Paolo Cognetti senza veli, dalla depressione al Tso. “Secondo me è illegale”

Lo scrittore, vincitore del Premio Strega nel 2017, ha raccontato alle Iene del suo disturbo bipolare

di MARCO PILI
13 gennaio 2025
Paolo Cognetti, autore del best seller "Le otto montagne" (ANSA)

Paolo Cognetti, autore del best seller "Le otto montagne" (ANSA)

“Ho subito un Tso per una grave depressione”, afferma Paolo Cognetti ai microfoni della Iena Gaston Zama, inviato di Italia 1. È iniziata così la lunga intervista nella quale lo scrittore milanese, vincitore del Premio Strega del 2017 col best seller Le 8 montagne si è messo a nudo, dipanando tutte le voci e le allusioni che sono state messe in giro sul suo conto nelle ultime settimane: “Soffro di un disturbo bipolare, che significa avere due fasi: una maniacale e una depressiva. Questa cosa l’ho sempre avuta, da quando ero ragazzo sicuramente”.

La depressione e il Tso al Fatebenefratelli di Milano

Una condizione che, negli ultimi mesi, lo ha portato a dover affrontare momenti molto delicati, molti dei quali legati alla fase depressiva della malattia: “In ospedale mi hanno legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa fosse. Mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia grazie a mia sorella perché mi aveva portato via”, ha raccontato ai microfoni del celebre programma.

Poi, ha aggiunto: “Secondo me, quello che mi hanno fatto era illegale. E solo quando sono stato ricoverato a inizio dicembre del 2024 ho imparato ad apprezzare il lavoro che fanno infermieri e medici con i pazienti, la loro dedizione, la loro forza. È un lavoro difficilissimo e li ho visti fare cose straordinarie, anche con pazienti molto più difficili di me”.

Il ricovero in psichiatria: il peso del successo

“A inizio 2024 ero nella fase maniacale; una sera stavo delirando dal divano, la mia compagna era preoccupata, e mi ha portato al Pronto Soccorso del Fatebenefratelli di Milano. Lì ho parlato per mezz’ora con una psichiatra. Mi sono reso conto che mi stava trattando come un matto. Voleva darmi dei tranquillanti, ma mi sono rifiutato, volevo tornare a casa a bere la mia solita bottiglia”, ha aggiunto. Poi il Tso, del quale Cognetti conserva ancora oggi i traumi.

Una condizione che, complice l’enorme successo del suo romanzo Le otto montagne, dal quale è stato poi prodotto l’omonimo film, ha portato ad un aggravarsi del bipolarismo dal quale è affetto fin da bambino: “Il successo, la gente che ti riconosce, non è facile. Prima sei un tizio qua nella baita che si fa gli affari suoi e poi ti salutano tutti, ti fermano per strada, arrivano i soldi”.

Le prossime fatiche dell’autore

Ad ogni modo, Cognetti non si è perso d’animo e ha aperto ad alcune anticipazioni sulle sue passoni e sui suoi progetti futuri: “La persona con cui mi piacerebbe parlare adesso è Vasco Rossi, perché trovo tanta verità nelle sue canzoni”. E sui suoi lavori: “Penso che, almeno per ora, il ciclo della montagna, come lo chiamo io, si sia in qualche modo esaurito, e ho voglia di raccontare altro”.