sottoposto ad una visita medica, ad esami strumentali e di laboratorio e a test psico-attitudinali per valutare l‘idoneità psico-fisica all’espletamento del servizio militare di leva.
Nell’ambito della visita medica veniva effettuato anche un esame andrologico che permetteva la valutazione dell’integrità dell’apparato sessuale maschile (testicoli e pene), utile per evidenziare anomalie congenite o patologie quali il varicocele (un rigonfiamento anomalo delle vene contenute nella sacca scrotale, dovuto ad un alterato reflusso di sangue) o il criptorchidismo (mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nella sacca scrotale); ricordo che la presenza di queste due patologie portavano il soggetto al suo esonero dal servizi militare di leva.
Nel corso della visita medica non venivano valutati elementi che potevano portare all’infertilità maschile, ma le anomalie di cui ho parlato e le patologie che possono essere causa di infertilità maschile. La visita medica di leva era pertanto un’arma di prevenzione estremamente efficace per la salute sessuale del giovane maschio.”
Quali sono state le conseguenze, in questo senso, della sua abolizione?
“Il dato certo è che non esiste più per il soggetto di sesso maschile un “filtro” clinico in giovane età, se non in casi sporadici, che esamini l’apparato sessuale. Prendendo in considerazione il varicocele, per esempio, l’analisi della letteratura disponibile ci dice che era presente nel 16-17% della popolazione maschile esaminata durante le visite di leva.
Oggi il 20-22% della popolazione maschile presenta un varicocele, quindi il dato è lievemente superiore, ma non emerge una valutazione epidemiologica di massa, per cui può darsi vi sia una parte sommersa.”
Infertilità in aumento
È vero che il fenomeno dell’infertilità maschile è in aumento? Quali potrebbero essere le eventuali cause?
“Sì, è vero. L’infertilità maschile è in aumento: circa il 50% delle cause di infertilità di coppia sono di appartenenza al sesso maschile; interessante è il dato che evidenzia come il 35-40% di tali cause risieda nella presenza, datata purtroppo, di varicocele che rende il liquido seminale meno fertile o totalmente sterile; ancora: il 3-5% dei soggetti maschi nati a termine e fino al 30% dei bambini nati pre-termine presentano criptorchidismo, condizione che, se non trattata, porta a sterilità.
Altro dato interessante è la qualità del liquido seminale: 50 anni fa almeno la metà degli uomini sui 30 anni aveva circa 100 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido seminale; oggi, solo il 20% dei maschi della stessa età ha lo stesso numero di spermatozoi. Cosa abbia determinato questo peggioramento non è chiaro, ma le mutate abitudini e stili di vita (alcool, fumo, stress), l’inquinamento ambientale e dei luoghi di lavoro hanno avuto sicuramente un peso determinante.”
La prevenzione per gli uomini è un tabù
Rispetto alle giovani donne, i maschi che attraversano la pubertà non effettuano visite di controllo all’apparato genitale. Perché e come potrebbe essere cambiata questa abitudine?
“L’esame delle casistiche ci dicono che solo il 5% dei giovani maschi italiani si sottopone a una visita andrologica prima dei 20 anni, e questo è un dato sconfortante, considerando le strutture sanitarie, pubbliche e private, ospedaliere e territoriali, disponibili in Italia.
Se pensiamo che in Italia esistono circa 1900 consultori familiari, distribuiti abbastanza uniformemente sul territorio nazionale, e che queste strutture vengono consultate per il 98% da soggetti di sesso femminile e solo per lo 0,2% da soggetti di sesso maschile che si presentano soli, capite bene la potenzialità che queste strutture possono avere in ambito di prevenzione andrologica giovanile.
Considerando l’attuale denatalità in Italia, con un piccolo sforzo di comunicazione (sui ragazzi e sui genitori) e la strutturazione dei consultori con specialisti adeguati (andrologi ed urologi) anche queste strutture potrebbero giocare un ruolo fondamentale per modificare un’abitudine indubbiamente sbagliata.
Ma non dobbiamo certo dimenticare che, oltre agli specialisti del ramo, anche il medico di Medicina generale, il pediatra e il medico sportivo, nell’esercizio della propria specialità, potrebbe aggiungere una generale ispezione dell’apparato sessuale per rendersi sono di eventuali anomalie.
Certo la figura del medico scolastico, ormai definitivamente abbandonata, potrebbe ricreare quel “filtro” preventivo in tutti i soggetti in età scolastica. Come vede le alternative ci sono, dobbiamo trovare la volontà di applicazione.”
Serve un cambio culturale
Quale dovrebbe essere, a suo parere, il ruolo giocato dalla famiglia e dalla scuola, oltreché dalla comunità scientifica?
“Se alla comunità scientifica deve essere assegnato il ruolo di creare percorsi adeguati per una corretta prevenzione andrologica, la famiglia e la scuola si devono assumere il compito di programmare un salto culturale. La famiglia non considerando ancora la sessualità come un tabù, ma come uno strumento di crescita per il benessere sessuale della propria prole; la scuola dovrebbe provvedere ad un insegnamento di base per la conoscenza del proprio apparato sessuale e delle sue patologie, e ad un programma di educazione sentimentale che accetti le diversità per contrastare le differenze di genere.
Ma per attuare tutto questo si dovranno creare alleanze con professionisti della salute e della comunicazione, che possano utilizzare terminologie semplici ma adeguate.”
Perché è così importante una diagnosi precoce? Cosa potrebbe cambiare in meglio per il futuro di un giovane uomo?
“Quella primaria è la principale forma di prevenzione e consiste nell’adottare interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole.
In ambito andrologico, una adeguata e tempestiva prevenzione primaria può determinare una diagnosi precoce di alcune anomalie e patologie dell’apparato sessuale maschile che potrebbe abbassare il numero di uomini che arrivano al tempo della procreazione (oggi sempre più avanzato) in uno stato di infertilità tale da non essere più recuperabile.”